storiografia
e dietrologia
1.]
molte storie di potere nel passato erano “palesi”, ma non si può pensare che le
classi dirigenti del passato [ad esempio, i faraoni] fossero ingenue, cioè
incapaci di complotti.
2.]
una storiografia non complottista, quindi, se può analizzare il passato, non
può comprendere né il presente né il futuro.
3.]
è vero che ad esempio lo storico sergio romano non può non essere “prudente”,
ma di fatto un’analisi non dietrologica della storia [ad esempio, morte di
enrico mattei] non può definirsi storica.
4.]
se l’uomo non è mai stato sulla luna, come deve essere considerato l’inserimento
di questo viaggio nell’enciclopedia treccani, che viene considerata una
enciclopedia “seria” ? [o non è piuttosto l’enciclopedia “ufficiale” della “versione
ufficiale del potere” ?].
5.]
per capire la storia, per analizzare i processi profondi della storia, serve
una dietrologia scientifica [= non paranoica].
6.]
l’umanità si divide: nei potenti, che accedono [e “scrivono”, con le loro
azioni] agli archivi dei servizi segreti, e il “popolino”, ingenuo, che si “beve”
la “versione ufficiale” [chi obietta viene giudicato paranoico, asociale,
eversivo, e portato davanti alla corte marziale].
7.]
magris dice che “un giorno gli archivi saranno aperti”. occorre capire a quali
condizioni [storiche, sociali, economiche, e politiche] il “popolino”, divenuto
finalmente “popolo”, potrà accedervi, e la storia [con i suoi movimenti spesso segreti
e nascosti] divenga “pubblica”.
8.]
un’opportuna analisi del livello-OP [= livello di consapevolezza dell’opinione
pubblica, manipolata e guidata] rivela che spesso questo “popolino” non è
affatto così ingenuo.
9.]
la posta in gioco è la difesa personale: a “saltare in aria”, negli attentati
in tutte le parti del mondo, non sono [se non raramente] industriali e
politici, ma la gente comune, ingannata dalle istituzioni di cui si fida. la posta
in gioco inoltre è la stessa verità dei fatti storici, e anche la salvezza
ultraterrena di chi fa questi “giochetti di potere” [chi piazza le bombe, nel
terzo mondo, e i loro mandanti, nel primo mondo].