elementi
di psicologia: tre esempi di legalismo compulsivo
1.]
un uomo che, per non violare la legge, mette le frecce per voltare in macchina
a destra o a sinistra, anche se guida su una strada nel deserto e non ci sono
macchine, né dietro né davanti.
2.]
un uomo che, se le strisce sono a venti metri, fa i venti metri per
attraversare la strada sulle strisce, anche se non ci sono macchine, neppure a
1 km di distanza, a destra e a sinistra, per non violare la legge.
3.]
[questo episodio è stato riportato da un quotidiano.] un uomo che aspetta il
verde al semaforo, anche se il semaforo è rotto e segna rosso da più di un’ora.
l’uomo, per non violare la legge, non attraversa col rosso, ma sta fermo e
aspetta il verde, per più di un’ora …
nota
il
legalismo compulsivo è un esempio di non perfetta sovrapposizione del diritto
all’etica [essendo il diritto una restrizione del campo dell’etica]: per non
violare la legge, si rispetta il diritto perfettamente, anche se ciò sembra
assurdo. trasgredendolo, in questi casi, si viola la legge, ma non si commette
alcun atto immorale. ci sono norme di legge, comunque, che consentono di
considerare perfetta la sovrapposizione: quella che dice che a volte è lecito
trasgredire la legge, se ciò opera un giovamento per la comunità e i singoli
individui. il problema è che ciò non sempre può essere determinato
soggettivamente dall’individuo, perché ci sono margini soggettivi di errore
nell’interpretazione del caso, e anche di opportunismo [o di sovrapposizione
tra altruismo e opportunismo]. inoltre anche la “licenza di uccidere” [e di
fare stragi …], che caratterizza l’azione di apparati dello stato, è comunque
svolta nell’interesse generale, ma ciò pone il problema di capire se è
realmente vero interesse generale [e non piuttosto di singoli o di gruppi], e
il problema di un’azione arbitraria [ad esempio: se la strage di bologna è
stata valutata opportuna, lo era anche quella di milano ? e di brescia ? chi le
decide queste cose, che criterio usa, quale margine di errore esiste, e come
può presumere di essere legittimato ? o di essere "nel vero" ?].