elenco di determinazioni come sintesi dell'epistematica [= scienza dell'episteme] ipotizzata nel presente sito

1.]
l'ipotesi di episteme, che è stata formulata, tenta di offrire negli schemi epistemici una rappresentazione di Dio e della realtà soprannaturale per quanto possibile “scientifica”, descrivendosi lo “standard”, cioè ciò che “normalmente”, ovvero necessariamente, deve esistere come determinato univocamente dal principio, il quale è l’essere semplice e astratto, il cui sviluppo (a-temporale) determina la realtà necessaria (l'ente eterno). In questa, il principio pone necessariamente Dio, il quale invece liberamente crea la creazione e l’uomo creaturale, secondo però i vincoli e le condizioni strutturali poste dalla necessità dell'essere: a causa di tali vincoli l'etica è necessaria condizione di salvezza.

2.] segue la spiegazione di alcuni paradigmi epistemici:

A.] mappa dell’essere: essa illustra un dimensionamento delle ipostasi della metafisica rispetto alle dimensioni del cosmo creato, e consente di evidenziare una possibile collocazione dell’uomo nel creato, e del creato rispetto a Dio e alla realtà necessaria.
B.] rivoluzione epistemica: essa deriva dal concetto tomistico di analogia. Poiché l’uomo è a somiglianza di Dio (Gn 1, 27), Dio è allora a somiglianza dell’uomo. Allo stesso modo, come il creato è a somiglianza del mondo necessario, così questo è a somiglianza del creato. Lo studio della creazione consente quindi di conoscere la realtà necessaria e Dio, e allo stesso modo, le condizioni necessarie (normali e standard) della realtà necessaria consentono di conoscere più perfettamente il creato, anche nei suoi aspetti e dimensioni all’uomo non apparenti. Una delle implicazioni di questo paradigma è l’applicazione del kantismo alla teologia: come il kantismo viene applicato all’uomo, così può essere applicato a Dio: nello schema quadripartito, il noumeno è la realtà esterna a Dio, e il fenomeno è la duplicazione di tale realtà internamente a Dio, riproduzione (determinata dal principio) che consente a Dio di conoscere il noumeno a lui esterno tramite il fenomeno a lui interno.
C.] matrice dei posizionamenti speculativi: questo paradigma viene inteso in due modi:

[1] in un suo significato esso nega la validità euristica del rasoio di Ockham, perché un sistema conoscitivo è completo e può avere anche concrete implicazioni pratiche, se risulta corretto in ogni sua parte, e quindi deve essere ben definito. Incrociando le diverse dimensioni della realtà (con la distinzione, ad esempio, del significato di questi termini, comunemente considerati sinonimi: creato, mondo, cosmo, universo, natura), la matrice distingue ad esempio: cosmo eterno (aristotelismo) e cosmo creato (tomismo); cosmo spirituale e cosmo materiale; cosmo trascendente e cosmo immanente; cosmo secondo la metafisica e cosmo secondo la fisica. Così è possibile distiguere il cosmo spirituale e materiale all’interno del cosmo eterno non creato (il cosmo per Dio), dal cosmo spirituale e materiale all’interno del cosmo creato (il cosmo per l’uomo creaturale). Questa distinzione, portando alla differenza tra cosmo infinito e cosmo finito (entrambe dimensioni del cosmo), e tra cosmo unitario e cosmo molteplice, conduce al superamento delle antinomie kantiane. La realtà è quindi ricca di dimensioni, che la matrice dei posizionamenti speculativi consente di distinguere e esplicare.
[2] nel suo secondo significato, la matrice relaziona i diversi sistemi di filosofia storici all'episteme, di cui essi costituiscono singolarmente le partizioni, e li colloca sulla mappa dell'essere, descrivendo essi specifiche ipostasi dell'esistenza. Ad esempio, il platonismo descrive il paradiso (iperuranio), mentre lo spinozismo esprime il livello dell'identificazione panteistica di Cristo al cosmo eterno, livello che costituisce una dimensione di Cristo (pantesimo epistemico) e che attualmente non riguarda il creato.

D.] principio logico_etico: secondo questo paradigma, l’etica è una variazione della logica, corrispondente ad una sua fase di sacrificio. La "logica" è lo stato della realtà passiva e inerziale del soggetto (Dio e uomo), e l’etica è il suo stato sacrificale, cioè lo sforzo in atto del soggetto (il lavoro). Il fondamento dell'etica sarebbe costituito per l'uomo dal fatto che Dio, per creare, sta lavorando (Gn 2, 2; nel Vangelo Gesù dice: "Il Padre mio opera sempre, e anche io opero ... Poi viene la notte, quando nessuno può più operare"), cioè sta "faticando", e l'uomo, partendo dal suo naturale stato passivo e inerziale, deve assimilarsi a tale condizione sacrificale di Dio per essere salvato, cioè deve a sua volta "faticare", ovvero far fruttare i propri talenti (Mt 25, 20). Due implicazioni di tale definizione del fondamento dell'etica sono le seguenti:

[1] posto che Dio è la logica che deve rimanere invariante (condizione di invarianza) rispetto alla sua etica (secondo il concetto teologico di “Dio immutabile”), tale condizione divina di invarianza è quella che richiede all’uomo (logica) di attuare il proprio sacrificio (etica) per essere salvato. L’uomo immorale viene da Dio condannato (Mt 25, 26), perché con il suo comportamento passivo richiede a Dio di mutare la propria natura rispetto alla sua invarianza, cioè chiede alla passività di Dio un sacrificio ulteriore da lui non dato. In questo caso l'invarianza di Dio è il suo stesso sacrificio, a cui l'uomo si assimila solo imitandolo.
[2] il creato sarebbe la compensazione esistenziale dell’etica di Dio (il suo “lavoro”: Gn 2, 2), cioè il principio (l'esistenza pura) avrebbe risposto alla variazione di stato sacrificale del Dio Creatore, producendo, per compensazione dello sforzo creatore di Dio, nuova esistenza, cioè la creazione. All’uomo, per essere salvato, è richiesto uno sforzo lavorativo corrispondente.

E.] principio di corrispondenza logica_etica: secondo questo paradigma, fondato sulla considerazione dell'esistenza di implicazioni morali in ogni sistema di pensiero, i diversi sistemi di pensiero, le ideologie e le opinioni (come il senso comune) (= logica) possono discostarsi tra loro e dall’episteme (dando luogo ad un errore), per le implicazioni morali di tali scostamenti (= etica), e corrispondentemente le implicazioni etiche del pensiero comportano le differenze tra i pensieri. Lo studio di tali divergenze può consentire di mettere in luce le loro implicazioni etiche e quindi anche il sostrato della coscienza implicato in esse, determinatosi storicamente nelle diverse epoche della storia.

3.] lo sfondo speculativo dell'episteme è costituito dallo strutturalismo epistemico. Le strutture dell'essere sono le ipostasi della realtà necessaria e del creato. Le strutture dell'esistenza non negano la libertà e la personalità del soggetto (Dio e l'uomo), ma ne costituiscono la base e il contenitore. Esse sono l'involucro protettivo della sua identità. La salvezza è il processo di costruzione dell'identità terrena della futura anima paradisiaca.