considerazioni sul neo_parmenidismo e sul rapporto tra chiesa  e stato
1.] il neo_parmenidismo costituisce la forma più compiuta del nichilismo.
2.] esso però parte da un pensiero fondamentale, che costituisce un’effettiva difficoltà per il sapere epistemico. effettivamente ciò che esiste dovrebbe essere eterno per il fatto di esistere, ed effettivamente tutto dovrebbe già esistere, e niente dovrebbe poter venire all’esistenza [dal nulla]. tutto cioè dovrebbe essere eterno, in quanto essere, e tutto ciò che esiste dovrebbe esistere dall’eterno, né nascere dal nulla né finire nel nulla. da questa posizione del pensiero [“tutto è eterno”], che è estremamente difficile da confutare, nasce il neo_parmenidismo, sul quale si fonda in modo compiuto il pensiero che potrebbe essere definito “del male” [tenuto conto della sacra scrittura], come forma speculativa della pulsione umana omicida di dio [pulsione edipica, totemica e prometeica, finalizzata a sostituire l’uomo a dio]. su un pensiero “positivo” [ma che si ritiene errato], cioè l’eternità del tutto [che costituisce un’effettiva difficoltà per la ragione epistemica], severino fonda un pensiero finalizzato a proteggere la dimensione del [regno del] male e del peccato dell’uomo contro dio [e la verità].
3.] distinguendo tra possessione del demone e pulsione dell’uomo, la potenza della tecnica [che è detta in severino onnipotenza], non è altro che la proiezione della volontà di potenza del demone [condannato] e dell’uomo, annientativa di dio e dell’uomo, finalizzata [paradossalmente] a sostituire dio con l’uomo [assurdamente, perché dio è dio, e quindi non può tramontare per definizione: non può essere la volontà che tutto sia soggetto a divenire la causa dell’inesistenza di dio: se dio esiste, esiste]. questo è il neo_parmenidismo: il male che spera/sogna di essere onnipotente, per riuscire ad avere la salvezza in modo autonomo da dio [e quindi il male necessita di negare dio e di avere la massima potenza, richiesta dalla tecnica, per salvarsi dall’inferno, proiettato e censurato nel nulla]. il pensiero di severino [massima negazione del nulla, come massima censura dell’inferno] è destinato a costituire l’ideologia “ufficiale” della nascente civiltà della tecnica, una civiltà di cui progressivamente si sta acccorgendo ogni uomo e cittadino democratico dell’occidente [occidente che è ormai il mondo intero], la cui sovranità democratica viene usata per liberare [secondo il “liberalismo”, che diventa giustecnicismo] la potenza della tecnica, principalmente nella biotecnologia molecolare [che vuole potenziare l’uomo, come dio in terra], e nella competizione del mercato, in cui viene premiato, col potere, il successo e il danaro, l’uomo migliore, più competente e competitivo, legittimato per questo a dominare gli altri uomini e la società, con la tecnica e l’economia. il neo_parmenidismo libera e protegge questa dimensione [riconosciuta, da severino, di violenza]. riguardo al potere della tecnica [che è anche potere dell’economia], nel neo_parmenidismo l’eternità assume lo stesso significato della predestinazione di cui parla il calvinismo. quando si parla di potenza della tecnica, non ci si chiede se sia una effettiva potenza, perché l’uomo, che non può essere immortale nella dimensione terrena, si accontenta di usare la tecnica per dominare gli altri uomini, e, non cercando la verità [in cui dio potrebbe frenare la volontà di dominio dell’uomo sull’uomo, con il senso di colpa indotto dalla morale: è questo il senso del tramonto di dio e della verità, operato dal divenire], l’uomo appaga se stesso semplicemente sottomettendo i deboli. negando valore alla morale [alla prassi], il neo_parmenidismo elimina [come voleva freud] il senso di colpa per il peccato, e libera così la volontà di dominio dell’uomo sull’uomo, promettendo anche all’uomo violento la salvezza.
4.] la chiesa storicamente dice che cristo è un uomo che è portatore di un messaggio esclusivamente spirituale, religioso e morale, e nega che cristo sia portatore di un messagio avente anche implicazioni politiche, e che a cristo possa essere attribuito il potere temporale. la chiesa ribadisce l’autonomia delle realtà terrene, riconosce la validità della democrazia, non ha una teologia dello stato. quando la chiesa riconosce che occorre “dare cesare ciò che è di cesare”, essa però non precisa il rapporto tra dio e cesare [cioè tra cristo e cesare], né tra democrazia e cesare. essa interpreta “cesare” semplicamente come autogoverno degli uomini per una società ordinata. la chiesa ha storicamente sempre visto nello stato [come riconosceva dante] un suo competitore sulle coscienze. quando la chiesa afferma che “il regno di cristo non è di questo mondo”, sottolineando la natura non politica/temporale del potere di cristo, in qualche modo condanna il potere dello stato di essere un potere “di questo mondo”, dove “satana è il principe di questo mondo”, per cui la chiesa si trova davanti ad uno stato che costituisce un’entità, di cui essa non ha un concetto ben definito. lo stato si riduce nella dottrina sociale della chiesa a organizzazione [priva di forma necessaria, anche in senso teologico] degli uomini finalizzata a curare il bene comune, forma di potere nel quale prevale [come dice severino] la tendenza [democratica, partitica, politica] ideologicamente più forte, e nella civiltà della tecnica questa tendenza [che è la “tendenza fondamentale del nostro tempo”] è il potere della tecnica, che suggestiona la masse, allontanadole da dio e dalla chiesa. il potere della tecnica può oggi pervadere lo stato. non esiste nella teologia ecclesiale un rapporto [che potrebbe essere anche diretto e non mediato dalla chiesa] tra dio e stato e tra cristo e cesare. la chiesa non vede dio nello stato.
5.] cristo dice a pilato che egli ha ricevuto il suo potere “dall’alto”, quindi da cesare, ma intendendo anche più in alto di cesare, cioè da dio. cristo affermare che “il mio regno non è di questo mondo”, e che quindi egli non ha potere temporale, ma ciò non significa riconoscere l’autonomia delle realtà terrene [l’autonomia da dio è il peccato], ma significa riconoscere la natura proibita, a cristo come all’uomo, del potere temporale.
6.] ne consegue che lo stato giusto è uno stato che non deve attribuire all’uomo, cioè al cittadino, la sovranità [secondo quanto invece dice l’art. 1 della costituzione della repubblica democratica italiana: “la sovranità appartiene al popolo”, cioè ad esso appartiene il potere sul territorio dello stato, cioè “su questo mondo”, di cui satana è il principe], essendo il potere temporale prerogativa di cristo [ogni potere appartiene a dio e all’uomo, potere sia spirituale sia temporale], a cui cristo attualmente rinuncia, non perché il potere temporale non appartiene a cristo, ma perché nell’attuale fase creatrice cristo è separato da questo suo potere [cioè dal potere della tecnica]. lo stato attribuisce al cittadino una sovranità da dio proibita e da cristo attualmente separata.
7.] nello stato giusto anche il cittadino rinuncia, come cristo, al potere temporale, e quindi lo delega [secondo il principio del leviatano di hobbes] a dio, che lo esercita sulla terra come sul cielo [anticipatamente], in nome degli uomini. l’uomo così non fa propria la potenza della tecnica, ma vi rinuncia, attribuendola ai politici [“cesare”], vicari di cristo.
8.] …
 
a.] se cristo non ha il potere temprale, anche l’uomo non deve averlo, perché, come cristo vi è separato, così esso è proibito all’uomo.
b.] ma l’uomo ha il potere temporale, e quindi anche cristo deve averlo. non accade che l'uomo, nella dimensione terrena, abbia la prerogativa di un potere che non appartiene a cristo. nella misura in cui cristo non ha il potere temprale e l’uomo lo esercita, l’uomo deve esercitarlo secondo cristo. come cristo non ha il potere temporale ma l’uomo attualmente lo possiede, l’uomo deve quindi possederlo e esercitarlo tramite cristo, e a cristo deve delegarlo.
d.] se cristo non ha il potere temporale, neanche l’uomo deve averlo. nella misura in cui è inevitabile che l’uomo abbia il potere [per il tempo storico in cui è necessaria l'istituzione statale], anche cristo deve averlo e l’uomo lo può avere e può esercitarlo solo tramite cristo. il potere temporale è proibito, e cristo vi è separato. poiché l’uomo deve averlo, solo cristo può consentirlo.