proposizioni sul neo_parmenidismo [prima parte]
1.] severino dice che posto il divenire è data l’inesistenza di dio.
2.] il divenire è la volontà e la potenza dell’uomo di sostituirsi a dio.
3.] così definito il divenire, se l’uomo si identifica alla volontà di sostituirsi a dio [questa volontà è detta divenire], è chiaro che i concetti di uomo e di dio sono incompatibili, essendo definito l’uomo ciò che prende il posto di dio.
4.] il divenire è la potenza sostitutiva dell’uomo a dio.
5.] per severino il divenire è potenza in quanto è creazione dell’essere dal nulla. e quindi trasformazione dell’uomo in dio tramite la tecnica.
6.] per severino, dio è invece l’essere pieno che, in quanto occupa il tutto con il proprio essere, lo riempie, e quindi non ammette l’esistenza del nulla.
7.] ma l’uomo, per appropriarsi della potenza del divenire, necessita che esso sia vero divenire come imprevedibilità di uscita dell’essere dal nulla, cioè necessita che esista il nulla, e quindi dio non deve poter esistere come pienezza di essere opposta al nulla. per affermare la propria potenza l’uomo, che si identifica al divenire, necessita dell’esistenza del nulla, e quindi deve negare l’esistenza di dio, come di quell’essere che, riempiendo di sé il tutto, rende impossibile il nulla, cioè l’autentico divenire, che lo presuppone.
8.] per il cristianesimo, dio e il nulla sussistono insieme, perché dio crea dal nulla.
9.] per severino, ciò è follia, perché nulla può provenire dal nulla, e inoltre, se dio crea dal nulla, dio dovrebbe poter creare dal nulla un altro se stesso [ma si osserva che effettivamente è ciò che avviene nel cristianesimo, dove dio ricrea se stesso con l’uomo: dio con l’uomo], e se non lo fa [se non crea dal nulla infiniti altri se stessi, altri dei], o è impotente o è invidioso.
10.] tutto ciò è vero solo se è corretto il concetto che severino ha del nulla, come massima imprevedibilità e quindi massima potenza.
11.] ma per la fede non è il divenire ad essere la massima potenza, ma dio, la cui potenza consiste non nell’imprevedibilità del divenire e del nulla [una potenza esterna a dio], ma nella previsione di dio, che prevede massimamente ciò che può e ciò che non può uscire dal nulla secondo le leggi del divenire, dell’essere e del nulla. nonostante ciò, nella fede il nulla è vero nulla e il divenire è vero divenire.
12.] nulla e divenire sono veri nonostante la previsione di dio, perché dio e non il divenire è massima potenza. per severino lo è il divenire e non dio.
13.] inoltre dio consente il nulla, perché anche se dio è pienezza di essere, il nulla è nulla, e quindi sempre la sua esistenza è consentita rispetto a qualunque pienezza di essere, perché nessuna pienezza può impedire uno “spazio” per ciò che, essendo nulla, non ha bisogno di spazio per poter esistere.
14.] in severino, l’uomo ha già sostituito se stesso a dio, e lo fa con l’identificare il divenire e non dio con la potenza, per poi identificare l’uomo al divenire. in severino la potenza è già presupposta essere il divenire e la tecnica, e non dio.
15.] si tratta di un ragionamento circolare: dio non può sussistere perché non può sussistere. dio non è potente e quindi non esiste, perché [si presuppone] la potenza è il divenire, e si oppone il concetto di nulla, di cui si serve il divenire per essere potente, al concetto cristiano di nulla, che serve a dio per essere potente, opponendosi dio [essere] a questo concetto [nulla].
16.] severino dice che dio non è potente perché potente è il divenire. ma nell’episteme potente è un soggetto, non una cosa. questo soggetto è per severino l’uomo, che si appropria della potenza del divenire tramite la tecnica [che nell’episteme è cristo, strumento di potenza di dio], attraverso un concetto di imprevedibilità del nulla e del divenire. la scienza concepiva il suo potere come previsione [così ad esempio comte e einstein], poi invece ha rinunciato a farlo, divenendo probabilistica, perché si è posta al servizio della tecnica, che necessita dell’imprevedibilità del divenire e del nulla per poter “sperare” che dal nulla, tramite la tecnica, l’uomo possa fare emergere un “dio” e se stesso come dio in terra. si tratta di falsi concetti e di false concezioni per un uomo che sogna e spera in una salvezza terrena senza dio. l’uomo moderno, ateo e agnostico, come dice san paolo, è un sognatore, un uomo che non ha coscienza di esistere “per la morte”, si accontenta dei simulacri tecnici della salvezza per tranquillizzare la sua angoscia.
17.] per severino ciò che è potente è ciò che è imprevedibile, perché da esso può uscire dal nulla, grazie alla tecnica, dio stesso identificato con l’uomo. non il vero dio, ma il dio creato dall’uomo. proprio questo è il fine del cristianesimo, di cui così il neo_parmenidismo [che correttamente legge nell’inconscio dell’uomo moderno occidentale ateo] si appropria, capovolgendone il senso [dal cielo alla terra].
18.] la previsione di dio invece annulla il nulla, cioè l’imprevedibilità e quindi la possibilità [negata dalla verità] che l’uomo con la tecnica possa salversi da solo. e per salversi l’uomo necessita sempre e solo di cristo, per cui l’uomo moderno necessariamente lo proietta nella tecnica, grande fratello e anticristo [la statua che parla con internet: ap 13, 15].
19.] ma dio rende impossibile il nulla e il divenire solo nel concetto che severino ha di essi, che è un concetto che già presuppone la loro sostituzione a dio e alla sua potenza.
20.] la potenza è invece solo la capacità di dio di creare dal nulla e la previsione di sapere ciò che può uscire dal nulla e ciò che non può uscire dal nulla [non possono uscirvi infiniti altri dei].
21.] vi esce dal nulla una creazione necessariamente inferiore a dio, e questo perché il mondo eterno e dio già sussistono eternamente, e la necessità non ammette altri dei e mondi eterni originali, originarii e paralleli. 
22.] lo schema quadripartito è il presupposto per una corretta confutazione del neo_parmenidismo. esso definisce dio, il divenire, il nulla e l’eterno, in modo corretto e in modo non conflittuale. tutto ciò viene posto dalla necessità.