considerazioni su liberalismo, liberismo e socialismo. la funzione sociale della politica
 
1.] storicamente l’idea di libertà si è affermata nel liberalismo, e l’idea di giustizia nel socialismo. ma l’idea di giustizia non si è affermata propriamente nel socialismo, per cui mentre la libertà ha la sua ideologia storica [il liberalismo], l’ideale della giustizia non ha storicamente avuto la sua ideologia.
2.] il socialismo, inoltre, storicamente è un’idea confusa, perché essa mette in rilievo il tema della solidarietà, mentre ciò che più è importante è l’individuo: la solidarietà e la giustizia sono meglio [perfettamente] espresse dal cristianesimo, rispetto al socialismo, perché nel cristianesimo la solidarietà è un modo attraverso cui la persona realizza pienamente se stessa [insieme ad un equilibrato egoismo], mentre nel socialismo [se inteso in senso storico e non epistemico] l’individuo si aliena nel sociale, nella massa, perdendo se stesso. dal punto di vista epistemico, invece, socialismo e cristianesimo coincidono [insieme al comunismo], e il liberismo è una loro componente strumentale, ideologicamente secondaria.
3.] il liberalismo si è storicamente affermato come forma di giustizia: la libertà di stampa, di pensiero, di religione, non sono espressioni della libertà più di quanto non lo siano della giustizia. nel cristianesimo l’esaltazione della libertà [che pure vi è fatta], è contemperata dall’esaltazione della giustizia.
4.] il liberalismo inizia ad essere contraddittorio e a contraddire l’idea di giustizia, entrando paradossalmente in conflitto proprio con il concetto di libertà [e di giustizia, di cui la libertà è una componente], quando viene interpretato come liberismo, con l’idea, storicamente centrale, della libertà di iniziativa economica.
5.] l’“iniziativa economica” non è intesa come una forma di consumo, né di lavoro, ma è intesa esclusivamente con la libertà di intrapresa [impresa] economica, cioè come iniziativa imprenditoriale.
6.] la libertà è anche libertà dal bisogno. invece, nel liberismo la libertà diviene possibile solo quando l’uomo dispone di un patrimonio, di un capitale e di un reddito, da investire in una iniziativa imprenditoriale. si può dire che, per il liberismo, l’uomo “esiste” solo se legato al sistema economico. 
7.] l’impresa offre il lavoro: ci sono quindi soggetti che fanno gli imprenditori [non necessariamente ricchi] e ci sono soggetti che fanno i lavoratori, e il liberismo intende [come libertà di esercizio di impresa e di competizione] che i lavoratori devono lavorare secondo le necessità dell’impresa.
8.] accade così che l’uomo non è più “libero” [liberalismo secondo giustizia e socialismo] dal bisogno, ovvero affrancato anche dal bisogno di un certo lavoro, perché l’uomo è costretto [per avere un reddito], e solo se l’impresa offre all’uomo un lavoro, a subordinarsi alle condizioni lavorative imposte dall’impresa, e quindi anche, se è il caso, a disoccupazione, flessibilità e precarietà.
9.] il liberismo quindi non conosce un concetto di “libertà in sé” in senso economico, secondo giustizia [ad esempio, libertà dalla costrizione della fame], ma difende un concetto di libertà solo inteso come una iniziativa economica che può essere presa solo da chi possiede un reddito [libertà di consumo o di risparmio], un patrimonio [libertà di proprietà] e un capitale [libertà di esercizio di impresa o di suo finanziamento]. l’uomo, per il liberismo, inizia ad abvere diritti non in quanto “uomo”, ma solo in quanto soggetto già relazionato al sistema economico [se l’uomo è un disoccupato, ha il diritto al lavoro o a un sussidio di disoccupazione, solo perché il suo lavoro serve potenzialmente all’impresa].
10.] si è storicamente intesa la libertà quindi come diritto del solo imprenditore a creare ricchezza e ad assoggettare la condizione dei lavoratori, se non disoccupati [questi essendo senza diritti economici] alle esigenze lavorative dell’impresa.
11.] il liberismo e il liberalismo conoscono il concetto di libertà di iniziativa economica, cioè di impresa, mentre la libertà sarebbe invece concetto subordinato alla giustizia [e questa alla verità], per la quale l’uomo ha diritti economici, e quindi diritto alla casa, al lavoro, al reddito, al patrimonio [tutte condizioni di libertà “effettiva”], e queste condizioni possono contraddire la libertà di iniziativa economica dell’imprenditore, nel senso di essere condizioni vincolanti della stessa, al benessere, prima che del consumatore, del lavoratore. secondo l’episteme …
 
a.] non è il lavoro che deve essere flessibile per l’impresa,
b.] ma è l’impresa che deve essere flessibile per il lavoro.
 
12.] l’economia è una scienza secondaria: prima del consumatore, del lavoratore, dell’imprenditore, viene l’uomo, i cui diritti devono plasmare i diritti, secondari, di questi “soggetti-funzione”, o ruoli sociali. la libera iniziativa economica crea ricchezza, ma solo perché l’impresa mette all’opera i lavoratori: questi creano la ricchezza, per se stessi, per l’imprenditore e per la società.
13.] zamagni ha detto che i tempi sono maturi per un’economia del lavoro che rispetti i bisogni dell’uomo [ad esempio, per la donna, contemperando lavoro e famiglia]. se ciò non accade non è per motivazioni economiche, ma è per la competizione, nella quale trova sfogo l’aggressività sociale. il modo storico in cui il liberismo si è affermato, con un concetto di libertà contrastante la giustizia [e quindi l’autentico liberalismo], è il riflesso non della libertà, ma dell’aggressività sociale, e di un correlato desiderio di ricchezza, nel quale l’uomo ha proiettato il suo bisogno di salvezza soprannaturale, in sostituzione alla salvezza sacramentale. anche per questo il capitalismo si è affermato nei paese non cattolici.
14.] carattere psicologico del liberismo è il sadismo, nel quale la società trova appagamento nel vedere gli uomini asserviti al meccanismo economico. tuttavia, questo asservimento svolge anche una funzione, storicamente non evitabile, di controllo sociale: se l’uomo non fosse asservito alla catena di montaggio, e la donna alla scrivania dell’ufficio, per otto ore, …
 
a.] da un lato, essi potrebbero essere più liberi, appagati e sereni,
b.] dall’altro lato, però, tratttandosi di milioni di individui in relazione tra loro, con più tempo libero e anche psicologicamente fragili e non tutti acculturati, sarebbe possibile che risulterebbero più diffusi i comportamenti devianti, eversivi, criminali, perversi e socialmente pericolosi, sia nel privato che nel pubblico.
 
15.] compito del politico non è rimanere appagato nella contemplazione [sadica] della funzionalità del meccanismo economico e del controllo sociale, ma accrescere la consapevolezza dell’uomo comune, perché egli impari a conoscere e a dominare se stesso, i propri istinti distruttivi e autodistruttivi, perchè, nella verità, egli trovi appagamento più nella filosofia e nella religione, che nella ricchezza, nel piacere e nell’aggressività dei comportamenti della vita sociale. il politico non deve solo controllare il corpo sociale, ma crescerlo e educarlo.
16.] poiché il male si appropria del bene, senza la fede cristiana il corpo sociale è deviato, perché tende al paradiso in terra, e poiché ciò è una utopia, esso è aggressivo. la politica può quindi essere solo espressione della fede, per la conservazione e il progresso della società. il cristianesimo non è religione civile, ma senza la funzione civile del cristianesimo [cioè della verità], non può esserci la pace sociale:
 
a.] l’uomo cerca sempre il paradiso.
b.] se non lo trova [perchè è ateo], è scontento.
c.] ciò ingenera l’autodistruttività del corpo sociale.