proposizioni sulla concezione teologica dello stato
 
1.] la teologia tradizionale ha elaborato alcune concezioni dello stato, come quella di san tommaso d’aquino, per il quale lo stato deve avere forma monarchica, riproducendo il governo divino del mondo, ma le leggi hanno una origine popolare. non viene analizzata la questione della distinzione tra stato e chiesa: perché il potere temporale deve aggiungersi al potere spirituale ? ad esempio, in una comunità di monaci si effettua un governo temporale delle cose, eppure questo governo temporale è emanazione del governo spirituale.
2.] il magistero ecclesiale, mentre afferma in modo infalllibile la concezione della chiesa, non afferma una concezione dello stato, né in modo infallibile, né anche solo teoricamente [nulla dice la dottrina sociale della chiesa su una forma di governo teologicamente auspicabile o migliore, lasciando agli uomini decidere], considerando lo stato quasi come un corpo "estraneo" alla teologia. ciò può essere imputato al fatto che il male tende ad appropriarsi del potere dello stato, piuttosto che della chiesa, per cui la chiesa ritiene opportuno non costringere i credenti all’interno di una data concezione dello stato, anche per non interferire con l’appropriazione dello stato da parte del male [mt 11, 12]. in questo modo si confermano le parole di dante, per il quale lo stato è abbandonato al male.
3.] accade però che la chiesa non solo non afferma una concezione dello stato secondo verità, ma anche percepisce lo stato come estraneo, come competitore sulle coscienze, e desidera una riduzione dello stato per un maggiore protagonismo della società civile. lo stato è, per la chiesa, quasi un’altra "chiesa", perché avere dei sospetti sulla scuola pubblica come scuola dello stato, significa concepire lo stato come un ente che vuole imprimersi sulla coscienza degli uomini, anche con una data ideologia [che oggi è la  tecnocrazia], per cui la chiesa tende a condannare lo stato nello stesso modo della sua condanna di alcune associazioni che vogliono condizionare il comportamento umano con un forte apparato simbolico.
4.] nell’antico testamento, invece, si afferma una ben delineata concezione dello stato, stato che l'episteme assimila a un "secondo corpo" di cristo. questa è espressa, come voluta da dio, nella monarchia che iniza con saul [1 sam 8, 9]. la consacrazione del re è di tipo strettamente laico. per non adeguata conoscenza della bibbia non si sa se saul, e poi davide e salomone, siano, con la consacrazione, stabiliti anche sacerdoti, ma in questo passo biblico, 1 sam 13, 13, appare che saul non può svolgere le funzioni sacerdotali: egli sarebbe solo un re laico, e quindi la monarchia di israele è una forma di stato e non di chiesa.   
5.] questa forma giuridica, in cui il capo di stato è consacrato da dio [e quindi dalla chiesa], non è storicamente superata:
 
a.] da un lato, dio nella storia della salvezza non esprime un’altra concezione [dio non riconosce la democrazia].
b.] dall’altro, i discepoli chiedono a gesù del regno di israele, per il futuro [at 1, 6], e gesù, non dicendo loro che questo regno è la chiesa, e dicendo loro di aspettare, conferma che questa forma giuridica è attuale anche per il futuro.
 
6.] la risposta di gesù, che non contraddice le aspettative dei discepoli, conferma quindi la concezione divina della repubblica, come forma di monarchia in senso platonico e dantesco, espressa nell’antico testamento. compito della filosofia del diritto è …
 
a.] giustificare speculativamente questa concezione di stato [la monarchia come forma giuridica di governo epistemicamente perfetta].
b.] unire alla monarchia l’apparato democratico, che è una componente essenziale della monarchia.
  
6.] è in errore quell’esegesi che corregge l’antico testamento per adattarlo al nuovo testamento, attribuendo all’antichità ebraica forme di credenze che sono invece espressione del pensiero di dio, riportato nell’antico testamento. non sono credenze di un popolo, quello ebreo, storicamente superato, ma è pensiero e volontà di dio, che gesù ha detto di non voler cambiare, ma di confermare e completare [mt 5, 17]. alcune forme di esegesi, quando vedono incompatibilità tra antico testamento e nuovo testamento, attribuiscono il primo al popolo ebraico, come fosse un errore, invece il popolo ebraico non ha nulla per sé, ma tutto quello che ha lo ha ricevuto direttamente da dio. da questa forma di esegesi proviene anche una svalutazione della bibbia, quando si dice che dio non avrebbe dettato la bibbia “parola per parola”. se dio ha la prescienza, la bibbia era prevista dall’eterno, ma allora, se tale era la bibbia, dio, con gli opportuni condizionamenti, può effettivamente aver suggerito all’autore sacro le parole da scrivere.
7.] è posto il problema se la verità debba essere taciuta per opportunità, perché appare evidente che la concezione perfetta dello stato, quella divina della monarchia anticotestamentaria, sembra che non possa essere storicamente realizzata, testimoniata e proposta.