analisi delle implicazioni psichiatriche di dieci fattori di induzione suggestiva
A.] il riconoscimento sociale [notorietà, fama, successo]
 
1.] la società, come dice freud, ha un costo in termini libidici, e sua compensazione è anche il riconoscimento sociale. l’uomo opera rinunciando al piacere, e desidera essere riconosciuto, come importante, per il suo contributo.
2.] il riconoscimento è una struttura essenziale per la società, ne costituisce uno dei fondamenti.
3.] esso è una componente del potere.
4.] struttura i rapporti dialogici.
5.] struttura i processi identitari e sociali.
6.] si notano, all’interno dello stato e della chiesa, non sempre opportune forme di gestione di questa variabile sociale. chi ha il potere lo trattiene, non lo espande, non lo condivide.
7.] la psicologia non ha studiato adeguatamente questa variabile.
8.] questo processo può avere lo stesso effetto di una droga, che genera nell’individuo [famoso o di potere] dipendenza.
9.] tutti gli uomini dovrebbero poter condividere il riconoscimento sociale, anche in relazione alla strutturazione meritocratica della società.
 
B.] la parola nel rapporto dialogico
 
1.] la parola nel rapporto dialogico dovrebbe essere sobria e non essere il luogo della verità, ma solo dell’opinione.
2.] la parola ha un forte effetto suggestivo. con la parola può anche instaurarsi una relazione di dominio.
3.] la parola può essere causa di violenza, non solo nel contenuto [messaggio], ma anche nel solo fatto di essere comunicata [medium].
4.] ci sono persone che si negano al dialogo, per il solo fatto che il dialogo attiverebbe in essi la mente, e quindi violerebbe la loro libertà intesa come disponibilità preconcetta al dialogo.
5.] il dialogo non può essere il luogo della verità. questo deve essere la parola scritta e impersonale.
6.] in questo senso l’episteme dovrebbe essere il portato culturale impersonale del mondo accademico, senza essere espressione di persone singolarmente individualizzabili.
 
C.] il rapporto tra centralismo istituzionale e cittadinanza locale
 
1.] l’uomo che vive in una città, si sente “sperduto e isolato nel mondo” [ad esempio in un paese di montagna].
2.] ma tutti gli uomini, che vivono in uno stato e in una nazione, anche tramite i mass-media, sono a contatto con gli uomini delle istituzioni [ad esempio, il papa e il presidente della repubblica, a roma, cioè al “centro”].
3.] ogni uomo presenta quindi un profilo sia locale sia “centralizzato”.
4.] in questo senso l’uomo non si sente realmente sperduto e isolato.
5.] può accadere che l’uomo, spaesato, commetta un crimine, e che scopra la paternità istituzionale dello stato solo dopo essere entrato a contatto diretto con alcune istituzioni, come la polizia e la magistratura.
6.] in questo senso si mostrano i limiti dello stato moderno, che si fa “scoprire” positivamente dal cittadino, che ne ha un bisogno fisiologico, solo nella fase punitiva, anziché in quella educativa e preventiva.
7.] le istituzioni svolgono una funzione psichiatrica, perché sono puro linguaggio [semiotica istituzionale], che genera l’effetto di un farmaco, creando cioè orientamento dell’individuo nel mondo.
 
D.] le strutture identitarie
 
1.] persone semplici [ma l’evoluzione conduce ad una complessificazione crescente di ogni ceto sociale e di ogni individuo] trovano una loro identità in fattori basici semplici, come ad esempio in un mestiere, in una singola e ripetuta azione, nell’appartenenza ad un gruppo sociale o ad una associazione culturale o sportiva.
2.] l’identità è necessaria per vivere.
3.] la fede è una struttura d’identità.
4.] perduta la propria identità, la sopravvivenza stessa dell’individuo è messa in pericolo.
5.] il dubbio di fede può quindi erodere l’identità di un credente.
 
E.] le ideologie
 
1.] le ideologie sono strutture identitarie surrogative della verità.
2.] in questo senso essere partecipano della verità, e sono vere.
3.] processi culturali che denunciano la “fine delle ideologie” mancano di verità.
4.] in paradiso tutte le ideologie [come il comunismo e il capitalismo] sono realizzate in pienezza.
 
F.] l’autostima
 
1.] l’autostima è condizione per impedire alle tensioni autodistruttive interne al soggetto di demotivarlo fino a singerlo a sentimenti e comportamenti autolesionistici.
2.] una corretta concezione della stima deve prescindere dai talenti e dalle azioni: ogni uomo merita stima in quanto uomo, a prescindere dalle sue caratteristiche e dalle sue opere. nessuna "caduta” giustifica disistima.
3.] ciò premesso, l’uomo deve esercitarsi in un compito nel quale dimostare a se stesso di “valere”, se ciò gli è richiesto [anche da se stesso, o da dio, o dalla coscienza], e se ciò è reso possibile.
4.] ogni processo di disistima non è sinceramente oggettivo, ma è un processo aggressore immorale, che si giustifica nel tentativo di far credere al soggetto di meritarla, inducendogli un processo autodistruttivo di colpevolizzazione.
5.] a ciò induce l’azione del demone, attivata dalla società.
6.] processi di disistima sono tipici, o favoriti, in una società competitiva, che induce a credere che la condizione sociale del soggetto possa essere motivo di classificazione non solo di ceto, ma anche di valore intriseco della persona. da ciò nascono i complessi di inferiorità, aventi effetti negativi anche di ordine psicosomatico.
7.] come il bambino va sempre elogiato, premiato, incoraggiato e sottoposto a ogni attenzione, così deve essere anche per ogni adulto.
 
G.] i fantasmi psichici
 
1.] quando in una relazione sociale accadono eventi traumatici, la persona che aggredisce può imprimersi nella mente della persona aggredita, la quale si porta dietro l’immagine dell’aggressore, la cui presenza interiore, come fantasma, vive e diviene sempre più esasperante quanto più si riavvicina la minaccia di reincontrare l’aggressore.
2.] questo aggredisce verbalmente.
3.] l’impressionamento psichico del fantasma è forte nelle personalità fragili/deboli e senza maschera sociale, la quale serve a neutralizzarlo.
4.] in questi fantasmi può agire il demone, nel senso che sono un mezzo con cui il demone attiva nella personalità debole, aggredita, un processo di autodistruzione [il nemico esterno attiva il nemico interno].
5.] sono fenomeni tipici, in questo senso, produttori di fantasmi psichici [l’aggressore che vive dentro il soggetto aggredito, e che si impossessa, come ossessione, del suo vissuto psichico quotidiano] processi di socializzazione negativa come il mobbing [nel lavoro] e lo stalking [in una relazione affettiva].
 
H.] la maschera sociale
 
la maschera sociale può essere uno strumento che consente di neutralizzare i fenomeni di interferenza del demone nei rapporti sociali.
 
I.] la funzione mitologica nella vita quotidiana
 
1.] la vita dell’uomo è caratterizzata dall’autoproiezione mitica.
2.] questa proiezione avviene nella vita quotidiana, e costituisce una anticipazione del paradiso, che è il luogo del mito. per questo, in paradiso vi entrano solo uomini “segnati dal mito”, cioè dalla fatica dell’etica e dalla sofferenza.
3.] sono esempi di mito vissuto nella vita quotidiana:
 
a.] “ora mi faccio una doccia”.
b.] “adesso mi bevo una birra” [o “mi fumo una sigaretta”].
 
4.] l’uomo, che pronuncia queste frasi, in ambiente familiare o sociale, le pronuncia sottointendendo il “mito della doccia”, come momento di rilassamento [paradiso], e “il mito della birra” [o “il mito della sigaretta”], come piacere, adultità e trasgressione [super-uomo = anima beata].
 
L.] lo sguardo
 
1.] il fatto che l’uomo usi lo sguardo in un certo modo dimostra, dal punto di vista fenomenologico, che l’essere umano non è una macchina.
2.] sono esempi di sguardi caratterizzati in questo senso:
 
a.] una donna che evita lo sguardo.
b.] una donna che manifesta fastidio per uno sguardo.
 
3.] una “macchina” [se l’uomo fosse un robot] non si comportarebbe in questo modo, che mostra l’agire nell’uomo della libertà, della sua ricerca e conservazione, del rifiuto del condizionamento, che sarebbe carattere proprio di un comportamento meccanico/robotico.