generalizzazione del paradigma della paradisizzazione: considerazioni sull'essenza della modernità
 
1.] gli effetti psichiatrici del dubbio di fede [che comporterebbero in condizioni naturali la condizione in cui è morto nietzsche] portano l’uomo a peccare per difendersi da essi.
2.] il peccato è disinibizione, ciò che nel lato cognitivo della mente viene codificato come trapasso nell’al di là [2 tim 2, 18]. ora l’uomo è a diretto contatto con dio [un idolo, ad esempio il grande fratello della tecnica: ap 13, 15], non dubita più e non ha più paura della morte, perché è andato [con le difese psichiatriche del peccato] oltre la morte [proiettivamente].
3.] il peccato trasforma l’uomo inconsciamente in un ossesso, che non può più aderire alla fede e alla tradizione, immagini di quel passato [che è il tempo attuale della dimensione terrena], di cui l’uomo, proiettivamente trapassato, ha paura [ad esempio: fobia per la chiesa], perché il passato ricolloca l’uomo nell’al di qua della morte, esposto al dubbio di fede e al pericolo della dannazione.
4.] quindi, l’essenza della modernità è la proiezione/anticipazione dell’al di là nell’al di qua [mt 11, 12], il “paradiso in terra”, non nel senso del paradiso sulla terra, ma nel senso che la terra [come la morte] è rimossa, e l’uomo si proietta nel cielo [cosmo rappresentato come celeste], collocandosi in paradiso.
5.] il peccato mortale è, quindi, un meccanismo di difesa dall’alienazione della dimensione terrena [noia del quotidiano, esposizione alla possibilità di dannazione, dubbi di fede e quindi prospettazione del nulla dopo la morte], e in quanto tale [in quanto cioè salva la mente umana dalla disgregazione a cui è andato soggetto nietzsche] può essere da dio eventualmente giustificato.
6.] la modernità [atmosfera culturale] è epistemicamente codificata non come peccato, essendo fattore cognitivo, ma come errore, cioè come falsa interpretazione della dimensione terrena pre-mortale: in quanto proiezione del paradiso in terra [post-mortale], la modernità proietta l’uomo nei “cieli” [mt 11, 12], ed è costitutivamente censura/rimozione/negazione della mortalità [2 tim 2, 18] e quindi della dimensione terrena [dimensione della mortalità].
7.] l’enciclopdia moderna delle scienze e il pensiero dell’occidente [insegnato a scuola e nelle università], in quanto punto di vista della modernità, è un errore [nichilismo speculativo].
8.] la modernità è verità [è partecipazione della verità], perché è espressione del paradiso [cioè della tecnica]: l’errore consiste nel disvelare questa verità nella dimensione terrena. si può dire metaforicamente che, mentre la verità è episteme, la modernità è aletheia, cioè disvelamento, cioè la forma della disinibizione della verità [nudità del paradiso].
9.] la razionalità epistemica corrisponde, anche, all’occhio esperto dell’esorcismo, il quale sa individuare subito dove sta l’errore [in un testo, in una teoria]. la modernità è un errore perché la verità non si fa connotare da aggettivi, come, in questo caso, l’“uomo moderno”. questo uomo non è secondo verità, perché in questo caso l’aggettivo “moderno” è “arrichente”, e quindi è un meccanismo di difesa. la verità speculativa non dovrebbe avere bisogno di aggettivi arricchenti aggiuntivi.

nota

chi, ad esempio, apre e sfoglia l'enciclopedia treccani ha la sensazione di studiare il passato come se l'osservatore [che sta leggendo l'enciclopedia] fosse distante e separato da questo passato. è cioè la condizione dell'anima paradisiaca beata, che si ricorda e studia la dimensione terrena, da cui è provenuta. da questo punto di vista, l'enciclopedia treccani non può includere l'episteme, perchè l'episteme riconosce che ogni enciclopedia moderna è luogo dell'errore.