analisi  di due caratteri della fede cristiana [codificati convenzionalmente come carattere "bianco" e carattere "nero"]
1.] in questo paragrafo si utilizza un linguaggio metaforico.
 
A.] carattere bianco della fede
 
2.] per carattere bianco della fede si intende l’aspetto positivo della fede. esso si caratterizza per i seguenti fattori [non esaustivi della fede]:
 
a.] dio è buono.
b.] dio è padre [e madre], fratello e sorella, amico.
c.] dio è psicologo [cioè consigliere/suggeritore dal lato cognitivo, quindi angelo], medico e terapeuta.
e.] dio è educatore, indulgente, esigente, severo.
f.] dio è positivo, e richiede all’uomo onestà e pulizia [ordine, carattere, disciplina, fortezza, positività, fiducia].
 
3.] da questo punto di vista dio non è mistero, non è imprevedibile. l’uomo può sapere perfettamente che cosa dio vuole da lui [anche nulla], e la storia umana è costituita da aspetti che, anche nel loro aspetto non apparente, alla fine producono il loro effetto in modo chiaro, manifestando un piano della salvezza ordinato e perfettamente razionale, in cui dio ha anche acconsentito al male per non nuocere all’uomo [mt 13, 29], la cui libertà può aver necessitato di momenti di assecondimento della possessione del demone e al suo sfogo nella violenza. dio è “limpido” e non esistono in dio aspetti oscuri, misterici, segreti e esoterici [questi caratteri appartengono al demone].
 
B.] carattere nero della fede
 
4.] tutta la fede cristiana è a carattere bianco. ad esso corrisponde l’aspetto sacrificale di dio. per carattere nero della fede cristiana [parte del carattere bianco] si intendono qui gli effetti sull’uomo dell’indifferenza di dio [dovuta all’invarianza di dio rispetto al processo sacrificale della creazione, ovvero al carattere pagano di dio], effetti consistenti nell’infernalizzazione [esposizione alla dannazione infernale].
5.] gesù dice: “il principe di questo mondo è stato giudicato” [gv 16, 11], riferendosi a satana. esistono, secondo la fede, i demoni [mt 12, 43; lc 8, 30], che gesù paragona agli “scorpioni” [in un passo qui non identificato], e la sacra scrittura ai serpenti [gn 3, 1][quindi: insetti e rettili], animali assimilabili a “mostri”.
6.] la teologia tradizionale ha sempre inteso i demoni in due modi, che risultano epistemicamente non corretti, anche secondo la sacra scruttura [è questa a volte una teologia inconscia, costruita dal timore dell’uomo per le realtà inferiche]:
 
a.] ha pensato che i demoni [i diavoli] fossero già nell’inferno, quando la bibbia dice che essi non sono già nell’inferno [gd 6].
b.] ha pensato che i demoni fossero “naturalmente” nell’inferno, come se stessero “bene” in esso, cioè fossero “appagati” in esso, e solo i dannati [uomini condannati] stessero “male” nell’inferno. invece, gesù dice che anche i demoni sono “tormentati” [lc 8, 28], e i demoni erano angeli [cioè colombe] divenute “mostri” [da qui le fobie umane].  
 
7.] perciò le tensioni aggressive e autodistruttive degli uomini sono trasmissioni all’uomo [per effetto di esposizione psichiatrica/la psichiatria dovrebbe essere lo studio della penetrazione patologica della mente umana da parte del demone, producente ad esempio processi di schizofrenia e allucinazioni] della condizione del demone [mt 17, 15].
8.] così le guerre e le violenze.
9.] così per i film dell’orrore [film horror], dove i film di fantascienza-horror proiettano suggestivamente le realtà inferiche nei “cieli” [ad esempio: film “alien”][orrore che condiziona oggi la vita e la cultura giovanile].
10.] esiste, quindi, anche un aspetto “nero” della fede cristiana, che è essenzialmente la traduzione morfo-culturale dell’intuizione dell’eternità della dannazione, concetto che produce nell’uomo una reazione immediata di angoscia [ma anche possibili sensazioni mistiche, come sfogo della propria aggressività inconscia], il quale viene tendenzialmente rimosso dall’uomo [per paura, non controllata inconsciamente].
11.] identificare il carattere nero della fede, cioè della verità, è essenziale, perché da esso discendono tutti i “mali” del genere umano nella storia [fame, guerre], e nella singola biografia di ogni individuo nella sua vita quotidiana [violenza, mobbing, disoccupazione, ecc.].