l'autopercezione dell'immortalità nell'uomo-personaggio storico
 
1.] l’episteme non sa spiegare come alcuni uomini possano vivere in modo sereno pur prospettandosi il nulla dopo la morte. questi uomini manifestano sempre limiti psicologici [a livello umano, ideologico, nell’altruismo, nell’empatia].
2.] tale situazione si può invece spiegare per gli uomini svolgenti una funzione storica, i quali vivono in una condizione di fama apparente [“personaggi storici”]:
 
a.] da un lato, la  loro mente codifica il “libro di storia” come il “libro della vita” [ap 20, 12], per cui apparire nel primo è segno di apparire nel secondo, per cui si è salvi e ciò rende sereni rispetto ai novissimi.
b.] dall’altro, apparire nel “libro di storia” [cioè essere un personaggio storico] significherebbe [così viene codificato dall’inconscio soprannaturale umano] essere “immortali”, cioè come in paradiso [ricordati, come nell’interpretazione di foscolo dei sepolcri], ciò che porterebbe la mente a neutralizzare l’idea del nulla dopo la morte, che viene da essa assunta ideologicamente come vera [si sta analizando qui l’ateismo], in quanto, se si è immortali nella dimensione terrena, il nulla dopo la morte non ha effetti, cioè non è vero "nulla". il proprio "essere" [l'immortalità] è stato comunque ottenuto nella storia, dove "si continua a vivere" come "personaggi storici ricordati".