proposizioni sul rapporto tra verità e errore
 
1.] metaforicamente si può interpretare questo paragrafo come esegesi del passo biblico mc 10, 29–30, nel quale gesù risponde a pietro, dicendo che chi abbandona un bene per seguire gesù, riceve come ricompensa questo stesso bene incrementato.
2.] l’errore [speculativo] non si presenta come errore, ma risulta efficace e “trae in inganno” [attrazione dell’errore], perché esso si presenta come verità, e mostra il volto della verità. per questo si dice epistemicamente che l’errore è il capovolgimento della verità [così dante, sulla pianta capovolta, e gesù in mt 11, 12].
3.] l’errore quindi affascina: esso promette piacere e ricchezza, ma trae in inganno proprio perché piacere e ricchezza non sono il male, ma sono verità, e per questo attraggono. l’errore sta nel fatto che piacere e ricchezza sono il bene, ma questo bene l’uomo lo deve avere nell’al di là, e per averlo nell’al di là, l’uomo deve rinunciare ad esso nell’al di qua [mt 13, 44].
4.] la conseguenza di tale concezione è che essa …
 
a.] da un lato, smaschera l’errore, il quale dice che la fede rinuncia al piacere, e quindi è falsa, facendo leva sulla verità del piacere, mentre invece la fede non rinuncia al piacere, ma lo rimanda nell’al di là.
b.] dall’altro, fortifica la fede, perché tutto ciò che è di positivo [anche l’egoismo, il vizio, la cattiveria, che sono anche positivi in quanto aspetti della personalità umana] appartiene anche alla fede, ma nel modo corretto, sì che nulla ha l’ateo [ad esempio, la ricchezza] che non abbia anche il credente, ma il credente lo possiede in modo corretto e per questo eterno. tutto ciò che ha l’ateo [nel bene e nel male] lo ha anche il credente.
 
5.] l’etica cattolica si dice epistemicamente [con metafora] che è forma di etica “mercantile”. con questo concetto si sottolinea che anche le proprietà positive dell’etica calvinista in ordine al suo rapporto con il capitalismo, appartengono all’etica cattolica. essa è l’autentica etica dello scambio: io mi comporto bene, ma non lo faccio gratuitamente [come vorrebbe il kantismo, in quanto forma di etica soggetta a limiti psicoanalitici e patologici, qui difficili da analizzare], bensì in vista di un “premio” [come nel capitalismo: il legame tra profitto e salvezza]:
 
a.] mentre nell’etica calvinista il premio [nell’al di là] è promesso/dimostrato dalla ricchezza terrena,
b.] nell’etica cattolica [ed epistemica, che è la sua spiegazione, razionalizzazione, giustificazione scientifica], il premio [nell’al di là] corrisponde alla rinuncia [digiuno] alla ricchezza terrena [povertà spirituale].
c.] ma in essa ciò è posto in termini complessi:
 
c1.] si tratta di mercantilismo [come non lo è il calvinismo], perchè è scambio tra azione e premio [mentre nel protestantesimo nessuna azione/opera giustifica/procura il premio].
c2.] è capitalista, perché il premio nell’al di là è la tecnica, cioè vero capitale [paradiso = tecnica = industria e finanza celesti]. quindi si rinuncia alla ricchezza [immagine della fonte] per riavere questa stessa ricchezza [mt 13, 44: il tesoro è la tecnica, e il tornare a “nascondere” il tesoro è il tramonto della tecnica].
c3.] ma l’etica cattolica prevede anche la ricchezza terrena, in una certa fase del regno di dio in terra [quella attuale], in cui la ricchezza non è dimostrazione della salvezza [della predestinazione ad essa], ma è immagine del premio, per cui il ricco è immagine dell’anima beata. ciò giustifica la necessità della ricchezza secondo l’etica cattolica:
 
c3.1] dio chiama alcuni uomini ad una vita sobria.
c3.2] dio vuole [attualmente] che altri uomini vivano nel lusso, e siano serviti [dai primi].