due dimostrazioni dell'esistenza di dio "immediate" [già incluse nell'elenco delle dimostrazioni epistemiche]
premessa
 
1.] ogni volta che si esprime una proposizione epistemica, viene utilizzato il concetto di “dio”, perché proprio con questo concetto si riesce a spiegare tutto ciò che esiste [di fenomenico, storico e sociale, relativamente alla dimensione terrena].
2.] può allora sorgere immediata una obiezione [come anche, ad esempio, in ambito di evangelizzazione o pastorale]: “... ma dio esiste ?”.
3.] non si può rispondere a questa domanda/obiezione/punto critico dell’argomentazione dicendo che ci sono le dimostrazioni epistemiche, a causa del loro numero. sorge pertanto l’esigenza di definire una o alcune dimostrazioni dell’esistenza di dio che siano “rapide”, in modo da giustificare l’uso del concetto di dio nell’argomentazione epistemica e porlo come presupposto [dimostrato] ad essa.
4.] seguono due dimostrazioni dette “immediate” [o veloci, o rapide]. la seconda è forse già inclusa nell’elenco delle dimostrazioni epistemiche. forse non vi è inclusa [dovrebbe essere la terza dimostrazione epistemica nell'elenco]. in questo caso essa è una nuova dimostrazione. la prima dimostrazione, che segue, invece, vi è già inclusa. ma essa introduce due novità e approfondimenti: quelli contenuti nel punto 6.] e nel punto 7.] di A.][prima dimostrazione].
 
A.] prima dimostrazione dell'esistenza di dio "immediata"
 
1.] il pensiero umano intuisce la necessità [= l’essere è].
2.] pensare significa essere [non in senso parmenideo, cioè idealista, ma in senso epistemico: l’idea non coincide con il reale, ma coincide con una riporduzione del reale al suo interno].
3.] il pensiero della necessità comporta quindi l’esisenza del pensiero necessario [del pensiero che è la necessità].
4.] quindi dio esiste, perché questo pensiero [il pensiero necessario] è dio.
5.] il pensiero che intuisce la necessità è nell’uomo, è pensiero umano [secondo il punto 1.], ma dall’esistenza/possibilità di questo pensiero si ricava l’esistenza del pensiero necessario [in sè], il quale non è più solo nell’uomo.
6.] questo passaggio dall’uomo a dio è consentito perché l’uomo è anche essere [e pensiero] contingente, ma un pensiero necessario deve esistere anche come pensiero solo e totalmente necessario.
7.] ne consegue che non è dio che deriva qui dall’uomo, ma l’uomo deriva da dio, nel senso che il pensiero necessario, nell’uomo, è reso possibile dalla partecipazione dell’uomo [del pensiero dell’uomo] al pensiero di dio.
 
B.] seconda dimostrazione dell'esistenza di dio "immediata"
 
1.] quando comunemente [ad esempio in ambito pastorale] si parla di dio per giustificare l’uso di dio nel discorso, si dice che, prima di rinunciare a questa idea, occorrerebbe “molta cultura” [sempre l’ateismo si mostra per una limitazione dell’argomentazione, con la sola eccezione del neoparmenidismo, che costituisce il solo argomento “forte” contro l’ipotesi di dio. esso peraltro non ha potuto confrontarsi con l’episteme, in cui la metafisica tradizionale viene radicalmente, ma anche semplicemente, riformata, con la distinzione tra dio e l’essere/questa limitazione dell’ateismo viene denunciata da papa benedetto XVI, quando egli parla della necessità di “ampliare gli spazi della razionalità”/anche severino denuncia il fatto che si crede che la scienza sia la sola forma di razionalità].
2.] quanto detto nel punto 1.] di B.] spiega la presente dimostrazione: essa dice che l’ipotesi di dio è fortemente probabile [e corrispondentemente la negazione di dio è negativamente probabile], perché con essa si può spiegare tutto, mentre senza di essa non si può siegare niente [ad esempio, il ruolo del caso nel darwinismo, darwinismo che viene usato anche in astronomia con il concetto di evoluzione del cosmo orientato a caso e dal caso, questo ruolo non costituisce una spiegazione dell’ordine, ma la sua ipotesi è la rinuncia alla spiegazione dell’ordine/affermare che proprio non esiste alcun ordine e alcuna legge, significa affermare che non esiste niente da spiegare/nel caso e nel caos non possono esserci leggi/inoltre non esiste ordine, perché dal caso può derivare solo il caos/quest’ultimo punto è euristico per nuova teoria, su cui si porrà specifico paragrafo: il caso pone il caos, non l’ordine/la metafisica epistemica riforma la teologia tradizionale perché essa dice che dio pone l’ordine, mentre nell’episteme si distiguono l’ordine creato, posto da dio, e l’ordine necessario, posto dall’essere].
3.] la verità è una spiegazione.
4.] inoltre la verità è dimostrazione di ciò che esiste. quindi una spiegazione non solo è razionale [argomentativa], ma è relativa a ciò che esiste.
5.] se dio è l’ipotesi posta a conclusione di una spiegazione, della spiegazione di ciò che esiste, il cui inizio [inizio dell’argomento/della spiegazione/della scienza] è ciò che esiste, anche dio esiste, per il combinato dei punti 3.] e 4.].
6.] ne consegue che, in quanto dio è ipotesi che spiega, e spiega il tutto, e senza di essa non può darsi spiegazione, anche minima, di qualcosa, poiché la spiegazione è relativa a ciò che esiste l’ipotesi di dio è ipotesi di ciò che "deve" esistere perché possa [tramite l'ipotesi della sua esistenza] essere spiegato ciò che esiste.ciò che esiste [la cui esistenza è attestata dall'esperienza] viene spiegato, l'ipotesi per spiegarlo è l'ipotesi dell'esistenza di dio, che si dimostra vera nella misura in cui tale ipotesi spiega ciò che esiste.
7.] a questo “deve” [punto 6.]] è correlata la necessità dell'esistenza di dio perchè la sua esistenza funzioni come ipotesi esplicativa [spiegazione] del tutto, e quindi è posta la dimostrazione della sua esistenza in quanto funzionale alla spiegazione medesima. non si sta dicendo solo che dio esiste perchè come ipotesi esplicante [spiegante] il tutto funziona, ma perchè è spiegazione di ciò che esiste, e quindi, per spiegare il tutto l'esistenza di dio deve essere collocata nel tutto e collegata ad esso, all'esistenza del tutto. è cioè una ipotesi innestata in ciò che essa deve spiegare.
8.] in sintesi: dio esiste perché con l’ipotesi di dio si spiega tutto, e una spiegazione è legata all’esistenza del tutto: poiché dio appartiene a questa spiegazione, come esiste il tutto [da spiegare], così esiste dio [ipotesi esplicativa del tutto], come parte del tutto e sua ipotesi e parte esplicativa.
 
nota
 
in base a queste due dimostrazioni si compende che esse, in quanto produttive di novità rispetto all’elenco delle dimostrazioni epistemiche, devono essere considerate nuove e in aggiunta ad esso.