considerazioni sul kantismo relativamente alle condizioni di scientificità della metafisica epistemica/
note sulla teoria epistemica della conoscenza

 
1.] il kantismo [che è una teoria della conoscenza] è espresso dalla seguente concezione della conoscenza:
 
a.] il dato sensoriale, che entra nell’uomo attraverso i sensi, è oggettivo e caotico.
b.] i sensi dell’uomo, il sistema nervoso e la mente lo organizzano, dandogli una forma ordinata, secondo le forme [a priori] della coscienza.
c.] la metafisica non è vera conoscenza perché nessun dato soprannaturale si pone ai sensi, e perché le forme dell’intelletto sono “calibrate” per accogliere solo i dati dell’esperienza di natura [le categorie sono scientifiche].
 
2.] la teoria epistemica della conoscenza, invece [che è un kantismo allargato alla metafisica], è espressa dalla seguente concezione [successivamente si espone una critica della concezione kantiana]: …
 
a.] questa concezione vale sia per l’uomo che per dio. è ereditata, nell’uomo, da dio, perché la mente dell’uomo è a immagine della mente di dio.
b.] l’oggetto [noumeno] pone il soggetto [pensiero], e pone se stesso nel soggetto, sia come matrice e forme del suo intelletto [forma in senso kantiano], sia come suo contenuto [materia in senso kantiano].
c.] quindi l’oggetto è esterno al soggetto, il soggetto lo coglie non con i dati in ingresso, ma perché l’oggetto è riprodotto nel soggetto, e i dati in ingresso [che sintetizzano l’oggetto] solo attivano questo oggetto interno al soggetto.
d.] in questo modo l’oggetto è assolutamente esterno al soggetto [realismo assoluto epistemico], e nel contempo è assolutamente interno al soggetto [idealismo epistemico/anche dal soggetto riprodotto], e così reso ad esso conoscibile.
e.] questa concezione, poichè pone l’oggetto dentro il soggetto, “estende” le dimensioni del soggetto, come anche auspicato da severino: …
 
e1.] il soggetto è la “rete”.
e2.] l’oggetto è il “mare”.
e3.] la rete è estesa come il mare.
e4.] ma l’uomo non è esteso come tutto l’essere [che pure comprende, con il concetto di Intero]: lo conosce partecipando di dio.
 
3.] critica della concezione kantiana:
 
a.] il dato non è caotico, ma è preformato [la struttura della mente riflette la struttura interna all’oggetto, che si riproduce nella struttura della mente/la mente è soggetto-pensiero].
b.] infatti, la ricerca epistemica ha osservato quanto segue: …
c.] il kantismo, come teoria della conoscenza, è un modello.
d.] questo modello non appare [non appare la forma, non appare la mente/forma in senso kantiano/non appare la “categoria”].
e.] la mente formula questo modello [il kantismo], questa teoria, con questi “oggetti” [dato, forma, materia, categorie, mente, io-penso], che non appaiono.
f.] ne consegue che la mente conosce la struttura della realtà anche indipendentemente dall’oggetto/dato, o in questo caso il dato è “interno”, ed è la mente stessa, che si conosce per introspezione.
g.] come la mente conosce l’esistenza, ipotizzata, di oggetti che non appaiono [come la mente stessa: ciò che appare, della mente, è solo l’esercizio della mente], così è possibile anche la metafisica, come pensiero che conosce oggetti non apparenti [la trascendenza], a prescindere dai dati dell’esperienza [dati a cui, per esempio, non appartiene la mente/la mente è teorizzata ma non appare].
h.] l’episteme allarga le categorie kantiane: …
 
a.] ad esse appartiene anche la geometria non euclidea.
b.] ad esse appatiene anche l’insieme dei concetti della trascendenza [dio, anima, mondo], conosciuti per introspezione, e il cui dato scatenante è il linguaggio.
 
i.] nell’episteme il linguaggio ha una funzione di conoscenza metafisica: in esso appare ciò che all’esperienza non appare [ad esempio: dio], e il linguaggio serve alle auto-determinazioni speculative del pensiero.
l.] mentre nel kantiso e nel neoparmenidismo il ruolo dominante della conoscenza è svolto dall’apparire, cioè dalla percezione [come in tutta la scienza moderna], nell’episteme [come deve essere, secondo il sapere], il centro della conoscenza sta nel pensiero, per il quale percezione e linguaggio sono ausilii.
m.] la conoscenza metafisica è anche indipendente dall’apparire del dato empirico alla percezione, perché questo apparire [sempre necessario per l’auto-trapasso del pensiero nell’intuizione conoscitiva e conoscente] è garantito dal linguaggio, anche in forma schematica.
n.] ma le conseguenza di questa concezione non sono limitate alla metafisica e al mondo soprannaturale: l’episteme ha messo in evidenza che la natura stessa non appare [come bene ha riconosciuto kant definendo il “mondo” oggetto metafisico]: il cosmo non apppare, non esiste l’oggetto dell’astronomia [questo è stato pensato per introspezione, come per la metafisica e la teologia, attraverso il dato scatenante del linguaggio]: ciò che appare all’uomo è una simulazione al computer, come gli stessi astronomi riconoscono [non però giungendo a dire che il cosmo è anche reale, ma non apparente].