implicazioni epistemologiche e epistematiche della fisica epistemica
1.] la fisica epistemica è una fisica a prevalente contenuto “contemplativo”.
2.] d’altra parte il suo scopo non è la manipolabilità della natura [che, come si mostrerà, è un concetto contraddittorio e paradossale], ma la sua conoscenza ogggettiva.
3.] la fisica epistemica mostra come ogni oggetto [ad esempio un tavolo] ha una estensione [materiale] infinita, di tipo non apparente.
4.] ne consegue che il concetto di “finitudine” e di “limite” è un fattore a valenza psicologica [e psichiatrica] che non è oggettivo, perché tutto è [sempre e ovunque] infinito. per questa valenza l’episteme non può essere comunicato al di fuori del mondo accademico.
5.] questo fattore [il concettto di “limite”] costituisce il risultato di una interferenza demonica nel pensiero umano, che ha “paura” dell’infinito, perché l’infinito per l’uomo è concetto divino, e quindi morale.
6.] inoltre, il demone proietta nell’infinito [percepito dall’uomo] la “profondità” del suo destino infernale.
7.] il concetto di infinito per l’uomo moderno ha una valenza psichiatrica: egli si trova a sua agio considerandosi “finito”, e considerando la natura “limitata”. ciò dovrebbe accadere per lo stesso meccanismo psicologico del suicidio.
8.] severino dice, infatti, che l’uomo è un “re che non sa di esserlo”, e che “la rete [il pensiero] è estesa come il mare”. ma per severino l’infinito e l’eterno sono concetti privi di valenza morale. perché l’uomo non può adottare il neoparmenidismo ? perché, ad differenza di severino, l’uomo moderno percepisce il senso del suo peccato, senso che severino non percepisce perché nella sua vita [privata] egli è morale.
9.] riferendosi alla filosofia di vigna e di ruggenini, quindi, la natura e l’uomo non sono finiti e limitati, ma infiniti: è il peccato che porta l’uomo a percepirsi limitato, perché il peccato vuole portare nella dimensione terrena [che è già infinita] un certo altro “tipo” di infinito: quello di un desiderio improprio, il quale è proprio solo per la dimensione post-mortale. come questo desiderio può essere educato a contenersi, così l’uomo può vivere serenamente nel finito, e in questo senso il finito non è più finito. il naturale è se stesso, un certo tipo di infinito.
10.] la morte non è un limite. il demone fa percepire all’uomo la morte come limite, e lo angoscia con questo concetto. la morte non è limite, la morte è semplice passaggio, il cui significato valoriale è etico. dopo la morte viene il giudizio e la caduta del demone. ne consegue che il demone porta l’uomo a rimuovere il pensiero della morte, anche per indurlo al “suicidio etico” del peccato.