DIMOSTRAZIONE FENOMENOLOGICO-LINGUISTICA
1.] questa dimostrazione riflette sul concetto di dio e sulla parola “dio”.
2.] è già stato detto che [secondo la metafisica epistemica] il linguaggio è [ontologicamente] riproduzione del pensiero/idea, che a sua volta è riproduzione della realtà, per cui il linguaggio riflette la realtà.
3.] ciò accade per il termine “dio”, se e solo se non esistono altri usi di questo concetto, che siano ad esempio fantasiosi.
4.] si osserva l’uso del concetto “dio”: da sempre esso viene inteso come termine per una religione, una teologia, una filosofia: dio è parola che è stata usata per descrivere, quindi, la realtà.  
5.] un’importante osservazione è che quasi mai, se non mai, la parola “dio” è usata per le favole e le fiabe. ovvero, è del tutto inibita nell’uomo la funzione fantasiosa di questo concetto. mai [o quasi mai] una favola usa la parola dio: la favola usa personaggi fantasiosi, come gnomi e elfi, non “dio”. tuttavia è sufficiente perché esista almeno un solo uso realistico della parola dio perché dio sia realtà. corrispondentemente, si osserva che mai personaggi tipici delle fiabe e delle favole sono introdotti per descrivere la realtà. mai si pensa che possa esistere anche realmente “la regina delle nevi”. esistono invece termini sia reali che fantasiosi. per questi esiste quindi la doppia funzione e la realtà.
6.] per dio l’uomo ha sempre inteso [sempre voluto intendere] una realtà.
7.] non vale l’obiezione secondo cui una cosa è desiderare che una realtà esista, altra cosa è la sua esistenza effettiva, perché non si sta parlando di desiderio, ma della parola dio come parte del linguaggio, posto che il linguaggio è riproduzione ontologica della realtà, per cui alla parola-dio corrisponde la realtà-dio. inoltre si aggiunge che è sufficiente che una realtà sia desiderata, perché essa esista realmente [se non esiste nell’al di qua, esiste nell’al di là, e l’al di là esiste perché essa esista, in quanto una parola-realtà non può mai essere fuori campo di esistenza]/questo concetto introduce un’ulteriore dimostrazione, fondata sul desiderio come riproduzione della realtà.
8.] solo l’ateo dice che dio è credenza fantasiosa, ma mai un credente usa dio come credenza fantasiosa. per il credente dio è realtà, e solo per l’ateo esiste la categoria di dio come concetto fantasioso, quasi sia solo l’ateo a creare questa categoria: l’uso di dio come termine per una fiaba e favola. è quindi, il suo, un uso interessato e strumentale del termine "dio". ma è non corretto, perché l’ateo non intende creare questo uso, ma intende dire che dio serve a questo uso, quando storicamente è accertato che la fiaba parla di personaggi fantastici ma non di dio come tale.
9.] questa dimostrazione è già stata formulata in altro modo.