determinazioni sul rapporto tra realtà necessaria, realtà creata e realtà apparente
 
1.] la realtà apparente è una parte della realtà creata. ciò è dimostrabile, e qui se ne dà una dimostrazione.
2.] dimostrando che la realtà apparente è una parte della realtà creata, si dimostra anche che esiste la realtà creata.
3.] ciò facendo la metafisica epistemica allarga il campo della scienza dimostrativa, dalla dimostrazione dell’esistenza di dio alla dimostrazione dell’esistenza della realtà necessaria e della realtà creata.
4.] la realtà necessaria è intuita dall’uomo con la proposizione parmenidea “l’essere è e non può non essere”. il fatto che si dica “non può non essere” significa che l’uomo potrebbe pensare la non esistenza dell’essere [e questo essere, che può non essere, è quello creato, prima di essere creato], per cui anche questa espressione, “l’essere è e non può non essere”, dovrebbe essere dimostrata, cioè dovrebbe non essere anapodittica [per la parte in cui l’essere può essere inteso come l’essere creato e non quello necessario].
5.] qui si pone questa espressione, “l’essere è e non può non essere”, come anapodittica [perché riferita solo all’essere necessario].
6.] la realtà necessaria, come realtà complessa, deriva dal fatto che l’essere, che esiste e che non può non esistere, ha una struttura:
 
a.] la struttura interna all’essere [struttura del principio].
b.] quindi la struttura anche esterna all’essere [struttura dell’Intero].
 
7.] questa struttura è come un piano organizzato: non è ammessa in esso l’esistenza di parti o enti che non siano strettamente connessi, correlati, funzionali con la struttura dell’essere. ogni parte ha sua funzione ed è connessa con l’essere in modo perfetto e essenziale, cioè senza che ci sia essere sovrabbondante o in difetto. ogni ente o ipostasi connessi con la realtà necessaria ha sua funzione, ed è anche geometricamente perfetto.
8.] la realtà apparente invece presenta questi aspetti:
 
a.] come si osserva dalla forma delle nebulose [distribuzione spaziale delle stelle], o dalle diramazioni di un albero, è presente il caso.
b.] ma questa realtà non è il caso, non è il caos [il caso come realtà], perché in essa ci sono le forme: gli atomi ben strutturati.
c.] questa realtà quindi presenta sovrabbondanza o difetti [come nelle malattie] di forme, e per questo non è la realtà necessaria e eterna [ciò mostra un aspetto del neoparmenidismo, che identifica con l’eterno tutta la realtà, indipendentemente dall’associazione eterno/necessità e dalla conformazione necessaria della necessità e dell’eterno/invece, secondo la ricerca epistemica, ciò che è eterno è necessario e come tale deve anche avere la forma della necessità].
d.] se la realtà apparente fosse priva di forme, essa, non essendo formata, potrebbe essere il caos, come parte della realtà necessaria [il caos è una forma della necessità], e sarebbe quindi realtà necessaria. ma la realtà apparente ha forme ordinate.
e.] come detto in acune dimostrazioni dell’esistenza di dio, rimane quindi solo l’ipotesi che la realtà apparente è una realtà mista [quarta dimostrazione], cioè sia necessaria [perché le forme sono sempre necessarie] sia contingente [secondo l’esistenza], quindi è realtà creata.   
 
9.] la realtà apparente è solo una parte della realtà creata. infatti:
 
a.] la realtà creata è contingente secondo l’esistenza.
b.] la realtà creata è copia/duplicato/riproduzione della realtà necessaria, e come questa è perfetta, così è la prima.
c.] la realtà creata, come immagine della realtà necessaria, non ammette su se stessa enti in difetto o sovrabbondanti. ad esempio, essa non può ammettere l’esistenza al suo interno di una distribuzione casuale dei pianeti attorno alle stelle e delle stelle negli ammassi galattici e nelle nebulose.
d.] ciò significa che le nebulose dell’universo, con i loro colori “fantastici”, sono ammesse solo nella realtà apparente, come realtà, piccola e ricavata, all’interno della realtà creata.
 
10.] tra la realtà apparente [realtà creata “indiretta”] e la realtà necessaria viene qui ipotizzata l’esistenza della realtà creata “diretta”, cioè formalmente perfetta. infatti:
 
a.] da un lato, come la realtà necessaria è formalmente perfetta, così anche la realtà creata deve essere formalmente perfetta [come detto nel punto b.] del punto 9.]].
b.] dall’altro, si è detto che l’esistenza dell’imperfezione formale nella realtà apparente dimostra che questa realtà è creata. quindi il creato esiste, e allora deve essere anche perfetto [secondo il punto a.] del punto 10.]].
 
11.] la realtà apparente, con la sua imperfezione, è stata causata da dio [forse col big bang, in cui dio avrebbe spezzato una parte della realtà creata], e della caduta edenica.
12.] ciò è essenziale perché è difficile [ad esempio, per adamo in eden] ricavare il concetto del creato, se esso si confonde, con la sua perfezione formale, con la realtà necessaria. l’imperfezione sta anche nel creato diretto, nella sua sostanza e nella sua esistenza, intesa come fondamento. dio, perché il creato fosse riconosciuto come non originario dall’uomo, ha fatto emergere la forma imperfetta, facendo cadere una parte del creato. a causa del male, l’uomo confonderebbe [come fa il neoparmenidismo] l’esistenza creata con l’esistenza originaria non creata ed eterna, se le loro forme apparenti sono identiche.
13.] è problema quale sia il rapporto tra “nuova creazione” [ap 21, 1] e creato diretto perfetto non apparente attualmente.