proposizioni sul rapporto tra uomo e dio

1.] l’uomo non è forse tanto un essere sociale. la natura sociale dell'uomo è una determinazione essenzialistica/qui si dice che l'uomo deve divenire la sua essenza sociale, con sacrificio/il fatto che l'uomo combatta i suoi simili dimostra che l'uomo, pur essendo per essenza essere sociale, deve anche diventarlo, essendo egli anche essere anti-sociale [fa la guerra, entra in conflitto, è egoista, trasgredisce le leggi e la morale].
2.] si completa in famiglia e, uscendo dalla famiglia, creando una nuova famiglia con una donna, di cui si innamora.
3.] le persone estranee alla famiglia possono rappresentare motivo di disagio, a causa della natura parzialmente anti-sociale [conflittuale] dell'uomo. 
4.] si può dire che l’uomo è “costretto”, socialmente, ad essere un essere sociale.
5.] dal punto di vista speculativo, l’uomo è unito agli altri uomini da un vincolo essenziale [“umanità”], e le relazioni sociali devono cercare di realizzarsi per realizzare tale natura/essenza dell’essere sociale dell’uomo, quasi una costrizione ontica e morale a carattere escatologico. l’uomo ha cioè il dovere morale di scoprire la propria identità nel suo rapporto con l’altro uomo, come nei confronti di dio.
6.] come per un uomo l’altro uomo è un “estraneo”, così è dio per l’uomo. all’uomo “dio” non dice nulla. dio è una forzatura relazionale per l’uomo. la natura dell’uomo, terrena, porterebbe l’uomo naturalmente a rinchiudersi in se stesso, con i suoi affetti familiari, anche verso l’incesto. la società costringe l’uomo ad aprirsi e, in prospettiva, come la chiesa, intesa qui come comunità di fedeli, ad aprirsi a dio. questa chiusura originaria dell’uomo, segnata dal male, è forma di paradisizzazione anticipata. dio, per creare, si è aperto, cioè si è “schiuso” all’uomo/verso l’uomo. per questo l’uomo deve aprirsi all’altro.
7.] un modo per neutralizzare tale estraneità dell’uomo, e di dio, all’uomo, è l’analisi del desiderio umano.
8.] la condizione normale [paradisiaca] dell’uomo dovrebbe essere quella di un rapporto amoroso [erotico] con la persona di altro sesso [la donna], in cui questo rapporto realizza la parte positiva del complesso edipico, questo verso dio. se ogni uomo è questo per l’uomo, sulla terra come in paradiso, l’estraneità dell’uomo all’uomo può essere neutralizzata.
9.] questa analisi profonda del desiderio inconscio umano consente di mettere anche in luce la natura dell’ateismo.
10.] si è detto che dio [come ogni uomo] non può essere un estraneo, se è inteso [come in paradiso] come nel punto 8.]. può capitare che un giovane ammiri un anziano [ad esempio, il ricercatore universitario verso il docente ordinario, di cui è assistente]. perché allora il “sospetto” e l’“estraneità” di dio per l’uomo, se dio altro non è che come un “grande personaggio storico” da “ammirare” unanimemente ? l’ateismo appare ingiustificato, e quindi dovrebbe costituire la conseguenza dell’interferenza del demone sul segmento cognitivo della mente preposto al pensiero di dio e più in generale del “padre” [parte negativa del complesso edipico], per questo occluso/censurato. l’ateismo ha cioè una natura inconscia, che non si giustifica in base a determinazioni biografiche. esse possono spiegare un conflitto edipico rivolto verso la divinità, ma ogni uomo riesce però ad ammirare, nella propria vita, almeno un “padre”, per cui la biografia non giustifica l’ateismo.
11.] a ciò si aggiunge che l’ateismo è anche un processo inconscio di difesa dal dovere verso l’altro uomo. se un uomo è “cattivo” verso l’altro uomo e la società, sarà ateo per proteggersi dal giudizio morale di dio.