considerazioni sulla concezione nichilistica della conoscenza/la concezione corretta
[epistemica] del conoscere
 
1.] tradizionalmente, anche nella scienza, si pensa che la conoscenza sia vedere, e per questo in alcuni libri di anatomia si dice che l’organo della vista è il più importante [per la conoscenza].
2.] anche il neoparmenidismo è una filosofia dell’apparire, cioè di ciò che appare alla vista, alla percezione.
3.] da ciò derivano tre conseguenze:
 
a.] una concezione della conoscenza come vedere, apparire e conoscenza sensibile.
b.] l’affermazione secondo cui esiste [solo] ciò che appare.
c.] il prevalere della razionalità scientifica [sulla metafisica], fondata essa sulla percezione, sul vedere, sull’apparire, e quindi sullo sperimentabile e su ciò che esiste perché [e se] appare.
 
4.] questa concezione della conoscenza è nichilistica.
5.] invece la concezione corretta della conoscenza, che è quella epistemica, fonda il sapere sul pensiero e sull’essere, che [anche] non appare.
6.] nel nichilismo della conoscenza moderna il pensiero viene definito nella psicologia come elaborazione di informazioni. esso è invece [secondo parmenide e san tommaso d’aquino] intuizione che identifica il soggetto con l’essere e lo adegua ad esso, e per questo il pensiero non è processo cerebrale, ma sostanza ontica di cui è costituita l’anima, concetti questi a carattere non psicologico e neurologico ma ontologico e quindi metafisico. 
7.] questa è la fondazione della metafisica, una conoscenza [anche] non sensibile, fondata sul pensiero, sull’intuizione, e in funzione dei quali esiste ed è posta la percezione sensibile.
8.] la scienza, come fisica, è quindi in funzione della metafisica.
9.] l’apparire stimola il pensiero del non apparire, che non è il soprannaturale, ma è l’essere in quanto essere, che, essendo astratto, non appare per essenza, non perché metafisico, cioè soprannaturale, ma perché pura necessità ad esistere, che è quindi sostanza puramente ontica e immateriale.