esegesi del passo biblico mt 16, 26
1.] questo passo biblico può spiegare il rapporto tra neoparmenidismo e rivelazione cristiana [o fede o sapienza filosofica].
2.] il neoparmenidismo chiude l’uomo all’interno dei limiti della morte [il “mortale”], e spera nell’onnipotenza manipolatrice della tecnica, allo scopo di superarli.
3.] la tecnica si muove all’interno del divenire.
4.] l’eternità dell’ente non vuole [in severino] fermare la tecnica, ma solo proteggere i successi della tecnica dal caos dell’instabilità del divenire: essi sono quindi inviati, decisi, voluti dal destino. è il destino che comanda all’uomo la via della potenza [e la dimenticanza del senso dell’essere, premessa per la ricerca della potenza].
5.] ma la fede si pone al di là dei limiti del mortale [come anche fa severino, imitando la fede cristiana].
6.] il passo biblico mt 16, 26 dice quindi che, per quanto, all’interno dei limiti della morte, cioè nell’al di qua, l’uomo sia potente [domini il mondo e gli altri uomini], il destino dell’uomo dopo la morte dipende da dio.
7.] e vi dipende nella misura in cui l’uomo saprà rinunciare al potere della tecnica, cioè la tentativo di dominare il mondo e gli altri uomini.
8.] questo tentativo non deriva dalla dimenticanza del senso dell’eterno, ma dalla mancanza di fede in dio.
9.] severino pone l’uomo nell’al di qua, lo affida alla follia della potenza, e lo libera prospettando l’eterno dopo la morte:
 
a.] l’al di qua è il luogo in dio ha dovuto collocare l’uomo [non posto direttamente in paradiso], per il processo creativo, che ha modificato le strutture della necessità [dell’eterno][isolamento della terra].
b.] la follia non appartiene al divenire e alla tecnica, ma al tentativo di riprodurre l’al di là nell’al di qua, cioè di essere immortali nella dimensione terrena [esterna a dio e quindi alla vita in sè eterna].
c.] la dimensione dell’eterno non nega il divenire, la tecnica e la potenza, ma dà all’uomo il divenire, la tecnica e la potenza dopo la morte, se l’uomo vive eticamente nell’al di qua, e se quindi l’uomo rinuncia alla potenza nella dimensione terrena.