proposizioni su alcuni aspetti della cultura moderna
1.] le forme di cultura sono principalmente tre:
 
a.] antica o proto-epistemica.
b.] moderna.
c.] epistemica.
 
2.] la forma culturale antica è tale perché così è stata classificata dalla forma culturale moderna [per creare distanza temporale da essa], ma l’antico è a-temporale, e già anticipava alcuni aspetti della forma culturale epistemica.
3.] la forma culturale moderna è un meccanismo di difesa umano dall’angoscia per la condizione umana, soggetta a possessione.
4.] essa esprime i seguenti bisogni:
 
a.] l’ambiente esterno deve essere il “cielo” [proiezione del paradiso nell’universo e nella civiltà/paradiso della tecnica]. “moderno” significa etimologicamente “or ora” e quindi “eterno presente”, cioè paradiso.
b.] l’ambiente esterno deve essere di tipo a rete/de-centrato, perché il centramento dello spazio richiama riferimenti assoluti, e quindi il divino. essa è forma di cultura atea e agnostica, per poter essere totemica.
c.] il costume deve essere disinibito e a-morale, perché il paradiso sta al di là del bene e del male, e quindi non devono esserci riferimenti etici [cosiddetto “relativismo morale”]. è quindi una cultura, quella moderna, di tipo erotico. ogni riferimento etico richiama il passato, la tradizione, e quindi il divino e la colpa, e crea perciò nevrosi e timore di dio, il quale viene censurato per consenitre la sostituzione totemica dell’uomo a dio.
 
5.] l’uomo moderno è, quindi, un uomo totemico e prometeico, che uccide dio nel suo ateismo [dio è appunto per freud una nevrosi], e vive già immortale nel paradiso celeste [tecnica e universo/cielo], con un comportamento ambivalente verso la colpa [e il passato], gestito nel feticismo della tecnica, intesa come totem, che richiama la potenza del dio ucciso, appropriata per essere anime divine e celesti. il passato e la storia sono portati nella memoria del computer [internet], e rivissuti nelle simulazioni cibernetiche, proprio come avverrà realmente in paradiso dopo la morte. è del tutto evidente che il filosofo di questa era è severino, non solo perché egli è il filosofo della tecnica, ma soprattutto perché la modernità, intesa come “cielo [= gioia e gloria] senza dio” è appunto il destino che severino riserva all’uomo dopo la morte, e che l’uomo moderno vive invece prima della morte, cosicchè questa non esiste, esistendo continuità tra vita e morte, ed essendo la morte reale censurata in quanto evento “reale”. la morte viene vissuta come simulata, come evento virtuale. l'uomo moderno è un adulto con la paura infantile di dio, uomo che ha compiuto l'introiezione totemica di dio con la potenza della tecnica, e rifiuta la religione per non soffrire della nevrosi che essa comporta, ricordando che dio non può essere ucciso, cosicchè l'esito necessario deve essere il tramonto della filosofia, cioè di quella metafisica della necessità, che dimostra l'esistenza di dio come necessaria. la filosofia deve tramontare perchè l'uomo possa uccidere dio senza la nevrosi dell'impossibilità di tale uccisione. questo tramonto non consiste in una dimostrazione, ma solo nella volontà di cessare il pensiero filosofico, perchè, dato questo pensiero, è data l'esistenza di dio.