secondo commento ad articolo di emanuele severino "quando la tecnica si arrende alla natura" pubblicato sul
 corriere della sera in data 18/4/2010

 
1.] questo articolo potrebbe essere interpretato secondo il neoparmenidismo [come è stato fatto nel paragrafo PTF608.html_[]], mentre invece esso ne è in parte una confutazione.
2.] secondo il neoparmenidismo, l’uomo sviluppa una tecnica onnipotente, il cui presupposto è quel divenire che la tecnica stessa così controlla. ma l’uomo teme che il divenire possa prevalere sulla tecnica, e quindi abbandona la fede nel divenire e accoglie il neoparmenidismo, con la concezione dell’eternità di tutti gli enti e l’inesistenza del divenire.
3.] d’altra parte si osserva che tale accoglimento non comporta l’abbandono della tecnica, perché esiste anche il divenire “concreto”, che la tecnica, anche nell’ipotesi dell’eternità del tutto, cerca di controllare. ma si è detto che un concetto concreto [il divenie, la libertà] deve essere il riflesso di un concetto teorico, per cui il divenire e la libertà dovrebbero esistere realmente.  
4.] ora invece si osserva che questo articolo confuta il neoparmenidismo, perché, se “la tecnica si arrende alla natura”, questa tecnica si arrende ad essa “prima” di essere [storicamente] onnipotente. per cui la tecnica non riesce affatto a sostituirsi all’onnipotenza degli dei, come della natura e del divenire.