considerazioni sulla concezione neoparmenidista delle ideologie
1.] severino pone in conflitto tra loro le diverse ideologie della storia.
2.] nella ricerca epistemica esse partecipano della verità, e cooperano tra loro.
3.] il conflitto è quindi solo un aspetto delle ideologie della storia.
4.] così è l’uomo, nel quale sono presenti, strutturali, sia il bene che il male.
5.] il conflitto appartiene al male.
6.] per severino lo scontro deriva dalla ricerca della potenza.
7.] una tesi epistemica è che dio è potenza per l’uomo, per cui la potenza non discende solo dal conflitto, ma anche da dio.
8.] ma la potenza può originare solo da una causa, per cui il conflitto non genera potenza, ma debolezza.
9.] per evitare questa conseguenza nel suo sistema, severino neutralizza il concetto di dio come potenza per l’uomo, cercando di dimostrare che la potenza dell’uomo presuppone il tramonto di dio. severino cioè pone il conflitto, come competizione, tra l’uomo e dio stesso, facendo di dio [un immutabile] un limite alla potenza [che è forma di peccato] dell’uomo.
10.] questo risultato severino lo ottiene in modo complesso, attraverso concetti che riguardano l’episteme, la prescienza, il divenire, il nulla, la potenza che presuppone il nulla come origine dell’ente che diviene. se dio prevede, annulla il nulla e quindi la potenza, perché la potenza lo presuppone come emergere dal nulla dell’imprevedibile.
11.] nella ricerca epistemica, invece, anche se dio prevede, il nulla è vero nulla, e il divenire è vero divenire. la potenza [così è per la scienza] non sta nell’imprevedibile, ma nel prevedere, cioè nel controllo del divenire.
12.] ma l’analisi di severino [che spiega l’ipoteticità della scienza come imprevedibilità del divenire] è vera: effettivamente la scienza, con il suo subordinarsi alla tecnica, ha cessato di voler prevedere, perché spera nel nulla e nell’imprevedibile, come possibilità che emerga dal nulla l’impossibile [di qui la follia della scienza]: cioè che l’uomo si potenzi con la tecnica fino a divenire "dio".
13.] la critica epistemica a severino sta in ciò: che per negare questa follia non si deve negare il divenire [come fa severino, affermando che tutto è eterno], ma si deve negare una data concezione del divenire. quella nichilistica, perfettamente analizzata da severino. una vera concezione del divenire rende possibile sia il divenire, sia il nulla, sia la previsione che il controllo, da parte di dio e dell’uomo, del divenire [con i limiti, per l'uomo, alla tecnica], controllo che per l'uomo è anche etico [divenire del peccato e della volontà di salvezza].