proposizioni su due errori del neoparmenidismo/come critica del neoparmenidismo
primo errore
 
1.] severino dice che l’esistenza di dio è incompatibile con l’esistenza del divenire. dio [nella sua prescienza] è previsione dell’essere futuro, quindi dio annulla il senso del divenire inteso come emersione dell’imprevedibile dal nulla.
2.] severino dice che nella rappresentazione divina dell’ente futuro [prescienza divina], questo ente già esiste, come previsione, quindi l’ente futuro, che dovrebbe emergere dal nulla, e quindi essere nulla prima di emergere dal nulla, “esiste già” nella mente di dio e quindi non è un nulla. la prescienza di dio nega che il nulla sia nulla.
3.] questo argomento, che si ritiene sia forse uno dei massimi argomenti di severino contro l’esistenza di dio [o esiste dio o esiste il divenire, dice severino, e poiché il divenire è la potenza per l’uomo, l’uomo sceglie il divenire e cessa di credere nell’esistenza di dio, che rende impossibile il divenire], è palesemente inconsistente.
4.] [segue esemplificazione …] … se io prevedo di spostare un bicchiere, posto su un tavolo, di un centimetro, vedo nella mia mente come mia rappresentazione il bicchiere spostato di un centimetro, che quindi già esiste nella mia mente. ma il bicchiere che è sul tavolo non è ancora stato spostato, quindi il bicchiere spostato di un centimetro ancora non c’è, non esiste, è il nulla di questo bicchiere. esiste nella mia mente, ma il piano della mia mente è differente dal piano della realtà del tavolo. quindi su questo ultimo piano il bicchiere sposato non esiste, e il bicchiere spostato, che ora sposto ed è spostato, è quindi divenuto dal nulla, anche se avevo previsto di spostarlo, e come tale stava, come essere, nella mia mente. il divenire in questo caso è stato vero divenire dal nulla. quindi l’esistenza della prescienza come previsione dell’essere dal nulla non annulla il senso del nulla e del divenire da esso. dio può esistere insieme all’esistenza del nulla e del divenire [dal nulla].   
5.] ma nel suo errore severino ha realmente colto un aspetto essenziale della cultura occidentale, perché questa opposizione tra dio e il divenire sta realmente nell’inconscio dell’uomo occidentale, per esempio dello scienziato. questo soggetto infatti vuole realmente che il divenire sia imprevedibilità, perché, annullando il senso della necessità [che non si identifica, epistemicamente, solo con dio], lo scienziato spera realmente di poter manipolare infinitamente la natura, e per questo non può accettare che le leggi di natura siano incontrovertibili. egli deve negare il loro assoluto, perché se esse sono incontrovertibili, lo scienziato non può sperare di manipolare la natura fino a trasformare la natura dell’uomo in natura divina [= paradisiaca], ad esempio immortale, già in terra.  
6.] un altro errore sta in alcune interpretazioni del pensiero cattolico contemporaneo. esso riconosce l’esistenza di dio, ammette che dio è previsione, ma nel contempo ammette anche che il nulla è imprevedibilità. con ciò questo pensiero, nella sua ambiguità, interpreta la scienza e la tecnica come “doni” di dio volti a trasformare la natura [secondo le capacità dell'uomo "creatura immagine di dio" e quindi potente] fino a un punto che l’uomo non conosce, e che [si ammette] dio potrebbe spingere fino a consentire l’immortalità e/o il paradiso in terra. in questo modo il pensiero cattolico legittima la ricerca scientifica, senza prevedere alcun suo limite, che non sia etico in merito agli strumenti da essa usati [nichilismo teologico].     
7.] l’essenza di questi due errori [di severino e dell’occidente, e di questo pensiero cattolico] sta nella concezione del divenire. mentre per severino il divenire non esiste, ed esiste una sola concezione del divenire, quella nichilistica, fatta propria anche da questo pensiero cattolico, la ricerca epistemica ha individuato un altro significato di divenire, quello vero [mentre giustamente, secondo severino, l’occidente ha fatto suo quello nichilistico, che è il solo ammesso da severino], consistente in un divenire che ha leggi proprie, dal quale l’ente emerge dal nulla in modo necessario e prevedibile, e che non consente alla scienza e alla tecnica alcuna manipolazione della natura per realizzare i desideri “paradisiaci” dell’uomo, il cui destino soprannaturale può realizzarsi solo dopo la morte. è questo un divenire non imprevedibile, e che non consente "sorprese" sul futuro [ad esempio di quello tecnologico]. è questo un divenire smitizzato e non idolatrico.
 
secondo errore
 
8.] per severino l’ente non può divenire perché non può essere altro da se stesso.
9.] è già stato spiegato che l’ente può divenire altro da se stesso, senza violazione del principio di non contraddizione, se l’ente è doppio, perché identico a se stesso. in questo caso, come rilevato anche da severino ne “la struttura originaria”, se l’ente è identico a se stesso [A = A], l’ente è doppio, quindi distinto, quindi anche differente da se stesso. quindi, se l’ente è doppio, una parte può divenire altro da sé, rimanendo l’altra parte identica a sé, per cui il divenire è coerente con la natura immodificabile dell’ente. questo fatto [che nel sistema di severino è una difficoltà, sistema in cui non vengono usate le differenze] severino lo risolve affermando il concetto di identità astratta. nella ricerca epistemica proprio l’astratto è la sostanza dell’essere primo.
10.] bisogna quindi dimostrare che esiste una identità tra l’essere e l’essere, perché l’identità comporta sdoppiamento [nei due termini dell’identità], e quindi dfferenza tra l’essere e l’essere, condizione per la coerenza del suo divenire.
11.] questa dimostrazione la si è data considerando il concetto di auto-fondamento dell’essere: poiché l’esistenza [fondante] determina l’esistenza [fondato][l'essere è/l'esistenza esiste, quindi esistenza = esiste/due temini], l’esistenza è doppia, e quindi è identica a se stessa. con ciò è anche autodifferente, e per questo l’ente può divenire, rimanendo identico a sé [in una delle due parti/dei due termini dell'identità, in cui è sdoppiato].