proposizioni sulla civiltà della tecnica
1.] cristo per creare si è separato dalla tecnica [ha creato anche servendosi della tecnica].
2.] nell’apocatastasi, che avviene dopo il giudizio universale, cristo si riunisce con la tecnica.
3.] per l’uomo, la tecnica non apparente è la condizione di cristo separato dalla tecnica, la tecnica apparente è la condizione post-apocatastica di cristo che si riunisce con la tecnica, e ciò avviene dopo la morte e la risurrezione degli uomini.
4.] il diritto e lo stato, secondo il giusnaturalismo, sono la condizione della tecnica simbolica, cioè dell’uso di una tecnica che è solo il simbolo della tecnica vera.
5.] anche la tecnica diretta è solo il simbolo della tecnica vera, cioè della tecnica ipostatica, che solo dio controlla, e da cui adamo si è separato con la caduta [caduta anche funzionale a tale separazione, per assimilarsi a cristo separato dalla tecnica/su questo punto occorre soffermarsi in un successivo paragrafo].
6.] quindi l’uomo non possiede mai la tecnica nella dimensione terrena. la possiede qui solo la chiesa, nella liturgia [per gli effetti sacramentali di essa], non con una connessione reale, ma solo indotta dall’azione diretta di dio su comando vocale del clero.
7.] secondo il principio secondo cui il medium è il messaggio, l’apparire della tecnica come civiltà della tecnica, in cui questa civiltà è il medium, e il suo apparire è il messaggio, è messaggio comunicante all’inconscio umano di essere già trapassato nell’al di là, dopo la morte e risurrezione [un riferimento esegetico di questo errore può essere il passo biblico 2 tim 2, 18, in cui san paolo dice che gli uomini, forse anche a causa della risurrezione di cristo, potrebbero credere che la loro propria risurrezione sia già avvenuta], perché, come detto, la riunione dell’uomo, come di cristo, con la tecnica, avviene solo nell’al di là, in paradiso, durante e dopo l’apocatastasi, oggi proiettata nel processo di globalizzazione [il quale non esiste, è solo una suggestione mentale, come fattore maieutico di questi processi soprannaturali futuri, che avvengono dopo la morte].   
8.] quindi, poiché la tecnica appare, io sono già in paradiso, dopo la morte e risurrezione, e sono già salvo. sono al di là del bene e del male e devo solo godere, come avviene in paradiso [consumismo e edonismo].  
9.] insieme alla tecnica come paradiso della tecnica, nell’al di là appare anche l’inferno della tecnica, e ciò spiega la tecnofobia suscitata dall’apparire della tecnica. la tecnica non è un male, lo è il suo apparire come forma di controllo e di dominio.
10.] in paradiso tutto è interconnesso [e controllo], e ciò spiega perché la civiltà della tecnica interconnette l’uomo con la tecnologia e con gli altri uomini. si tratta di processi simul-soprannaturali, quindi non naturali [artificiali], che producono angoscia proprio perché non sono naturali per la natura umana [terrena e mortale], all’interno di cui pure già sta l’innesto inconscio per la tecnica come per il paradiso [e per cristo, innesto questo attivato dal grande fratello e dalla figura del dittatore].
11.] quindi la tecnica non è invenzione e novità, ma proiezione di strutture soprannaturali nel naturale. il giustecnicismo è la declinazione della civiltà della tecnica nel diritto, che, come detto, è forma di totalitarismo, in cui il dittatore è il “dio” del grande fratello industriale, che però viene accettato, evocato e invocato, come unica forma di divinità propria di un uomo agnostico, che crede in essa come ad un idolo portatore di salvezza, in sostituzione della salvezza di cristo.
12.] poiché la tecnica appare, io sono in paradiso e quindi sono salvo. sono già risorto, e per questo supero il senso di morte e la sua angoscia. il contatto con lo strumento tecnico [ad esempio il computer] è condizione sufficiente perché io mi senta salvato, protetto, immortale, essendo la condizione della riunificazione di cristo e delle anime salvate con la tecnica, la quale avviene solo nell’al di là [dimensione salvata e immortale].
13.] questo al di là è al di là del bene e del male, e ciò spiega anche il peccato come meccanismo di difesa dal senso di morte e dalla nausea del vivere quotidiano. il peccato [come l’idolo] conduce l’uomo oltre la morte.