integrazione al paragrafo PTF762.html_[]: critica del neoparmenidismo
 
1.] nel paragrafo PTF762.html_[], al punto 5.], si è detto che l’ente può divenire perché, essendo “ritaglio” dall’esistenza [l’Intero indifferenziato], è anche identico ad essa [che è eterna], e quindi diviene e [come identico] non diviene, e in quanto [anche] non diviene, il suo divenire non viola il principio di non contraddizione”.
2.] in precedenti paragrafi si è infatti distinto il principio [l’Intero indifferenziato] come:
 
a.] ente puntiforme.
b.] ente esteso [Intero indifferenziato].
 
3.] l’ente puntiforme, con il suo sviluppo formale [struttura], ritaglia dall’ente esteso l’ente formale [dotato di forma], o ipostasi dell’essere [derivazione “dall’alto”].
4.] quindi il tutto è già incluso nell’Intero indifferenziato, anche se qui esso sta senza forma.
5.] il divenire è il processo di questa derivazione, che non è una plasmazione di materia [nel senso platonico], perché l’ente esteso è astratto.
6.] inoltre, l’ente formale deriva anche “dal basso”, come autoesistenzializzazione dell’esistenza da se stessa.
7.] ciò spiega il concetto epistemico secondo cui l’essere deriva dall’essere, questa derivazione è il divenire, il quale quindi non è [solo], come intende il neoparmenidismo, il processo secondo cui l’ente deriva dal nulla [che è l’interfaccia dell’essere].   
8.] heidegger identifica l’essere al nulla, quando percepisce l’essere come indifferenziato. questo “nulla” dell’essere è ciò che l’episteme chiama “astratto”: non è nulla, solo è che l’essere, o esistenza, non è materiale, non è sostanza concreta, non è né percepibile né rappresentabile [non è per questo “spirituale”/lo spirito è una ipostasi dell’essere].
9.] l'essere, che deriva dall'essere, diviene e non diviene:

a.] non diviene perchè già appartiene all'essere da cui deriva;
b.] diviene perchè vi deriva.

10.] in quanto l'essere anche non diviene, esso può divenire senza violare il principio di non contraddizione.