sintesi della critica epistemica del neoparmenidismo [in due punti]
primo punto
 
1.] l’ente può divenire perché, esistendo, è sempre anche identico all’esistenza indifferenziata, da cui proviene. per cui il divenire dell’ente, variando e non variando, non viola il principio di non contraddizione:

a.] in quanto varia, l'ente diviene;
b.] in quanto non varia, l'ente non diviene.

 
secondo punto
 
2.] dio esiste perché la sua prescienza non contraddice l’esistenza del nulla, presupposto del divenire. dal nulla non proviene mai l’imprevedibile, ma il prevedibile, ed è vero nulla, prevedibile non perché dio riempie il nulla, ma perché dio costruisce [nel pensiero] il futuro dell’ente conoscendo le leggi del divenire, per le quali dal nulla può provenire solo un certo tipo di ente. severino parla dell’imprevedibile perché l’uomo, facendo sua una effettiva concezione nichilistica del divenire, spera che dall’imprevedibile del nulla emerga la trasformazione [procurata dalla tecnica] dell’uomo in dio. questa è la follia. non dunque, come crede severino, l’uomo è nichilista perché crede nel divenire, ma è nichilista perché crede ad una certa [nichilistica] concezione del divenire, quella portata alla luce negli scritti di severino.