studio sull’essenza del neoparmenidismo: approccio a carattere psicoanalitico
 
1.] alla base del neoparmenidismo, inteso come filosofia del futuro, capace di “catturare” realmente, potenzialmente, i bisogni inconsci del genere umano, sta un’istanza infantile di disobbedienza, cioè il vizio.
2.] in base a questa istanza, il bambino, divenuto adulto, rifiuta il comando del genitore, percepito come derivato dalla chiesa, e cerca la via per la propria affermazione e il proprio piacere senza avere sensi di colpa.
3.] così cerca di squalificare speculativamente l’etica, e di negare dio come fonte dell’etica e come origine di una felicità “ricattata” dal dovere morale.
4.] viene quindi negato dio: dio non può esistere perché la sua prescienza nega il divenire.
5.] viene negata l’etica: l’etica non esiste perché implica il divenire.
6.] si cerca comunque la felicità, essendo troppo stretti i limiti terreni: la gioia e la gloria vengono dopo la morte per tutti gli uomini indipendentemente dal comportamento morale.
7.] non si pone argine alla violenza, con la minaccia morale e del castigo di dio: così il bambino, divenuto adulto, può anche essere prepotente senza conseguenze.
8.] si cerca però anche la via di un piacere immediato: la tecnica è onnipotente, anche se il divenire non esiste. essa, si dice, può realmente manipolare l’uomo e farlo divenire immortale, insieme all’immortalità derivata dall’eternità di tutti gli essenti.
9.] severino però riconosce l’impotenza attuale della tecnica [lo ha fatto in conseguenza di un maremoto in india]: dice allora che comunque la tecnica è potente sotto il profilo della distruttività [bomba atomica]. e così si conferma che lo scopo del neoparmenidismo è anche liberare il male nella forma della prepotenza del forte sul debole.
10.] ma severino deve proteggersi dal senso di colpa implicato da questa liberazione [del piacere e della violenza, consentita dal suo sistema]: a ciò serve la sua definizione della tecnica [comunque riconosciuta onnipotente] come “follia”, perché implicata dal divenire. [severino profetizza e con ciò libera la potenza della tecnica, ma si protegge dalle conseguenze immorali di questa liberazione affermando l’appartenenza di questa liberazione al nichilismo.]
11.] la tecnica è anche violenza e dominio. severino la “nobilita” con il suo sistema, giungendo ad affermare che, nel suo sistema [all’interno della prospettiva dell’eternità di tutti gli enti], anche la sofferenza provocata dalla tecnica [la fame nel mondo prodotta dal capitalismo] è una forma di “gioia”. in questo modo severino, che ha liberato il male e il peccato con la profezia della violenza e del dominio della tecnica derivati dal destino, promette a ogni uomo la “gioia” [anche la sofferenza è gioia, dice severino] sia dopo la morte, sia prima della morte.
12.] il bambino-adulto dell’occidente della futura civiltà della tecnica può così disobbedire all’autorità [chiesa, genitori] senza sensi di colpa, essendo, nella sua perversione, comunque un “santo”, perché eterno, immortale [con la tecnica] e sempre gioioso, qualunque cosa faccia [vizioso, prepotente, violento, edonista: senza limiti].
13.] ma il neoparmenidismo non riesce ad avere successo: l'uomo, che pecca, percepisce un senso di colpa per il suo peccato, e percepisce la fondamentale "ingiustizia" di un sistema che lo premierebbe, qualunque sia il suo comportamento.

nota

in questo paragrafo si è voluto porre un concetto fondamentale e molto preciso: il neoparmenidismo è l'unico sistema filosofico possibile per un uomo [moderno] che desideri tutto ciò che gli offre, come vantaggi, il cristianesimo [felicità, immortalità, risurrezione, gioia e gloria eterne], senza però l'ipotesi di dio e del dovere morale. questo sistema inoltre non è una fantasia: è una costruzione sofisticata, che cerca di dimostrare scientificamente e razionalmente le sue ipotesi, e che legge correttamente la struttura inconscia del male interna alla natura dell'uomo. per questo il neoparmenidismo può avere successo. a questo successo è di ostacolo l'altra struttura dell'uomo, la porzione corretta, quella dell'ipotesi di dio e del dovere morale, che ingenera il senso di colpa.