considerazioni sulle concezioni neoparmenidista e epistemica dell’eterno
1.] per severino tutto è eterno.
2.] ma l’uomo esperisce sempre nuove esperienze.
3.] quando quindi l’uomo esperisce l’eterno ?
4.] forse dopo la morte.
5.] nell’episteme anche il paradiso è luogo di sempre nuove esperienze.
6.] dopo la morte c’è il paradiso [piacere] o c’è l’inferno [dolore].
7.] nella vita terrena c’è piacere e c’è dolore.
8.] se tutto apparisse simultaneamente, ci sarebbero insieme piacere e dolore, e ciò è contraddittorio.
9.] anche nell’episteme il passato è eterno. il futuro invece non è eterno. il futuro è nuova esistenza, pur essendo prevedibile da parte di dio, e dell’anima umana in paradiso.
10.] anche in paradiso esiste il futuro.
11.] l’uomo teme l’eterno inteso come incessante scorrere di istanti. per questo la teologia tradizionale nega che in paradiso ci sia in tempo, come invece sostiene l’episteme. l’uomo teme questa concezione eterna del tempo, perché essa esiste anche per l’inferno.
12.] passato, presente e futuro sono la struttura del tempo eterno in paradiso, che l’uomo sperimenta in modo imperfetto nella dimensione terrena.
13.] dopo la morte c’è una divaricazione tra paradiso e inferno, per cui il tempo scorre con sempre nuove esperienze, per cui non esiste un tempo che si esaurisce nella contemplazione dell’eterno [passato], se non come una dimensione della contemplazione dell’anima beata [e dannata, che vive il passato con nostalgia].
14.] quindi la concezione dell’eterno in severino è contraddittoria [piacere e dolore insieme] e non corretta [perché in paradiso l’uomo non sperimenta il passato principalmente – mentre il futuro è sempre nuovo -, ma nuove esperienze in un tempo eterno di tipo lineare].