commento alla prolusione del card. angelo bagnasco tenuta in data 23 maggio 2011 in occasione della 63° assemblea generale
della conferenza episcopale italiana

 
1.] scrive il card. bagnasco: C’è anche chi, partendo da una ricognizione dei più recenti rivolgimenti in atto nel Nordafrica, riesce a scorgervi non solo la fine di ogni vera influenza occidentale, ma anche la prova che l’ordinamento assoluto messo in campo dalle religioni, compresa quella cristiana, si sta sgretolando, se già non è ormai abbattuto. In modo emblematico è la filosofia che si sarebbe incaricata di dimostrare come impossibile l’esistenza di una Verità o Essere assoluto che intenda valere come Principio del mondo. Ora, a parte una certa qual confusione tra gli assoluti terreni e l’assoluto della metafisica, c’è da notare la stranezza di un pensiero immanentista per il quale tutto – davvero tutto – si riduce ad un'unica, e alla fine liquida, realtà. Colpisce cioè l’assolutezza − eccessiva e fuori luogo − con cui si concepisce quest’unica realtà come tutta assoluta. E analogamente si concepisce come assoluto il proprio élitario pensiero. Onestamente, non si riesce a comprendere tale demolitoria lena nei confronti delle religioni, e di quella cristiana in particolare, e di conseguenza la corsa a frantumare qualunque premessa di alleanza virtuosa nel nostro Paese tra il cattolicesimo e l’umanesimo laico, come invece sarebbe decisamente da propiziare appena si voglia costruire. Noi crediamo che l’aver messo da parte ciò che ha in sé lo statuto epistemologico dell’assoluto non sia fino ad oggi servito a dare plausibile spessore morale ad una società inquieta e convulsa”.
2.] è possibile che queste parole si riferiscano all’articolo di severino pubblicato sul corriere della sera in data 14 aprile 2011 dal titolo “il tramonto della verità approda nei paesi arabi”. in questo articolo severino dice che le rivolte nel nord africa sono forme di tramonto dello stato assoluto e della religione islamica, come forme di partecipazione alla più generale gotterdaemmerung dell’occidente [tramonto degli dei, tramonto degli immutabili], di cui è un aspetto la scristianizzazione in europa.
3.] il card. bagnasco riporta una tesi tipica del neoparmenidismo, quando dice che “è la filosofia che si sarebbe incaricata di dimostrare come impossibile l’esistenza di una Verità o Essere assoluto che intenda valere come Principio del mondo”. questo ruolo demistificatore della filosofia viene svolto secondo severino dalla filosofia contemporanea, alleata della scienza, che dimostra l’inesistenza di dio, in quanto dio prevede l’uscita dell’essere dal nulla, vanifica il divenire, ma il divenire è l’evidenza suprema, per cui l’affermazione del divenire, cioè dell’imprevedibilità dell’uscita dell’essere dal nulla, comporta l’inesistenza di dio come della sua prescienza.
4.] scrive il card. bagnasco: “a parte una certa qual confusione tra gli assoluti terreni e l’assoluto della metafisica, c’è da notare la stranezza di un pensiero immanentista per il quale tutto – davvero tutto – si riduce ad un'unica, e alla fine liquida, realtà”. la tesi di severino, riportata nel punto 3.], può legare l’assoluto terreno con l’assoluto metafisico, perché gli immutabili terreni sono evocati per evitare il divenire, e così dio [l’assoluto metafisico], ed entrambi vengono confutati proprio dall’evidenza del divenire. circa la “realtà liquida”, questa tesi è vera nell’episteme, ed è una prova dell’inesattezza del neoparmenidismo, percè l’eterno è il necessario, e il necessario deve avere la forma della necessità, mentre la realtà apparente, con la sua apparente caducità [che è solo un aspetto del divenire], non ha questa forma. ha la forma del contingente, e quindi del non-eterno.
5.] scrive il card. bagnasco: “si concepisce come assoluto il proprio élitario pensiero”. il pensiero umano può essere assoluto, a condizione che pensi in modo corretto la verità [come non risulta fare il neoparmenidismo”.
  6.] scrive il card. bagnasco: “non si riesce a comprendere tale demolitoria lena nei confronti delle religioni, e di quella cristiana in particolare”. per severino gli immutabili tramontano per la liberazione del divenire, cioè della potenza, con la quale l’uomo è identificato.
7.] scrive il card. bagnasco: Noi crediamo che l’aver messo da parte ciò che ha in sé lo statuto epistemologico dell’assoluto non sia fino ad oggi servito a dare plausibile spessore morale ad una società inquieta e convulsa”. l’intenzione del neoparmenidismo non è quella di dare “spessore morale ad una società inquieta e convulsa”, ma di negare il valore della morale inteso come rimedio ad un divenire che non esiste. negato il divenire non serve la morale. il neoparmenidismo, negando il divenire, nega l’uomo, e infatti dice che l’uomo è un errore. si può dire che la condizione opportuna dell’uomo per il neoparmenidismo [una condizione amorale] è quella passiva. un limite del neoparmenidismo sta nel riconoscere al divenire una condizione/dimensione esclusivamente speculativa, quando invece l’uomo è in se stesso pulsione e moralità, divenire come vita attiva.