esposizione sintetica del neoparmenidismo e sua critica
1.] secondo il neoparmenidismo tutto è eterno e, si può dire, anche immutabile.
2.] secondo un errore, essendo l’uomo errore, per ricercare la potenza, viene introdotto dall’uomo il concetto di divenire.
3.] una volta introdotto, questo concetto non può avere limiti, perché il divenire è potenza per l’uomo, e quindi non può esserci un immutabile che limiti questa potenza [questo è il concetto “abissale” del neoparmenidismo nella sua interpretazione del nichilismo, concetto di cui è una declinazione il discorso sulla prescienza di dio, che renderebbe “meno nulla”, riempiendolo dell’essere della previsione, il nulla presupposto del divenire].
4.] neppure la tecnica è un immutabile: è solo un modo con cui l’uomo libera la potenza del divenire, si appropria del divenire, si identifica al divenire.
5.] la tecnica edifica, sul presupposto del divenire, non un immutabile, ma una “civiltà”, che a causa del divenire stesso potrebbe cessare: per questo l’uomo si volge infine al pensiero dell’eterno, come a quell’eterno che rende eterno l’errore, la sua volontà [di potenza], l’errore del divenire, e il suo frutto: la civiltà della tecnica, resa ora stabile dal pensiero di essere stata decisa dal destino dell’eterno.
 
critica
 
6.] tutto è eterno perché, secondo il neoparmenidismo, l’essere ha una dimensione temporale, di durata, per cui ciò che è deve rimanere, essere, ciò che è [rimanere immutabile secondo l’esistenza], in eterno, per non essere altro da sé, secondo il principio di identità e di non contraddizione [di cui severino fa uso nella fondazione del suo sistema, al di là della sua critica con riferimento ad aristotele/quello di severino sarebbe il “vero” principio di non contraddizione].
7.] l’episteme va oltre, e si chiede perché esiste ciò che esiste. esso esiste perché viene all’esistenza. da dove ? dall’esistenza stessa, che è eterna. ma il venire all’essere dell’essere è una forma di divenire [detto primario] interno allo stesso fondamento [auto-fondamento] dell’essere.
8.] quando questo divenire si correla esternamente all’essere, l’ente diviene come condizione di coerenza per l’essere immutabile. è questo che pone il divenire fuori di sé. “esternamente” perché l’auto-fondamento [dell’essere che viene all’essere dall’essere] produce essere fuori di sé, come proiezione esterna della differenza tra essere ed essere interna all’essere.
9.] esistono quindi sia il divenire che l’essere immutabile, come vuole la metafisica tradizionale.
10.] il nichilismo di cui parla severino esiste, e consiste nella non corretta definizione del rapporto tra divenire ed essere immutabile.
11.] il divenire non travolge ogni essere immutabile per la potenza dell’uomo [e non si comprende perché il divenire dovrebbe far convergere questa potenza sull’uomo anziché travolgerlo, come accade nella storia, con la guerra, ad esempio, che conduce alla morte di alcuni uomini, forma di divenire che li travolge/severino direbbe che questa convergenza avviene perché è l’uomo che evoca il divenire. in questo senso l’uomo sarebbe il divenire che tutto travolge, secondo una interpretazione hegeliana e freudiana dell’uomo come dio che introietta l’Intero totemicamente, incluso dio].
12.] esistono limiti assoluti al divenire, posti dall’essere immutabile che “sta sopra” [epi-stemicamente] al divenire, e dall’alto esso "protegge" dal divenire [posizionandoli strutturalmente] dio e l’uomo. il divenire primario è infatti interno all’essere immutabile, lo fonda e non lo travolge, ed esso quindi limita dentro di sé il divenire.
13.] l’errore consiste nel considerare il divenire come potenza che travolge l’essere immutabile come quel creato che scaturisce dal divenire [il travolgimento del creato viene proiettato sulle strutture della metafisica, sull'essere assoluto, come rileva il card. bagnsco con la distinzione tra assoluti trascendenti - che non possono essere travolti - e assoluti terreni - che vengono travolti, se non protetti]. vi scaturisce [creatio ex nihilo], e quindi potenzialmente può esservi ricompreso [il creato riassorbito potenzialmente nel nulla], ma dio lo protegge, fino a quando lo pone in paradiso, fondando la creazione direttamente sull’essere immutabile.
14.] segue una matrice che spiega la posizione speculativa del neoparmenidismo e dell’episteme:

neoparmenidismo metafisica tradizionale nichilismo della filosofia contemporanea neoparmenidismo
esiste sia il divenire che l'essere immutabile:
il neoparmenidismo rileva un uso nichilistico
dei concetti di divenire e essere immutabile.
esiste solo il divenire. l'essere immutabile viene negato perchè
limita il divenire. severino definisce il divenire solo nella sua
interpretazione nichilistica [entrata e uscita del'ente rispetto al nulla].
esiste solo l'eterno [o essere immutabile]. in particolare
severino afferma la pluralità degli enti, e l'eternità
del loro apparire nel loro divenire concreto. tutto ciò
che esiste e appare è eterno. se l'ente diviene rispetto al
nulla, anche severino quindi entifica il nulla.
episteme metafisica tradizionale nichilismo della filosofia contemporanea [e neoparmenidismo] episteme
esiste sia il divenire che l'essere immutabile:
l'episteme rileva che i concetti sono usati
nichilisticamente, ma sono validi nella loro
essenza.
esiste solo il divenire o esiste solo l'eterno [neoparmenidismo]. è vera la
critica neoparmenidista al nichilismo della filosofia antica e contempo-
ranea, ma è nichilistica anche la concezione dell'eterno di severino,
con la quale egli entifica il nulla che corrisponde al futuro.
esiste sia il divenire che l'essere immutabile, e il loro rap-
porto deve essere ridefinito. esiste anche una concezione
non nichilista del divenire, che entrata e uscita dell'ente
rispetto all'essere.