index_r1_c2
home page_[...]
La storia della filosofia

Il pensiero filosofico ha accompagnato il genere umano nella storia: sono cambiate le epoche, i costumi, a volte anche i valori, e tutto ciò si è riflesso nella filosofia, che ha rispecchiato il proprio tempo, vivendo la tensione tra due moti opposti:

- fare tesoro del passato, cercando di leggere la comprensione degli accadimenti storici e della società per trarre indicazioni utili di vita, allo scopo di raggiungere un modo di vivere degno dell’uomo e corrispondente all’essenza (natura profonda) dell’uomo. A questa concezione della filosofia appartiene il culto della Tradizione: la società non deve progredire ulteriormente, ma deve vivere secondo i valori tradizionali, riempiendo la terra di ogni bene materiale e spirituale;
- produrre un cambiamento nel presente, allo scopo di indicare alla società la direzione da seguire per determinare il proprio futuro, visto come una meta escatologica (tale anche in senso laico) da raggiungere per ottenere la felicità in terra. A questa concezione della filosofia appartiene il culto del Progresso: la società deve progredire incessantemente, i valori cambiano e il sacrificio delle generazioni passate e presenti è giusto e deve avvenire, perché le generazioni future possano vivere in modo sempre più perfetto.

Nella tensione conflittuale tra passato e futuro, tra tradizione e progresso, tra etica e tecnica, Severino vede il problema culturale di fondo del nostro tempo, problema che secondo lui dovrebbe strutturare l’insegnamento della filosofia e, più in generale della cultura, nella scuola.
Ma si può giungere ad una sintesi tra i due estremi ?

- a favore della Tradizione si osserva che i valori non cambiano, perché la natura dell’uomo rimane sempre la stessa. Ad esempio, in ogni epoca ci sono state le guerre, ed esse, pur essendo fatte, sono sempre state considerate come un male da evitare. Perché inoltre le generazioni presenti dovrebbero sacrificarsi per le generazioni future, se oggi è possibile che, con la tecnica e l’economia, tutti gli uomini possano vivere in modo dignitoso ? E se ogni generazione futura è sempre anche presente, quale sarebbe la generazione ultima, che dovrebbe godere degli forzi passati ? Il progresso tecnologico è davvero illimitato ? La tecnica è realmente “onnipotente”, oppure la presunta onnipotenza della tecnica è solo un’espressione provocatoria e retorica ?
- a favore del Progresso si osserva che esso non è mai realmente ostacolato dalla Tradizione. Il cambiamento dei valori può non costituire affatto un progresso, ma il desiderio di scambiare il bene con il male. La Tradizione non ostacola il Progesso in sé, ma quella concezione del Progresso, che vuole cancellare la Tradizione e, con essa, stravolgere la natura dell’uomo, ciò che è possibile desiderare, con la manipolazione genetica e con la violenza, ma non è possibile realizzare, perché la natura dell’uomo è legata alla Natura, che, forse immutabile, l’ha strutturata in modo forse immutabilmente limitato e mortale. Aristotelicamente, si può dire che lo scienziato può mutare il DNA dell’uomo, ma non potrà mai giungere ad una “forma” alternativa e equivalente alla “forma” attuale dell’uomo, la cui essenza è già “prefetta”. In altre parole, l’immortalità, se esiste, potrebbe essere solo per l’al di là, e mai anche una possibilità (tecnica) per l’al di qua.


La storia della filosofia viene suddivisa in periodi, che corrispondono alle diverse e principali epoche della storia:

- l’età antica è caratterizzata dalla filosofia greca e dal problema dell’essere, inteso come principio e sostanza. Inizia nel VI secolo a.C. e finisce nel III secolo d.C., e racchiude filosofi come Parmenide, Socrate, Platone, Aristotele, Plotino. Scuole e indirizzi della filosofia antica sono il platonismo, l’aristotelismo, lo stoicismo, l’epicureismo, lo scetticismo e il neo-platonismo;
- l’età medioevale è caratterizzata dall’interpretazione filosofica della fede cristiana. Inizia nella metà del IV secolo (ma già anche prima) e finisce nel XIV secolo. Essa racchiude filosofi come S. Agostino (il maggior rappresentante della Patristica) e S. Tommaso d’Aquino (il maggior rappresentante della Scolastica);
- l’età rinascimentale e moderna, caratterizzata dal problema della natura, del cosmo e dell’uomo. Essa va dal XV secolo al XVIII secolo. Racchiude filosofi come Cartesio, Hobbes e Kant. Appartiene a questo periodo l’Illuminismo (XVIII secolo);
- l’età contemporanea, caratterizzata da varie tematiche, come il dispiegamento di Dio, dello spirito e dell’infinito nella storia (romanticismo), lo statuto filosofico della scienza (positivismo), le origini dell’uomo (evoluzionismo), eccetera. Questo periodo va dal XIX secolo fino ad oggi, e in esso si pongono il problema di Dio, della tecnica e del senso della vita (esistenzialismo). Esso racchiude filosofi come Hegel, Marx, Nietzsche, Heidegger e Severino.


Perché la tecnica costituisce un problema filosofico ?
Essa facilita la vita (sostituendosi al lavoro e sollevando i lavoratori dalla fatica), allunga la vita (con il benessere materiale) e salva la vita (con la medicina). La tecnica, inoltre, operando una manipolazione della natura, fa credere all’uomo, che appartiene alla natura e che imputa ai meccanismi del DNA il fatto di essere mortale, che sia possibile manipolare il DNA fino al punto di riuscire a ottenere l’immortalità e anche la felicità. Per cui la tecnica tende a sostituirsi a Dio nell’immaginazione dell’uomo, nei suoi sogni e desideri. Ciò costituisce un problema, perché, mentre l’uomo rivolge alla tecnica, anziché a Dio, le sue speranze, egli sente di non aver più bisogno di Dio (che è per molti uomini il fondamento dell’etica), per cui egli trasgredisce quei precetti religiosi e morali, che secondo la fede sono il fondamento della salvezza ultraterrena. Cercando, con la tecnica, l’immortalità nell’al di qua, l’uomo ritarda all’infinito il suo incontro con Dio, e ritiene anzi che, potendo ottenere già la felicità nell’al di qua, Dio non serva, e quindi neppure esista. Ma la tecnica è davvero onnipotente ? Non ci sono limiti al suo sviluppo ? Non è quello dello scienziato, che si sente onnipotente, solo un sogno, simile a quello che fa credere a molti uomini nel potere della magia ? La Natura è infinitamente manipolabile ? Sono questi problemi urgenti, perché, nell’attesa che la tecnica conosca i meccanismi del DNA, essa, manipolandolo per studiarlo, può creare “mostri”, cioè esseri viventi senza “forma” (aristotelicamente intesa), ovvero con una forma non corrispondente a quella stabilita dalla Natura per poter vivere senza deficit mentali e corporei. E per evitare questi “mostri”, lo scienziato sopprime l’essere vivente manipolato [embrione].
Sostituendosi al lavoratore, la tecnica lo solleva dalla fatica del lavoro. Ma l’uomo trae dal lavoro i redditi per poter sopravvivere. Ecco che così la tecnica, che si presenta come amica, diventa nemica: le macchine creano disoccupazione. Il rapporto tra economia e tecnologia si fa problematico:


- da un lato, la tecnica costringe, positivamente, il lavoratore ad adattarsi alle nuove tecnologie, e quindi a far progredire le sue competenze lavorative;
- dall’altro, i vecchi lavori e lavoratori scompaiono, senza essere affatto sostituiti con dei nuovi lavori e lavoratori, perché la macchina, oltre a migliorare la qualità e i costi della produzione, essa stessa produce i beni, sostituendosi all’uomo.


Attraverso la tecnica, inoltre, l’uomo e la società possono manipolare e controllare ogni aspetto della vita, riempiendo di angoscia il genere umano, per la pervasività della Tecnica, che viene così chiamata “Grande Fratello”, sottointendendo, con questa espressione, una tecnica che, con la scusa di essere amica dell’uomo, perché lo serve, ed è quindi “fratello” dell’uomo, soffoca in realtà la sua libertà, facendosi pervasiva, e consentendo così al potere politico ed economico di “controllare” il cittadino. Argine allo strapotere della tecnica è il diritto, che, ad esempio, con le leggi per la tutela della privacy, evita che il potere possa giungere a conoscere la vita privata della genete comune. Attraverso la tecnica, infatti, non solo lo scienziato può sentirsi “onnipotente”, ma il potere politico ed economico può sentirsi “onnisciente”, acquisendo e controllando ogni informazione e comunicazione umane. Per questo si dice comunemente (è la tesi forte di Severino) che il potere della Tecnica tende a sostituirsi al potere di Dio, garantendo onnipotenza e onniscienza a chi ne detiene il controllo. Argini contro il potere tecnologico ed economico sono anche le religioni tradizionali, che ricordano all’uomo che Dio non può essere sostituito dalla tecnica, perché questa ha gli stessi limiti dell’uomo e dell’universo (come l’entropia, cioè l’universale e progressiva perdita di energia del cosmo), mentre Dio è per definizione insostituibile. Per questo il vero potere della tecnica è solo suggestivo. Essa appare, oggi, come il vero unico “oppio” dei popoli progrediti.
[...]_home page