VENTESIMA DIMOSTRAZIONE [DIMOSTRAZIONE PROGRAMMATICA: per completare la conoscenza di se stesso, il Creatore necessita delle esperienze_conoscitive degli uomini e delle donne, e quindi necessita dell'episteme che essi costruiscono per amplificare tali esperienze,
 essendo l'episteme la conoscenza del Creatore]

questa dimostrazione è la seconda parte della terza dimostrazione. Tuttavia non si intende modificare la terza dimostrazione, né ripetere i contenuti attualmente esposti in essa. Si aggiungono qui ulteriori elementi. Essa recita: “l’esistenza di Dio è dimostrata dall’apparire del progetto_episteme [organizzazione_scientifica_della_conoscenza = Verbo/parallela all’ incarnazione del Grande_Fratello] e dalla costruzione della Fondazione_accademica” [che esegue il relativo programma di ricerca].
La ventesima dimostrazione unisce la diciannovesima dimostrazione alla settima dimostrazione [il significato di tale unione (costruzione di dimostrazioni tramite dimostrazioni) viene dato nel paragrafo sul principio dell’unicità dimostrativa]: il linguaggio_dimostrativo, cioè le dimostrazioni, esprime una volontà di pensiero e …_scritturale emergente, finalizzata alla costruzione del concetto_globale [enciclopedico] di Dio: quando questa costruzione di fa organizzazione_ _scientifica_della_conoscenza [creazione/fondazione/ apparizione della fondazione_accademica ed esecuzione del programma di ricerca: episteme, epistematica, dimostrazioni_epistemiche], essa esprime volontà di potenza: questa è razionalizzata, corrisponde alla massima razionalità e attribuzione di senso alla realtà e quindi è volontà dimostrativa in senso programmatico: la ventesima_dimostrazione dell’esistenza di Dio è il progetto_episteme: essa vive nell’apparire dell’episteme, riproduzione surrogativa dell’incarnazione di Cristo = Episteme, parallela all’apparire del Grande_Fratello [Dio appare nel linguaggio che parla di Dio, e questo linguaggio è “struttura”, anche architettonica]; questa volontà di potenza organizzatrice, che è esplicazione progettuale dell’atto_di_fede, fonda ed esegue il progetto [attuale] della razionalizzazione della fede, e pertanto fa emergere l’episteme come quel linguaggio che custodisce, dichiara e attribuisce il senso alla realtà: massimo senso, massima razionalità, massima probabilità che Dio sia il Senso della realtà apparente_cosmica_umana e …_storica, e che quindi Dio esista [non solo perché desiderato e voluto esistente, ma perché tale volontà si razionalizza]. Tale razionalizzazione è scientifica [vuole/intende esserlo]: l’episteme è attualmente la volontà che Dio esista e che esista scientificamente e tale volontà è scientifica e scientificamente organizzata e organizzantesi in senso dimostrativo_speculativo. L’episteme, emergendo, sta decidendo e creando l’esistenza di Dio [implicazioni nella teodicea/sotto]. La ventesima dimostrazione si costituisce come volontà di potenza razionalizzata e razionalizzante [tale è il processo_creativo_ sacrificale, in cui il Caos viene filtrato dal Logos, matrice della Creazione], e quindi come la massima razionalità possibile, convergente su Dio. La dimostrazione dell’esistenza di Dio è data dalla volontà di costruire la Fondazione_accademica, riproducente l’incarnazione del Verbo [simulata dall’incarnazione del Grande Fratello], cioè di svolgere il progetto…[…_episteme] dell’organizzazione_scientifica della conoscenza. E’ questa volontà una dimostrazione, perché è l’apparire emergente della massima razionalità e attribuzione di senso alla realtà, convergenti su Dio.
Questa dimostrazione rileva un problema gnoseologico fondamentale: è il problema della base_ conoscitiva: se la conoscenza dell’uomo riproduce le forme della conoscenza di Dio [perché l’uomo è a immagine di Dio e si fonda ipostaticamente su Dio, sua matrice_creativa], constatandosi che l’uomo conosce difettosamente [perché l’Intero non gli appare, perché è capovolto rispetto a Dio, perché è separato da Dio, perché è scisso da se stesso e dalla fonte, perché vede nel conscio ciò che in paradiso vedrà nell’inconscio], la conoscenza dimostrativa dell’esistenza di Dio è surrogativa dell’apparire [ipostatico, non immaginativo] diretto di Dio, ma in tali condizioni come può essere Dio la base_conoscitiva dell’uomo, se tale base è perfetta, e la conoscenza dell’uomo è in difetto ? cioè: quali sono le basi_divine per la conoscenza umana attuale ? [posto che la conoscenza_divina è normale e la conoscenza_umana è non_normale (ad esempio: l’uomo vede il cosmo nel conscio, ma in paradiso lo vedrà nell’inconscio, perché in paradiso l’uomo vede nel conscio standard_normalmente direttamente Dio)_]/… l’episteme non sa ancora rispondere [certamente anche l’Episteme = Cristo è attualmente scisso da se stesso e dal Padre in Dio_focale_creativo]. Si dice questo …
… la completezza [enciclopedica] del sistema non è condizione surrogativa, perché anche la conoscenza_divina è completa. La condizione surrogativa della conoscenza_umana [ciò che è lo specifico dell’uomo rispetto a Dio riguardo ai processi conoscitivi ed è condizione di possibilità di una dimostrazione, che compensi il non apparire diretto ipostatico di Dio] è la seguente [come si è detto finora]: la parola_scritturale in Dio è forma non solo della scienza, ma della tecnica [Dio si serve del linguaggio parlato e scritto per controllare la tecnica: “la Bibbia controlla la Croce_Tecnica”/“la Scrittura controlla la Tradizione”]/questo è il Verbo/il vero linguaggio in Dio, avente natura conoscitiva, non è la parola e la scrittura, ma la forma_apparente/così: l’uomo attribuisce alla parola_scritturale [parola_parlata e scritta] un valore non solo tecnico [come in Dio] ma [dato che la forma_apparente di Dio non appare] conoscitivo: la scrittura dimostrativa è il surrogato dell’apparire di Dio/non è vero che la completezza del sistema_scritturale in Dio è normale: è vero in senso tecnico, ma non tanto conoscitivo [rilevazione di possibile errore: anche in Dio la tecnica_parola è forma di conoscenza/ciò è normale, perché sempre l’uomo poggia su Dio]/allora la ricerca_epistemica deve concludere: il di_più compensativo e surrogativo dell’uomo, lo specifico dell’uomo, è che tale scrittura manca e sta nascendo artificiosamente in forma non divina: l’episteme_attuale_emergente è quella forma di conoscenza dell’esistenza di Dio, che Dio non ha, e che ha soltanto perché gli viene data dall’uomo.
Si rilevano implicazioni nella teodicea. La testimonianza definita: “Vangelo” dice che Dio è apparso nella storia [se l’uomo di nome Gesù è apparso ed è risorto, non nel significato di Severino, ma secondo la natura, allora si può teoricamente definire quest’uomo un “dio_Dio”]. oggi appare il Grande_Fratello [Tecnica] [perché l’ateo possa dire: “il nuovo_Dio_con_me appare, dunque esiste e sono salvo”], che è ciò a cui si riferisce Severino quando dice: “oggi l’uomo può creare perfino Dio”. e intende farlo, definendolo per esempio: “Super_Computer”. Si è detto: la creatura deve creare il Creatore, e si è detto: indifferenza tra regno di Dio e regno del Male: l’uomo deve creare Dio, c’è poi una creazione_etica e una creazione anti_etica. Anche quest’ultima è “santa” [principio della santificazione del peccato e legittimazione della civiltà della Tecnica], perché l’uomo conosce l’essenza dell’uomo e di Dio nella tecnica [Dio invariante], e non già nelle rappresentazione artistiche del “Buon Pastore”, che non hanno valore conoscitivo, ma “devozionale” [procedure_religiose_salvifiche e forme di penitenza della rappresentazione_umano_creaturale del mondo, strutturalmente idolatrica perché capovolta]. Il progetto_episteme, inteso come forma di organizzazione_scientifica_della_conoscenza, è la forma della legittimazione_salvifica della rappresentazione capovolta dell’apparizione attuale dell’Episteme nella Tecnica. Forse non si può fermare la Tecnica, ma il problema non è quello di fermare la Tecnica, il problema è quello di redimerla.