Caratteri kantiani della gnoseologia epistemica: la sintesi tra realismo e idealismo (p17)

La teoria della conoscenza epistemica si fonda su basi kantiane.
La conoscenza è soggettiva (strutturalmente, perchè essa appartiene solo al soggetto, cioè ad una condizione di invalicabile interiorità), e il principio (l'esistenza pura) esiste, come noumeno (cioè ente-non-conoscibile) anche per Dio (anche Dio ha limiti assoluti alla conoscenza).
L'episteme però opera un allargamento del kantismo alla metafisica e alla teologia, in cui il "dato empirico" è il linguaggio (le parole "Dio", "trascendenza", "Uno", sono vere perchè significanti ...: teoria dell'uso linguistico, criteri emozionali di senso, in sostituzione della sostanza, ecc.: principio speculativo della verità del desiderio).
Lo spazio e il tempo (fondazione epistemica della scienza) sono oggettivi, perchè le categorie sono la struttura della mente, e questa riproduce il reale (perchè il reale analitico si auto-duplica nella mente digitale, o sintetica, o puntiforme), per cui alle categorie soggettive interiori (kantiane) corrispondono le forme oggettive esterne (aristoteliche).
Infine, si aggiunge che la fede, riportando una condizione della Creazione ("sono uscito dal Padre e rientro nel Padre", dice il Figlio), svela il modo con cui Dio, ipostaticamente (cioè ciclicamente), rompe il proprio solipsismo per aprirsi al nuomeno (principio): il Figlio esce dal Padre, opera la propria panteizzazione della realtà (Parmenide: conoscere significa identificazione - parziale - tra pensiero ed essere), e così ritorna nel Padre ("arricchito" dell'oggetto esterno alla Trinità).
L'interpretazione idealistica del criticismo (incentrata sull'assolutizzazione dell'io- penso) non è corretta dal punto di vista esegetico, ma è certamente a rilevanza epistemica (posto il fatto che, applicando la rivoluzione epistemica, si applica Kant a Dio e quindi l'io-penso è il Logos), fatto salvo il realismo:

- l'episteme è forma di idealismo, perchè la conoscenza di Dio (e dell'uomo) non può che essere soggettiva;
- l'episteme è forma di realismo perchè, sulla base del principio ("realistico") fondamentale, per il quale Dio non è il principio (cioè l'esistenza pura), tale distinzione fonda: la differenza tra il Padre e il Figlio (distinzione assoluta e irriducibile); il fatto che sulla base di tale differenza il Padre può conoscere oggettivamente l'alterità del principio in base all'alterità oggettiva del Figlio, e lo conosce in modo soggettivo attraverso la sintesi trinitaria (in cui lo Spirito Santo opera, evidentemente, come sintetizzatore).

E' del tutto evidente che un soggetto può identificarsi all'oggetto, solo in parte, e a più oggetti e soggetti contemporaneamente, solo sulla base della riforma del principio- di-non-contraddizione (sesta dimostrazione), la quale, operando lo s-doppiamento dei termini di una identità (condizione gnoseologica idealistica) e di una differenza (salvaguardia realistica dell'identità personale: la panteizzazione di Cristo non esaurisce Cristo, ne coinvolge solo una parte; l'episteme non è una forma di panteismo cristologico, ma semplicemente sfrutta/usa lo schema del panteismo in funzione risolutiva del problema gnoseologico fondamentale, cioè la soggettività del conoscere e le possibilità di una sua oggettività), e ulteriori s-doppiamenti, consente quindi al soggetto di conoscere l'oggetto, identificandosi ad esso (idealismo), e nel contempo rimanendo distinto da esso (realismo).