condizioni generali di una [della] teoria epistemica della realtà e della conoscenza
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“… il presupposto naturalistico è l’alterità originaria dell’essere al pensare” [Vigna, “Il frammento e l’Intero”, Vita e Pensiero, cap7: Attualismo, problematicismo, metafisica]. Si ritiene che tale definizione sia impropria, perché la natura è materialismo, e l’essere non è l’apparire: si deve invece parlare di presupposto esistenzialistico, ed esso è corretto.
nell’epsiteme, la differenza tra oggetto e soggetto deriva dalla differenza tra oggetto e oggetto:
 
1.] Heidegger la pone come differenza tra essere ed ente [differenza ontologica], definisce il primo astratto e quindi [secondo l’interpretazione di Heidegger data da Severino] “senza fondamento” e “irrazionale” [la differenza ontologica potrebbe essere differenza tra concreto_ente e astratto_essere_in_sè, o principio] ;
2.] l’episteme definisce l’astratto dell’essere_in_sé come auto_fondamento di tutto ciò che esiste e razionale, ma pone l’ulteriore differenza tra essere ed essere, perché l’auto_fondamento è insieme fondante e fonfato [differenza protologica tra l’astratto e l’astratto, cioè sottrazione del principio al principio] [tale differenza precede quella dell’auto_inclusione];
3.] questa differenza protologica [la differenza tra il principio e se stesso, nelle sue componenti, hegelianamente descritte, di essere, nulla e divenire] è il cuore dell’episteme: su di essa si fonda:
 
a.] l’assoluta differenza [di individuazione, non di sostanza e forma] tra le persone trinitarie;
b.] tra il Creatore e le creature e tra queste [pluralità delle auto_coscienze, negata da Severino]: io sono me stesso, io non sono te né io sono Dio, tutti siamo esistenza, ma poiché questa differisce da se stessa [differenza protologica], tutti siamo la stessa cosa e, insieme, siamo assolutamente differenti;
c.] quindi, la riforma del principio di non contraddizione [una cosa può essere identica e, insieme, diversa rispetto a se stessa, in modo ordinato], del principio parmenideo [l’essere è, ma anche il nulla è, ovvero l’essere può non essere, in modo ordinato] e l’ammissione del divenire.


testo

tali condizioni sono le seguenti:

 
1.] l’episteme deve essere una sintesi tra realismo [teoria del noumeno] e idealismo [teoria del soggetto in senso gentiliano];
2.] il noumeno non deve risolversi nel soggetto, ma deve permanere nella sua assoluta oggettività;
3.] il soggetto deve poterlo conoscere perfettamente, come dice Severino [paradossalmente, giacchè Severino non crede in ciò che segue]: “il pensiero è come un uomo che deve poter saltare al di fuori dalla propria ombra” [oggettività assoluta e contestuale sua conoscenza assoluta] [se tale condizione non è soddisfatta, Dio non può essere onnisciente, a meno che tutto non si risolva in Lui, e così l'uomo si fonde con Lui non secondo la mistica plotiniana (che per questo è nichilistica), ma secondo l'annullamento dell'uomo, e la Trinità stessa si annulla, perchè il 3 esiste solo se l'1 è diverso dall'1: quel "saltar fuori dalla propria ombra" deve potersi realizzare];
4.] la teoria epistemica della conoscenza deve far prevalere il pensiero [dell’essere] sulla percezione [dell’apparire], e non deve confondere il pensiero con il linguaggio;
5.] tale teoria deve spiegare il processo della conoscenza, come contestuale azione tra pensiero, linguaggio e percezione;
6.] essa inoltre deve spiegarlo come momento trinitario: non si può risolvere la condizione del punto 3.] esaurendola in un solo soggetto: ci deve essere l’apporto di tre soggetti [e qui sta il limite del presente episteme, che non ha saputo usare l’apporto dello Spirito santo];
7.] la posizione del noumeno non è forma di naturalismo, perché il naturalismo [da natura] significa physis, e la physis non è l’archè, che la precede;
8.] la chiusura del noumeno/oggetto [= esistenza_pura] su se stesso, si riproduce nella chiusura del soggetto su se stesso, aperto trinitariamente. nella differenza tra le tre persone sta la differenza tra oggetto e soggetto, condizione per la conoscenza tra essi e per l’auto_conoscenza delle singole persone;
9.] il fenomeno è la rappresentazione soggettiva trinitaria, estatica e erotico_edonistica [= piacere nella Carne di Cristo], posta essa stessa come oggetto, in cui non si esaurisce il ruolo del soggetto, ma piuttosto quello del linguaggio [= Verbo/Figlio] e della percezione. per cui tra il noumeno [che ha una struttura, e questa è sia esterna che interna ad esso, ed è l’Intero fino a Dio] e il fenomeno [l’Intero come rappresentazione dell’Intero] sta il pensiero = Dio_Padre, che si riproduce nel Figlio [linguaggio in senso lato = pensiero, linguaggio in senso stretto, percezione]. il piacere della Carne fa acquisire a Dio la consapevolezza che il noumeno [che esiste perché si riproduce nel soggetto come nome e idea che da esso escono verso la realtà esterna, conosciuta schematicamente e trinitariamente] è, nella sua assoluta oggettività, l’astratto irriducibile. ovvero: la Carne è in Dio panteisticamente “cosalità”, e in questa appendice di Dio, coeterna al Verbo, Dio ha in se stesso un elemento soggettivo di tipo “esteriore” [un “osso”], e così Dio, incorporando per identificazione panteistica [limitata al Verbo e alla Carne] la “cosa”, può così conoscere il noumeno come assoluta “cosalità esteriore” e astrattezza sostanziale. nel piacere il fenomeno viene ad essere de_sostanzializzato, e si ritiene che tale sia la condizione perchè Dio e l'uomo possano intuire che il principio, cioè l'esistenza, in se stesso è assoluta astrazione, ovvero essere che è perchè necessariamente deve essere, ma non come "cosa" [l'acqua di Talete è già physis, e non più archè, essa è il concreto, non l'astratto, nè questo è spirito, perchè lo spirito è nome diverso dall'esistenza, e quindi viene dopo di essa], bensì come necessità_auto_esistenzializzantesi in se stessa come pura necessità che qualcosa ci sia, e la prima cosa è tale necessità stessa. l'Intero poi viene alla luce, perchè tale necessità contiene la logica, in quanto è razionalmente soggetta alle leggi della logica [auto_coerenza della necessità].

nota_1

la conoscenza oggettiva [il "saltar fuori dalla propria ombra"] potrebbe realizzarsi così:

1.] l'oggetto è esterno al soggetto;
2.] l'oggetto si riproduce nel soggetto;
3.] nel soggetto si riproduce anche la relazione tra oggetto e soggetto;
4.] quindi dentro il soggetto c'è un oggetto esterno al soggetto;
5.] solo una cosa l'episteme non sa: come può il soggetto sapere che la cosa di quel nome/idea dell'oggetto [riproduzione della cosa] sta esterno a lui, se, pur essendo la relazione esterna riprodotta internamente, non esiste questa relazione se non come conosciuta in modo interiore;
6.] ma forse questo è un falso problema: ...
7.] ... il soggetto esce dall'ombra, perchè ciò che è esterno all'ombra si è già riprodotto nel soggetto con l'ombra e il soggetto, trinitariamente e binariamente: nel primo caso [Trinità], c'è la relazione tra soggetto e soggetto [tra Padre e Figlio e tra Figlio_Verbo e Figlio_Carne]; nel secondo caso [due nature di Cristo], c'è la relazione tra oggetto [ciò che è esterno all'ombra e che si riproduce nella Carne] e soggetto [Figlio];
8.] come si vede manca il ruolo dello Spirito Santo;
9.] questo è naturalmente di sintesi [anche in senso hegeliano].

nota_2

si riflette sul fatto che un noumeno esterno a Dio non è condizione di naturalismo ["presupposto naturalistico" come condizione di esteriorità di un oggetto al soggetto], perchè:

1.] l'archè precede Dio e la physis;
2.] il principio non è cioè la natura;
3.] se un oggetto [che poi nel principio è l'esistenza astratta, ovvero un oggetto totalmente s_materializzato, ma non si può parlare per questo di im_materialismo] è differente da Dio, ciò è condizione perchè:

a.] anche il soggetto sia un oggetto [= esistenza/esistente];
b.] i soggetti/persone siano differenti tra loro e le persone trinitarie differenti dalle anime_creaturali, tutti rispettivamente oggetti rispetto a se stessi e anche per se stessi [auto_coscienze].

4.] infine, si dice che dal principio derivano sia la trascendenza che l'immanenza, e che ...
5.] nè la prima nè la seconda sono epistemicamente definite in relazione al Creato perchè ...

a.] pur essendo aperto il problema di capire se la differenza tra l'esistenza del Creatore e l'esistenza della creatura sia solo in relazione al loro rapporto con il principio e la fonte, o non anche una differenza di tipo "qualitativo" [analogia classica], ...
b.] si ritiene che, posta la differenza tra le dimensioni quantitative tra Dio e il Creato [infinito, ma infinitesimale rispetto a Lui], tale differenza sia sufficiente per capire che l'episteme è il punto di vista di Dio e che in nessun modo i principii epistematici e epistemici [l'epistematica è la scienza dell'episteme] si discostano dal pensiero cattolico, nè secondo i dogmi e le intenzioni del magistero_ecclesiale, nè secondo le loro implicazioni di etica [l'etica_epistemica è solo la spiegazione razionale (= fondamento razionale) dell'etica_cattolica, e questa è l'unica possibile etica universale, o "globale", perchè cattolico = universale].