La struttura fondamentale dell'episteme: lo schema quadripartito (p13)

Nella storia del pensiero lo schema quadripartito (mondo divino, Dio, mondo umano, uomo) è già stato applicato. Platone, ad esempio (ed è l'applicazione fondamentale, per la quale si può dire che la filosofia platonica è in assoluto la più evoluta, essendo in difetto rispetto a Plontino solo per la "staticità" cui sono soggette le ipostasi metafisiche della realtà divina), distingue tra l'Uno e il Demiurgo, e tra il Demiurgo e l'iperuranio, per cui si può dire che Platone pone la distinzione tra Dio e le altre realtà necessarie (definite più sopra: mondo divino e reale-in-creato, al cui centro l'episteme pone Dio).
La filosofia cristiana, invece, ha utilizzato lo schema tripartito: Dio, mondo umano (creato) e uomo. Questo schema ha posto il problema della compatibilità delle dottrine  non cristiane (Aristotele, Spinoza, Hegel, ecc.) con il cristianesimo.
La reintroduzione epistemica dello schema quadripartito consente di determinare tale compatibilità: posto uno schema terico della realtà (Aristotele, Spinoza, Hegel, ecc.), tale per cui la realtà del mondo non viene fatta derivare dal processo creativo di Dio, allora tale schema non si riferisce al mondo umano (creato da Dio), ma al mondo divino (non creato da Dio), riflesso negli schemi di Dio che, ereditati dall'uomo, sono (in modo inappropriato) proiettati nel mondo (umano) apparente. Ciò significa che Aristotele, Spinoza ed Hegel, in quanto trattano di un mondo non creato (secondo la creatio-ex -nihilo), non stanno trattando del mondo umano, ma del mondo divino, proiettato in quello umano.

Lo schema quadripartito spiega l'origine del mondo: esso non è frutto dell'originalità di Dio (non esiste "fantasia" nel processo creativo: tutto è razionalità e "struttura"), ma deriva dal fatto che, come Dio è collocato all'interno di un mondo (concetto "esteso" di mondo: esistenza, essere e cosmo ...), così l'uomo, e il mondo umano deriva dal mondo divino.