I processori dimostrativi (p10)

L'episteme si serve di concetti come "trascendenza", "Uno", "Diade". La loro esistenza deve essere dimostrata. Si osserva che le dimostrazioni seconda, terza e settima non dimostrano solo l'esistenza di Dio, ma l'esistenza di ogni concetto metafisico, posto all'interno delle dimostrazioni stesse. Esse sono quindi "dimostrazioni gnoseologiche" (a valenza conoscitiva), e sono dette "processori" perchè sottopongono un concetto ad un processo, che ne dimostra l'esistenza.
Ad esempio:

- l'idea della trascendenza esiste, e poichè l'idea rifette la realtà, la trascendenza esiste (seconda dimostrazione);
- la parola "trascendenza" appare intenzionalmente nel linguaggio (la teologia è un pensiero inconscio), e quindi, essendo significante, la trascendenza esiste (sia il pensiero che il linguaggio riflettono la realtà, il pensiero direttamente, il linguaggio in quanto riflesso del pensiero stesso. Il linguaggio è doppia realtà, come il cosmo relativamente all'essere. Allora, anche il cosmo è linguaggio) (settima dimostrazione);
- l'esistenza di Dio è una complessificazione dello sviluppo dell'esistenza, ma questo sviluppo è fatto di diversi stadi, la trascendenza è uno stadio che precede Dio (ma forse viene dopo il pensiero), e quindi (posto un metodo per la complessificazione) esiste (terza dimostrazione).

Quindi l'episteme può fare uso delle categorie della metafisica. Esse non possono essere inventate: ci si attiene alle forme formulate nella storia del pensiero.
Si è detto che la teologia è un pensiero inconscio: il linguaggio riflette la realtà metafisica (di Dio), che all'uomo non appare. Come può essere questo ? L'uomo è a immagine di Dio, e quindi ha ereditato da lui gli schemi con cui Dio conosce se stesso. L'episteme legge questi schemi (proiezione).