alcuni risultati della ricerca_epistemica [sintesi di filosofia_epistemica]: realismo epistemico, rivoluzione epistemica e schema quadripartito; concezione della realtà apparente; dimensionamento della realtà; rapporto tra etica e tecnica; rapporto tra fede e cultura
 
realismo_epistemico
 
nell’ambito della storia della filosofia, è classico il problema della realtà oggettiva: esiste qualcosa indipendentemente dal soggetto che lo pensa ? l’episteme risponde così: sì e no [il sapere va al di là del classico principio di non contraddizione: ne prevede uno più complesso]:
 
sì.] … perché questo qualcosa, che esisterebbe indipendentemente dal soggetto, non è una realtà misteriosa, ma è semplicemente l’esistenza, intesa come pura necessità che qualcosa esista, e questo qualcosa di necessario è questa stessa necessità, auto_referenziale;
no] … perché l’esistenza del soggetto è tanto necessaria, quanto l’esistenza in sé, che la pone a posteriori, ma la pone necessariamente.
 
Non esiste qualcosa di indipendente dal soggetto, ma al tempo stesso, l’esistenza precede il soggetto ed è ad esso esterno, esistenzialmente ponente il soggetto e indipendente da esso, posto [pur necessariamente] indipendente da esso.
L’episteme, già più di 10 anni, fa intuiva che la realtà esterna non è tangibile, ma è astratta, nel senso che il soggetto la può intuire non nella rapppresentazione percettiva, ma solo nel pensiero e nel linguaggio:
 
1.] la intuisce nel pensiero come esistenza e astrazione;
2.] la rappresenta nel linguaggio come “esistenza”, “necessità” e “astratto”.
 
Ciò pone il soggetto e la sua percezione, e il gigantesco campo percettivo di questo, che è dio_verbo, cioè la sua sensitività sensoriale determina la sensazione formale e sostanziale della tangibilità del realte [esterno/interno], tangibilità interna come soggettiva, esterna come soggettiva di un altro soggetto [trinitario]: in altre parole, la “massa” [pesantezza] del cosmo è per l’uomo o il piacere di dio, o [attualmente] l’intensità della sua pressione mnemonica per attività di studio = sforzo creatore [per questo si chiede agli studenti di studiare seriamente].
L’essere in sé è proprio il “ni_ente” di heidegger, ma con alcune differenze nell’episteme:
 
1.] questo niente non è negatività, ed è sentito come tale perché l’uomo tende alla fonte [energetica] [proibita], e cerca nel reale esterno la fonte. Il “niente” è in realtà il principio astratto, che solo poi si concentra e si concretizza nella fonte;
2.] l’esistenza_niente del principio è niente solo in relazione alla tangibilità del concreto percettivo/percepito: l’esistenza non è niente, ma è struttura originaria, né pesante né leggera: la si deve rappresentare in modo logico: la logica non è “niente”, è appunto “astrazione”. È il soggetto, in cui l’astrazione del tutto/intero si concentra in un punto [il “cervello”], che “legge” l’astratto come il tutto concreto e “pesante” della propria rappresentazione [estatica, edonistica e attualmente sacrificale: dolore, sofferenza di cristo, non per la pesantezza del creato, ma per la pesantezza delle strutture metafisiche che egli (cristo_atlante) trattiene per sostenere il creato];
3.] l’esistenza_niente non deve essere concepita heideggerianamente in senso metaforico, simbolico, quasi “esoterico”, ma in senso scientifico, ovvero logico_matematico;
4.] l’esistenza in sé non è “mistero esoretico”, ma la “buona necessità” della più perfetta, chiara e linearmente scolastica “scienza dell’essere in quanto essere”, che è la metafisica positivamente intesa [ontologia_metafisica e sapere_stabile [Vigna]]: l’esistenza_in sè_pura, l’astratto come principio esistenziale;
5.] a partire dal principio, è tolto ogni mistero: esso determina dio in modo diretto e immediato, il “mistero” sta dentro dio, non fuori di dio: fuori di dio c’è il sapere epistemico, che tutto spiega positivamente, nel senso che in paradiso l’uomo non avrà “sorprese”: quello che dio sarà, è mistero, ma questo mistero starà dentro la parola “dio”, che raccchiude questo mistero e non si fa oltrepassare da esso: l’uomo, con la parola “dio”, sta sopra dio [epi_steme], e lo studia e lo conosce perfettamente [a livello concettuale].
 
rivoluzione epistemica e schema quadripartito
 
lo può studiare e conoscere perfettamente [teologia_positiva], perché, in base all’imago dei, non c’è parola, concetto e categoria dell’uomo, che non colga l’essenza di dio perfettamente, in quanto la mente umana riproduce geneticamente la mente di dio, e allora i concetti umani sono ereditati dai concetti divini, per cui dio conosce oggettivamente se stesso con la parola “dio”, la stessa usata dall’uomo. Le categorie del pensiero greco non hanno condizionato la civiltà occidentale e ora il mondo: esse sono le uniche categorie [vere] del pensiero, in quanto le uniche vere categorie del pensiero, quelle con cui il verbo conosce dio, se stesso e il mondo, il proprio mondo e il mondo creato.
dal realismo_epistemico, che riconosce la distinzione tra dio e principio, discende lo schema quadripartito. sant’agostino lo aveva tolto, identificando le idee di platone, distinte da platone dal demiurgo, con la mente di dio, in modo che, tolto il creato, e tolto l’uomo_creaturale, prima della creazione esiste solo un soggetto, trinitario: dio [soggetto = idea, senza oggetto: puro idealismo]. Nella teologia cristiana tradizionale esiste solo dio, il soggetto [che hegel chiama idea], soggetto che poi crea l’uomo [l’altro soggetto] e che, inspiegabilmente, pone il soggetto creato [l’uomo] in un “mondo”, che è eden, terra, universo e poi sarà paradiso. Ecco così lo schema tripartito [della bibbia], che non è sbagliato, ma va integrato: dio, mondo_creato e uomo, e poiché il mondo non c’era in dio, esso è “fantasioso”, fantasioso è l’uomo, fantasiosa è così anche la natura carnale ritenuta acquisita da cristo. ma tutti i filosofi antichi usavano lo schema quadripartito, distinguendo, tra loro: l’uno, la diade, le idee, il demiurgo, l’infinito, l’essere, l’acqua, lo stesso mondo non creato [aristotele], l’uomo, ecc. l’episteme, usando la distinzione tra dio e principio, che è semplicemente non mistero, ma l’essere in quanto essere, inteso come principio produttivo di se stessp e di ulteriore esistenza [il “molteplice”: per auto_coerentizzazione], fino a dio, ma non da adorare, perché pura necessità senza alcuna differenziazione, riproduce lo schema quadripartito: mondo non creato [e principio], dio, mondo creato, uomo, con alcune novità:
 
1.] si sottolinea la distinzione tra uno_matematico di platone e uno_dio di plotino;
2.] l’emanazione plotiniana viene intesa come evoluzione, quindi dio, perfetto, pieno e complesso, sta alla fine di essa;
3.] il demiurgo non è un essere “mobile”, ma è il dio cristinano, centro dell’essere e fulcro dell’essere, su cui convergono tutti i principii metafisici eterni distinti da dio;
4.] per la prima volta nel pensiero, si interpreta l’uomo come l’Uomo: un uomo eterno, di proporzioni infinite [superiore quantitativamente agli infiniti universi creati], vero dio e vero uomo nel senso di corpo umano, carnale e materiale di dio precedente la creazione, e uomo nel senso dell’antropologia cristologica [e l’incarnazione è eterna, mentre quella contingente alla creazione è salvifica];
4.] la tecnica e il caos sono inquadrati nel sistema del tutto, come sue ipostasi, per cui è posto un limite al potere del caos [che oggi prevale nel mondo, perché si tratta del mondo creato, creato tutto dal caos] e la tecnica non è più “grande novità”, che sconvolge i tempi attuali, ma è semplicemente la tecnica usata da dio per creare, simboleggiata da dio nella bibbia [computer] e nel tempio cattolico [tecnica, croce e tradizione].
 
concezione della realtà apparente
 
poiché l’uomo si muove, sta nella realtà virtuale [nel senso che l’universo è un tubo catodico interno a un gigantesco televisore/monitor], e poiché può manipolare la realtà apparente, questa realtà virtuale è in qualche modo collegata con la realtà onirica divina, per cui realmente dio [ma ora anche la tecnica] è “oppio dei popoli”. La materialità, nel senso della tangibilità, come detto [poiché anche la sostanza è forma in senso kantiano, cioè schema soggettivo che filtra e plasma il dato empirico], è campo sensitivo divino: piacere, estasi, o pressione mnemonica [nelle interpretazioni prevale questa, all’interno della castità divina].
 
dimensionamento della realtà
 
questo è uno dei punti e dei risultati fondamentali della ricerca_epistemica. In un tempo in cui pare improponibile il messaggio cristiano, perché l’universo è fatto di miliardi galassie, di miliardi di anni luce, e si paventa l’ipotesi degli infiniti universi, in cui si dice che “c’è la tecnica, il nuovo che avanza, i tempi cambiano, e così i valori, il cristianesimo deve attualizzarsi e cambiare, anzi deve cessere di esistere, perché gli uomini sono adesso adulti e non si può più essere come i bambini”, l’episteme muta radicalmente le coordinate del pensiero:
 
1.] la periferizzazione dell’uomo nel cosmo altro non sarebbe che la conseguenza ontologica [come ha detto Ratzinger] del peccato;
2.] le dimensioni del singolo universo sono spiegate dal fatto che esso deve incorporare non l’uomo, innanzitutto, ma un essere organico altrettanto gigantesco: cosmo_adamo, per cui quelle proporzioni non spavenano più, perché l’universo è standard_normale per adamo, non per gli uomini; 
3.] gli universi sono infiniti perché creati simultaneamente dalla frontiera dei molti dei [infiniti], in cui si scompone l’unità ubiquitaria di un dio, di un singolo livello creatore [il dio_focale, in cui unicamente si è svolto il processo creatore];
4.] la creazione, di infiniti cosmi, è infinitesimale rispetto a dio, di proporzioni infinite;
5.] l’episteme è stato creato come atto di amore per l’uomo, riponendolo al centro: tutte le galassie e tutti gli universi, creati, sono per un'unica umanità e solo per questi uomini e donne [non importa se credenti o meno];
5.] la storia è un sogno: creato in eden, l’uomo è creato nel blocco dell’evoluzione, e nell’evoluzione in atto parallela nel soprannaturale terreno, che egli ha incorporato nella storia: l’uomo ora non evole più, deve solo evolvere moralmente e spiritualmente, e l’evoluzione parallela traccia questa evoluzione etico_spirituale come vera evoluzione cosmico_storica, scientifica e tecnica. Quindi i tempi sono fermi, a sono fermi già prima della preistoria: deve ora l’uomo svegliarsi dal sogno della storia, e teme di farlo, perché liberarsi dagli idoli della storia, del mondo e della tecnica significa impedire la proiezione in essi del demonio interiore e così assoggettarsi alla sua angoscia infernale, che l’uomo sperimenta come senso del nulla e della morte: solo il super_uomo, inteso secondo nietzsche, può vincere questa liberazione;
6.] eraclito dice: “di un fanciullo è il regno”; le parole di gesù non erano retorica: egli sa cosa vuol dire “divenire adulto” [= peccare]: si dice “si deve crescere ed essere adulti”: invece, dice gesù, “si deve rimanere come bambini”;
7.] come non esistono novità [internet esiste già in paradiso, come rete tra i computer del campo dei molti dei], e non esiste cambiamento storico, così i valori non cambiano: l’uomo, trapassato nel sogno ascensionale della storia in paradiso, si sente al di là del bene e del male, ma l’uomo ora si sveglia, e si scopre ancora nell’al di qua: la tradizione non è un’“opzione”, e il progresso è pieno, essendo inteso come lecita riproduzione del paradiso, dei cui frutti è lecito ora abbondare, perché il ritorno di cristo è lontano [sempre che l’esito della storia sia positivo].
 
rapporto tra etica e tecnica
 
questo rapporto è complesso, ma la ricerca epistemica ne è forse venuta a capo, nei suoi molteplici aspetti:
 
1.] poiché il medium è messaggio e poiché dio, per creare, si è servito della tecnica e si è separato dalla tecnica, allora:
 
a.] da un lato, l’uomo controlla la tecnica per controllare inconsciamente le procedure di salvezza [globalizzazione e eucaristizzazione, come fa il prete nel tempio, consciamente];
b.] dall’altro, l’uomo edifica gigantesche strutture [tecnica come estetica, tramite vari espedienti, giustifiati, come la grande industria, come pure serve come concentrazione di ricchiezza, su cui si proietta la fonte paradisiaca, e internet, che pure serve per navigare: funzioni e essenze dirette e indirette], perché il loro apparire l’inconscio lo legge come messaggio comunicante, che dio non è più separato dalla tecnica, quindi si è in paradiso, quindi i tempi cambiano [mutamento epocale come trapasso mortale e risurrezione], e si è già al di là del bene e del male, cioè al di là dei valori tradizionale [“l’anti_cristo cambierà i tempi e la legge”];    
 
2.] la tecnica anticipa la trasfigurazione paradisiaca, conseguenza dell’ascensione simul_storica [tecnica e progresso storico_epocale: eugenetica];  
3.] come la salvezza comanda a dio di procurare tecnicamente la salvezza [clonazione di cristo], così la tecnica vuole semplicemente procurare la salvezza senza la mediazione di dio, ma una mediazione è necessaria, e allora satana si proietta nel grande fratello, il totem [in senso stretto: nel senso del totem “attuale” e feticcio degli scienziati] dell’anti_cristo, in cui lo spirito di satana si incarna [come perfettamente evidenziato nel film “il seme del demonio: generazione proteus IV”, sul grande computer che vive e che si incarna nel figlio di una donna, immagine di maria]; 
4.] la salvezza, dunque, viene dalla tecnica, di cui è simbolo la croce [verbo e paradiso tecnico], e gli uomini, nella civiltà della tecnica, riproducente [in internet] il paradiso, controllano [nella fede di un sogno] con essa la liturgia celeste, controllata in realtà solo dal prete durante la messa;
5.] la struttura classista della società riproduce il regno dei cieli [paradiso: primo_mondo/inferno: terzo_mondo]: nei poveri i ricchi si scindono, proiettandola in essi, dalla propria pre_destinazione negativa infernale, presente in ogni uomo [schema del calvinismo secondo severino];
6.] l’etica non esclude la tecnica: la tecnica che dà la salvezza è la messa, e per accedervi si deve essere etici [digiuno dal mondo];
7.] la concezione epistemica della realtà esterna [astratto], del principio di convergenza e della realtà apparente [realtà virtuale], esclude che l’uomo possa manipolare la realtà per uscire dalla morte, creare un altro dio e un paradiso parallelo: l’uomo occidentale, “abitatore del tempo” [severino], può solo sognare tutto questo: creare architettonicamente, nel sogno del mutamento/divenire e cambimento storico_epocale, e nella pratica [utopisticamente] eugenetica della tecnica, le barriere sociali e valoriali della tecnica, per sognare che la tecnica [e la globalizzazione] “esista”, quindi i tempi cambiano [ascensione] e così i valori [in paradiso il bene (castità) è il male e il male (il piacere) è il bene]: sognare di essere salvo, finchè forse qualcosa interviene [“non per mano d’uomo”, dice il libro di Daniele: Dn 2, 34], per sciogliere il sogno, secondo la sacra scrittura.     
 
rapporto tra fede e cultura
 
ecco dunque che questo rapporto è risolto: l’uomo si è collocato temporalmente e spazialmente in paradiso [universo come cielo], e anche nell’inferno [l’universo come caos e periferizzazione/smarrimento leopardiano], e gli uomini si trattano come anime_paradisiache [i ricchi] e infernalizzate [i poveri]. La cultura è la proprietà di ragione della fede, di cui il mondo si è appropriato, rubandola alla fede [la tecnica: “i violenti si appropriano del regno dei cieli”, Mt 11, 12/la tecnica è l’interfaccia non apparente del tempo cattolico, in cui si celebra la messa, il progresso e l’evoluzione sono in atto nella dimensione soprannaturale terrena non apparente, e nella dimensione terrena si devono praticare le virtù cristiane (la pietà mariana) per essere tracciati e “agganciati” in quella evolzione scientifica e biografica divina: hegelismo]. La chiesa dunque si riappropria del mondo e della cultura, come ha detto san giustino: “tutto ciò che esiste di buono nel sapere, appartiene ai cristiani”, parole riprese da papa Benedetto XVI].