proposizioni integrative sulla confutazione del neoparmenidismo severiniano
nella ricerca_epistemica, l’essere è inteso come:
 
1.] la condizione_esistenziale di tutto ciò che esiste necessariamente [detta “principio”, che è l’esistenza] [e, posto il creato, dell’esistenza del creato, ma non della sua causa];
2.] l’insieme di tutto ciò che esiste [= Intero], ma …
3.] … considerato in modo strutturato [convergente e parallelo, dove parallelo non significa disposto casualmente, ma in modo ordinato];
4.] in una parte dell’Intero sta il caos_Caos: questo …
 
a.] è collocato in modo ordinato all’interno dell’Intero, nel suo luogo naturale [nel luogo naturale del caos all’interno dell’Intero];
b.] solo all’interno del caos le relazioni di causazione [verticale_esistenzializzanti e orizzontale_disposizionali] sono totalmente contingenti;
c.] l’imbuto [profondo] dell’inconscio di dio [parallelo all’inferno dei livelli spaziale e tecnico] arriva a toccare il caos, che costituisce una delle condizioni strutturali del libero arbitrio di dio [e dell’uomo] [schemi e modelli sono già stati dati].
 
5.] come detto, la necessità, nel neo_parmenidismo [e in ogni concezione che fa derivare il mondo dalla necessità], riguarda l’Intero necessario [realtà divina, nel senso di realtà per dio], e l’errore del neo_parmenidismo sta nella seguente considerazione:
 
a.] all’interno del caos [che è una delle ipostasi della realtà necessaria], le causazioni sono contingenti [punto b.] del punto 4.]];
b.] il creato, tratto ex_nihilo [creazionismo puro cristiano] [secondo l’esistenza e la sostanza], è tratto anche, precedentemente, ex_caos [secondo la forma, caos in cui cristo è matrice di esso, secondo il semi_creazionismo platonico], e quindi il creato ha un fondamento strutturale contingente [si trascura qui l’aspetto necessario del creato, che pure consente di valorizzare il neo_parmenidismo];
c.] il neo_parmenidismo, confondendo [totemicamente] creato e in_creato [sovrap_posizione della struttura originaria del creato alla struttura/matrice originaria dell’in_creato], ha confuso l’origine del primo [il caos] con l’origine del secondo [il principio], ponendo così le causazioni contingenti interne al caos come causazioni necessarie [severino chiama questo caos genericamente “divenire”, ponendolo inesistente].
 
prosegue
 
il principio [di cui al punto 1.] è una struttura auto_differenziata al proprio interno: la collocazione, entizzata, di tale auto_contraddittoria conformazione del principio al proprio esterno, ovvero la concentrazione in un punto [caos_sfera] di tale differenziazione, dà origine al caos.
la differenza [auto_differenza] è posta all’interno del principio, che è l’esistenza: l’essere esiste [è], perché l’essere, che è, esiste in quanto è esso stesso il proprio esistere [esiste_l’esistere_dell’esistenza, intesa trinitariamente come esiste/esistere/esistenza, indifferentemente], cioè la condizione esistenziale di sé medesimo: la coerentizzazione di tale condizione auto_fondativa origina l’Intero e la sua struttura, includente dio. essendo la differenza interna al principio, dentro di esso stanno quindi il divenire [che non è il caos: questo è uno “scarto esistenziale” collocato nell’estrema periferia dell’Intero, e qui stanno anche il massimo sviluppo di dio, della tecnica, a lui interconnessa (perché ipostasi convergente su dio e dio ricalcante/ricoprente: i vestiti/costumi umani sono forme della tecnica), e della fonte] e il nulla, interfaccia dell’essere. il divenire e il nulla non sono quindi enti, che riguardano il “problemi esistenziali” dell’uomo [“paura del divenire, del caos, del nulla”] [in questo senso, tali determinazioni retoriche sono psicoanaliticamente forme simboliche, come sostituti e metafore delle realtà_infernali] [come li intende il neo_parmenidismo, allo scopo di mascherare la reale conformazione strutturale dell’essere, e così evitare la possibilità esistenziale del divenire e del nulla, che lascerebbe aperta la questione del libero arbitrio e quindi della responsabilità morale, dell’obbedienza e della colpa], ma sono strutture “meta_fisiche” [in senso ipostatico] dell’essere, inteso come principio [punto 1.], e quindi dell’essere inteso come Intero [punto 2.] [
nell’episteme un'ipostasi è una data struttura della realtà, svolgente una precisa funzione esistenziale, per la quale è posta esistente da parte dell’auto_coerentizzazione del principio: anche dio è una funzione esistenziale].
 
la catena della differenza
 
la differenza proto_logica [essere diverso da essere] determina, fuori del principio [che, origine a_priori dell’Intero, include anche l’Intero a_posteriori: macro_principio e questione del contenimento e del campo esistenziale dell’essere], la differenza_ontologica [essere diverso da ente/ipostasi]: la differenza_protologica e questa determinano, in ogni ente, la differenza_fenomenologica, sia oggettiva che soggettiva, quest’ultima definita “divenire dell’apparire” [l’apparire è ciò che appare alla percezione soggettiva, o rappresentazione relativa alla percezione] [ente diverso da ente]. il divenire si scarica, differendo da se stesso, nel soggetto sottoforma di sensazione [la percezione sensoriale, e forse anche il pensiero e il linguaggio, intesi come forme di identific_azione auto_differenziantesi, operanti la fusione esistenziale del soggetto (dio e l’uomo) con l’essere/ente/oggetto].