alcune determinazioni riguardanti la natura dell’episteme
 
in base agli ultimi schemi e determinazioni, si dice che l’episteme è la scienza_della_necessità, la quale prescinde dal creato e dall’uomo. anche il creato è realtà vera, e anche il mondo apparente è realtà vera, sia pure secondo la sua sostanza apparente [realtà virtuale condensata per effetto del sacrificio mnemonico cristico e dello svuotamento energetico dell’uomo_creaturale_attuale, caduto]. per realtà_necessaria [trascendente e immanente] non si intende quindi la “realtà vera”, ma la realtà che deriva dal principio direttamente, senza cioè alcun intervento di dio. perciò, laddove la sacra_scrittura dice che “… tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” [Gv 1, 3], deve epistemicamente intendersi come una evidente iperbole [anche dio_Padre esiste, ma non è stato fatto dal Verbo], limitata nel suo significato al solo creato apparente e non apparente [“tutto ciò che esiste” è tutto ciò che circonda direttamente gli uomini, che è stato creato per essi, e che sembra sovrastarli (gli infiniti universi) e (apparentemente) anche minacciare].
la teologia_classica usa lo schema tripartito: sant’agostino, ad esempio, ha assorbito le idee platoniche [distinte, da platone, dal demiurgo, come l’uno] nella mente di dio, e la teologia classica, quando dice “casa del padre”, intende il padre stesso, oppure il paradiso creato da dio per l’uomo. così essa nega che l’inferno sia un luogo_fisico, non solo perché, con la cosmologia moderna, non sa dove collocarlo, ma anche per non ammettere che dio abbia creato apposta un luogo infernale per punire l’uomo. l’episteme usa lo schema quadripartito in base al paradigma dell’imago dei: l’uomo, simile a dio, sta nel mondo, perchè dio sta nel suo mondo [eterno, non creato, necessario].