proposizioni sulla struttura e sul contenuto del senso della vita
introduzione
 
nell’ambito di una opportuna [standard] classificazione del sapere, si possono distinguere i seguenti assi:
 
1.] il concetto di esistenza, intesa come sostanza [principio, secondo l’acqua di talete/ad esempio: concetti di struttura della realtà, ipostasi, mondo, atomo/tutti equivalenti di strutturazione dell’esistenza];  
2.] il concetto di esistenza, intesa come vita, nel modo in cui lo intende l’esistenzialismo [ad esempio: concetti di morte, alienazione, felicità, desiderio];  
1a.] il concetto di struttura originaria [introdotto dalla ricerca_epistemca], intesa come la struttura del principio [inizio dell’esistenzializzazione della realtà]; 
1b.] il concetto di struttura originaria [secondo la scuola neo_tomistica], intesa come immediatezza_logica e immediatezza_fenomenologica [fine dell’esistenzializzazione della realtà, luogo dell’esperienza immediata del soggetto, terrena e poi paradisiaca]/attenzione: esperienza anche morale e di desiderio [ad esempio: esperienza dell’amore e dell’amicizia] [la struttura originaria è sia per l’uomo che per dio, ed è associata al concetto di configurazione standard e definitiva, intesa questa come il contenuto oggettivo esperito dalla struttura originaria delle due immediatezze esperienziali/contenuto dell’apparire (terreno e paradisiaco) all’uomo e a dio]. 
 
tutti questi concetti, che segnano l’inizio e la fine della realtà e dell’episteme, vengono incrociati, e per ciò il filosofo di riferimento è heidegger, che ha riflettuto sul “senso dell’essere”. egli dovrebbe aver inteso il “senso dell’essere”, come senso dell’essere secondo il punto 1.] e senso dell’essere secondo il punto 2.]: unione dei due concetti di esistenza, e quindi anche unione delle due strutture originarie [punti 1a.] e 1b.]]. la sintesi heideggeriana è importante, perché:
 
1.] il principio non ha [solo] un senso: esso è pura necessità;
2.] ma esso ha un senso per l’uomo, perché la sua esistenza [dell’uomo] deriva da dio, e quindi da uno scopo: la ragione per cui dio ha creato l’uomo: cioè non è possibile svincolare il senso dell’esistenza/vita per l’uomo dal concetto di esistenza come sostanza, essendo stato creato l’uomo dal nulla, e il nulla essendo non [solo] un concetto di vita [lo è nel senso esistenzialistico della morte], ma di sostanza/struttura [è aperta la questione se la configurazione standard preveda in dio e nell’essere necessario una base organica dell’uomo di tipo non creata/ad esempio: la pre_destinazione come struttura non creata] [c'è per l'episteme una base: la configurazione standard, prevedendo l'uomo, prevede strutturalmente il suo sito paradisiaco d'innesto/si tratta di capire la misura di questa base, il ruolo della progettazione divina e la misura della libertà di dio nella determinazione del destino e della pre_destinazione dell'uomo];
3.] ma questo scopo è legato al senso che l’esistenza ha per dio stesso, inteso come senso della vita per dio [senso da cui dio ricava il senso per lui della creazione dell'uomo] [la creazione (la creazione degli infiniti universi, strumentali, dentro il creato) ha come unico scopo gli esseri umani e gli angeli];
4.] quindi, il principio [da cui deriva dio] per dio ha anche un senso;
5.] allora il senso per l’uomo è misto [come in heidegger] e triplice:
 
a.] senso del principio [puramente], per l’uomo come per dio;
b.] senso della vita [puramente], per l’uomo come per dio;
c.] senso del principio e della vita [relativamente], specificamente per l’uomo, cui dio partecipa, in quanto ...
 
1.] lo scopo della creazione è per dio e per l’uomo [creatura], ma in modo diverso;
2.] … [… e in modo anche simile];
3.] dio infatti pone l’uomo [scopo della creazione per dio], l’uomo è invece posto da dio [scopo della creazione visto dal lato della creatura];
4.] ciò significa che questo scopo, per dio, è allo stesso modo per l’uomo, ma …
5.] per l’uomo, che “subisce” la creazione, è anche diverso, e tale deve essere anche per dio [molteplicità degli scopi e del senso], che pure deve assimilarsi all’uomo, perché l’uomo possa vivere in dio [creazione in dio della base d’innesto/im_pianto/inabitazione].
 
… quindi,
 
essendo la dottrina del senso della vita il fulcro dell’episteme, l’impostazione dell’episteme dovrebbe essere al modo di heidegger [dalla protologia_esistenziale all'esistenzialismo e al personalismo, divino e umano: la prima in funzione dei secondi], e infatti l’episteme distingue tra:
 
sistema puramente speculativo [struttura della realtà]
sistema morale
sistema di analisi del senso [con concetti quali la felicità e il desiderio],
 
anche se tale classificazione non sembra riprodurre la tripartizione dell’episteme in logica, etica, olistica [ma forse potrebbe, perché l’olistica, che veniva riservata alla tecnica, include l’escatologia, cui potrebbe essere attribuita, proprio come ultima dottrina, la dottrina del senso/finora quest’ultima era incorporata nella logica e in parte nell’etica/problema di classificazione della dottrina del senso aperto].   
 
fine introduzione/inizio testo
 
nell’ambito della dottrina epistemica del senso, inteso secondo il punto 2.] [senso della vita/senso dell’esistenza/vita], si distingue tra …
 
1.] struttura del senso della vita/…
2.] contenuto del senso della vita.

il senso della vita appartiene alla struttura originaria di cui al significato neo_tomistico [punto 1b.]] della precedente classificazione.
 
la struttura del senso della vita
 
in precedenti paragrafi [][...] è stata tentata l’individuazione della struttura del senso della vita, così riassunta:
 
1.] il dio che crea, crea per essere un dio diverso e nuovo: un_dio_di_più_di_dio;
2.] dio, prima della creazione, è dio_non_creatore;
3.] il dio, che crea, nel tempo della creazione, è dio_creatore [dio in fase creatrice];
4.] la creazione richiede uno sforzo in dio [sacrificio] [ ad esempio: pressione mnemonica nella mente del padre, per studio dell’episteme, e crocifissione tecnologica nella carne del figlio] [castità e studio limitati alla monade creatrice: dio_trinità_focale];
5.] dio è già perfetto [condizione della perfezione del dio_non_creatore/perfezione significa standard_normalità: la necessità dell'esistenza prevede l'esistenza di un unico dio, costituito strutturalmente in un unico modo, la cui volontà è univocamente auto_determinabile, e ciò pone il problema dell'esistenza in dio di una qualche forma di "imprevedibilità"/problema della misura della gratuità della grazia: gratuità, giustificabilità, (im)possibile casualità della condotta divina/problema del "capriccio divino"/ciò è rilevante, perchè se si dimostra che non esiste capriccio nella volontà di dio, e questa è univocamente auto_determinata come razionalmente giustificata, allora è impossibile (cioè irrazionale) "contestare" dio/ogni soggetto, ogni uomo, se fosse al posto di dio, agirebbe come dio/ma, ad esempio: il numero delle apparizioni mariane e dei miracoli a lourdes è necessario ? dio è libero, ma la sua azione è anche (un poco) arbitraria ?];
6.] con l’uomo, dio diviene super_dio, cioè dio_più_che_perfetto;
7.] il progetto creativo è in dio originario necessario, libero è l’atto_creatore;
8.] dio si più che perfeziona [“dio evolve con l’uomo”: acquisizione di concetti di evoluzione e di selezione: giudizio universale/graduazione della misura della santità e della salvezza delle anime] con la creazione dell’uomo;
9.] l’uomo, con cui dio si perfeziona, avendo dio creato con sacrificio, è l’uomo_etico: l'etica aggiunge un di più all'uomo [talento sfruttato]: questo di_più [opere] è il "super" del super_uomo, questo di_più è la salvezza dell'uomo per l'uomo [esempio di definizione di questo di_più: il sacrificio di alzarsi e andare la lavorare al mattino/questo esempio sarà ripreso alla fine del testo, perchè vi è associata una considerazione essenziale];
10.] dio diventa super_dio con l’uomo che diventa [nell’etica] super_uomo;
11.] cristianamente il super_uomo è il “santo”, secondo la concezione tradizionale cristiana [ad esempio: san padre pio, san giovanni bosco] [è fatto salvo il concetto di super_uomo proprio di nietzsche: si richiede una definizione di santità tipica per l’uomo laico, per il quale un religioso non può costituire un modello opportuno di assimilazione];
12.] dio si perfeziona anche con gli uomini peccatori, solo [se irrimediabilmente tali] in quanto dannati [cioè la distruzione del demone, ad esempio, è funzionale all’auto_completamento divino];
13.] dio evolve con l’uomo, diventa super_dio con il super_uomo, si completa con l’uomo, liberamente in senso strumentale, ma in modo necessario in senso teleologico;
14.]  quest’uomo, che si completa con dio, è l’uomo etico in senso cristiano.
 
questa sequenza è la struttura epistemica del senso della vita, ma non ne costituisce il contenuto, infatti
fenomenologicamente si intuisce che il senso della vita non può essere costituito ...
 
1.]  dallo scopo della creazione [cioè dalla struttura del senso], meramente strumentale al senso;
2.] dalla felicità, meramente strumentale allo scopo;
3.] dall’amore [innamoramento], meramente strumentale alla felicità;
4.] dalla carità, meramente strumentale alla felicità;
5.] dal piacere, dalla ricchezza, dal successo, dalla fama, dalla potenza, e dal ruolo sociale, fattori meramente strumentali alla felicità;
6.] dall’etica, meramente strumentale alla salvezza [e alla felicità, perché, se si fa il proprio dovere, oltre che essere salvi si è anche (tendenzialmente) felici (tendenzialmente, se cioè il dovere appaga], né alla salvezza, meramente strumentale alla felicità;
7.] da altre determinazioni, cui spesso si lega la propria azione[motivazioni], meramente strumentali alla realizzazione di se stessi, ma non capaci di giustificare la creazone divina.
 
questi punti individuano funzioni strumentali del senso, che possono costuituire sostituti sufficienti del senso [se opportunamente integrati tra loro], per colmare la vita, ma non costituiscono l'essenza del senso della vita, alla quale essi rimandano e con la quale essi necessitano di essere completati.

il contentuo del senso della vita
 
tra questi punti, in relazione ai punti 12.] e 13.] della sequenza relativa alla struttura del senso, è importante il punto 6.]: solo tramite l’etica, strumentale alla salvezza [ma anche alla felicità], qualunque sia il contenuto del senso della vita, l’uomo completa dio come super_uomo e non come dannato, corrispondendo come super_uomo al contenuto del senso della vita.
la ricerca_epistemica lo ha cercato, con l’ostacolo di cercare ciò che si è detto poter forse non essere dato per essere trovato nella dimensione terrena, nella quale l'uomo non sa [tendenzialmente] se sarà salvato [anche se un uomo fosse santo, sul punto di morire è sempre libero di rifiutare il sacramento dell'estrema unzione], infatti:
 
1.] esiste la pre_destinazione [forse doppia, forse singola e doppia];
2.] per chi è stato pre_destinato alla dannazione, quella corrispondenza non è stata prevista: come può quindi essere trovata [anche in generale, dalla rilfessione filosofica per tutti gli esseri umani] da parte di un uomo, per il quale quel contentuo non è mai esistito ?
3.] l’episteme ha così detto che l’accesso al senso [“conosci te stesso”] è possibile solo in paradiso [dis_velamento/aletheia del senso pre_destinato, per i beati/salvati/super_uomini e super_donne], e l’etica serve per accedere al paradiso, e così al senso e a dio [che non è il senso, ma lo racchiude].
 
a questo punto la ricerca epistema si è fermata, con queste ulteriori determinazioni, che hanno dettato la ragione/giustificazione di tale testo [e della sua struttura]:
 
1.] all’inizio sono stati posti due concetti di esistenza e di senso [heidegger: il principio come il niente_dell’ente, perchè astratto: esistenza come sostanza: talete, anassimandro, ecc.];
2.] il senso come contenuto del senso della vita dovrebbe essere per l’uomo [e per dio] la necessità, ovvero il principio [esistenza come sostanza];
3.] il contenuto del senso è allora questo: la necessità: in paradiso, l’uomo contemplerà dio, le sue forme come quelle di una ragazza per un ragazzo, l’innamoramento, la pura contemplazione e l’infinito e prolungato piacere, ma tutto ciò è strumentale rispetto alla necessità, che prevale, ed è correlata al concetto di esistenza come sostanza, che con la creazione si lega al sacrificio e alle opere;
4.] si è detto infatti che anche per dio esiste un senso della vita, e un senso di quel principio che lo pone esistente, pone esistente dio e il suo senso della vita: il principio;
5.] quindi, poiché il progetto_uomo in dio è necessario e necessaria è [forse/ma in questo forse sta tutta la plausibilità della dotttrina epistemca del senso] anche la pre_destinazione dell’uomo, necessariamente associata alla previsione delle opere di salvezza, …
6.] l’uomo sa che in paradiso potrà contemplare la necessità del principio con dio, e di dio, e di se stesso, con la mediazione della contemplazione della necessità della sua pre_destinazione, e quindi di quelle opere di salvezza che la giustificano [la pre_destinazione] come salvifica;
7.] e quindi …
 
a.] il contenuto del senso della vita è la necessità, il principio e dio come pura sostanza e persona, e la propria necessità [senso dell’esistenza/sostanza];
b.] la sua chiave di accesso è l’auto_necessitarizzazione [teoria della giustificazione: ciò che giustifica la presenza dell’uomo in paradiso] dell’uomo in paradiso: le opere di salvezza, cioè quell’auto_piegarsi della volontà che la sottrae liberamente al caos e la necessita secondo la necessità della [prevista] pre_destinazione salvifica;
c.] questo dio, che è necessario come il principio, in cristo si è fatto sacrificale per la creazione e la salvezza dell'uomo, e deve essere imitato non solo per partecipare e sollevare la sofferenza di cristo [il peccato crea discontinuità esistenzale e cristo deve sacrificalmente e faticosamente ripianarla nelle gigantesche strutture della necessità], ma anche per generare e sostenere la vita terrena [in realtà dio non può creare l'uomo se l'uomo non si unisce alla donna e non sostiene i suoi figli e la società] [la creazione è in fase].
 
allora l’uomo in paradiso contemplerà la propria necessità di trovarsi in paradiso [non la casualità della creazione divina, dio essendo libero solo strumentalmente], grazie al sacrificio delle opere [di carità e di potenza: potenza nel senso del riconoscimento e del nascondimento: riguardo al nascondimento, la volontà di potenza, anche come enorme coraggio di entrare in un convento e così di scomparire all'apparire nel mondo, per essere visti solo da dio e dal vescovo, il cui occhio (materiamente) è l'occhio di dio in terra], compiute perché corrispondenti alla necessità stessa, della propria pre_destinazione, nella previsione del proprio virtuoso sacrifico, come quello di dio: il senso è quindi il principio, e così la sostanza e persona di dio e di se stessi, e la necessità del principio, di esistere, e di trovarsi in paradiso in modo moralmente giustificato [cioè necessitato secondo la necessità] secondo il sacrificio (creatore e salvifico) di se se stessi come di dio.

nota integrativa

è stato scritto che l'etica corrisponde a questo esempio:

... mi alzo al mattino per andare al lavoro. un uomo può alzarsi sforzandosi, sia perchè vorrebbe rimanere a dormire sia perchè il suo lavoro non lo entusiasma, oppure può alzarsi volentieri, sia perchè per lui alzarsi non è uno sforzo, sia perchè il lavoro è per lui fonte di gratificazione, che lo motiva ad alzarsi: ma egli si alza, e questa è l'oggettività della virtù [opere].

in ogni caso quest'uomo si alza liberamente, ma sente di essere "costretto" ad alzarsi, sia perchè non andare al lavoro sarebbe un'"enormità" [la fatica di alzarsi è nulla rispetto alla gravità della perdita del lavoro per licenziamento], sia perchè l'uomo si sente in qualche modo trasportato al lavoro [questa volontà che porta l'uomo al lavoro, e che vince le sue resistenze, è la volontà di schopenhauer, ed è volontà come energia di salvezza: pulsione salvifica: super_io agente nell'uomo per il suo sostentamento e per il sostentamento della società]. così l'uomo scopre che può e riesce ad essere virtuoso, perchè è stato messo [dal destino, inteso qui come il sistema della condizioni facilitanti che la provvidenza ha determinato perchè l'uomo potesse ottenere quel dato lavoro per il suo inserimento sociale] nelle condizioni di esserlo, e l'uomo, pur essendo libero, non vuole liberarsi [come detto] da tali faticose condizioni. la pre_destinazione prevedeva l'insieme delle opere che avrebbero condotto alla salvezza di quell'uomo: ciò non è un "trucco": oggettive sono le opere compiute dall'uomo che lavora, indipendentemente dalle condizioni facilitanti, che lo hanno costretto a fare il bene per se stesso e la società, lavorando [ponendolo e costringendolo (ad esempio: per responsabilità verso la famiglia, e quindi per amore) nella condizioni di lavorare]. oggettiva è dunque la virtù. così [relativamente alla dottrina del senso] in paradiso l'uomo contemplerà la necessità della sua pre_destinazione salvifica, così come [ovvero] la necessità delle opere che dovevano essere poste davanti all'uomo per la sua salvezza [contribuendo alla creazione di dio e all'amore per gli uomini], e la necessità che la sua libertà non lo avrebbe portato a liberarsi dai suoi doveri, ma ad affrontarli positivamente [su stimolo dell'amore, della responsabilità e del timore]. il senso, forse, non si esaurisce nella necessità, ma dovrebbe essere senz'altro correlato ad essa, intesa nelle sue molteplici determinazioni.