La condizione della verificazione: le funzioni dimostrative DEF, DES, DIM (p6.1)
(schemi formulati nella versione lunga delle 7 dimostrazioni) 

Attraverso la terza dimostrazione, si è compreso che l’esistenza dell’esistenza pura è anapodittica: non serve dimostrarla esistente, perché l’“essere-è necessariamente” (Parmenide e Severino). Si può dimostrare la plausibilità di tale principio semplicemente constatando che l’esistenza “deve” esistere, per definizione (non si esclude la possibilità di dimostrare che l’essere-è necessariamente). Se si trova il metodo della costruzione della realtà (delle sue ipostasi) utilizzando come “mattone” l’esistenza pura, tale costruzione è dimostrata vera (conoscenza della realtà, della sua origine e necessità: escluso il Creato; primo sistema). 
Una proposizione epistemica lega due o più termini: attraverso quel metodo,  

- i termini sono dimostrati esistenti (funzione DEF: la definizione in base all’esistenza pura significa dimostrazione);
- il nesso razionale che lega i due termini (funzione DES: descrizione, o spiegazione), in quanto logico-razionale, dimostra come vera quella proposizione. 

Ora: verificare la conoscenza significa dimostrarla (funzione DIM: dimostrazione), ovvero dimostrare l’esistenza dei suoi termini e del termine definito in base a quella proposizione (Dio è anche una proposizione, se inteso come, ad esempio, definizione di Dio: relazione tra concetto e sistema; concetto/parola anatica, sintetica e sistematica).
Quindi: DIM = DEF X DES (la dimostrazione è data dal prodotto-conoscitivo tra la definizione dei termini e il loro nesso logico-razionale, cioè dotato di senso e di significato).
Una proposizione-DIM (cioè dimostrata) si lega poi in sistema con altre proposizioni. Queste sono: 

- descrizioni-DES, se considerate in relazione orizzontale;
- dimostrazioni-DIM, se considerate in relazioni verticali di differenti livelli, gerarchizzati (si sta parlando della piramide dello sviluppo esistenziale, rappresentata nella mappa- dell’essere "orizzontalmente", doppia e incrociata: una specie di stella di Davide “orizzontale”).

Manca quel metodo (terza dimostrazione epistemica dell'esistenza di Dio). Esso deve essere dato dalla protologia, fondata sulla logica (intesa come disciplina matematica), sull’insiemistica e sulla sostanza dell’esistenza e i suoi attributi “filosofici”. Questi ultimi scontano i limiti della rappresentazione della conoscenza umana. Si richiede uno sviluppo della logica, che ponga le relazioni processate anch’esse come termini: relazioni pari e dispari, ad esempio,

- relazione pari: l’esistenza è uguale all’esistenza;
- relazione dispari: l’esistenza è uguale all’uguale (così esistenzializzato), cioè considerato un ente.

Nota
- sulle relazioni pari si fonda l'esistenza delle realtà-ipostasi estese (esistenza, essere, cosmo, spazio e tempo);
- sulle relazioni dispari si fonda l'esistenza di tutte le ipostasi concentrate, o forme: Dio, la tecnica, la fonte, l'iperuranio, il paradiso, ecc. (nel Creato, le forme della vita, gli organi, le galassie, le stelle, ecc.).

Prosecuzione del paragrafo: le funzioni ... 

DEF
DES
DIM

sottopongono  l'episteme a "processazione" per la sua verificazione.

Problema
Se la funzione DES dimostra l'esistenza di un ente in base al metodo della sua costruzione in termini di esistenza pura, allora l'episteme appare come un sistema dimostrato non su base empirica, ma su base intuitiva (l'intuizione-anapodittica- epistemica-fondamentale: l'esistenza-esiste necessariamente, secondo Parmenide: l'essere-è) e razionale (il nesso orizzontale e verticale tra i termini tutti collegati a quella intuizione). Ora, il metodo non è stato formulato, ma è chiaro che il sistema deve essere sottoposto a verificazione in base alla sinergia tra l'intuizione-razionalistica e il linguaggio dimostrativo-sperimentale. Se così è, l'episteme, in quanto manca il metodo per l'"esplosione" del principio verso la realtà, può essere descritto, ma non può essere definito - in termini di esistenza pura - e, quindi, dimostrato. D'altra parte, l'episteme sa perfettamente in cosa consista quella "esplosione", che, attezione, non è affatto tale: l'origine delle realtà trascendenti non è un "big bang", ma un rigoroso, "piano" e "lineare" sviluppo dialettico. Questa "esplosione" - termine retorico - sta nella soluzione dei paradossi dell'esistenza pura, includente e inclusa rispetto a se stessa: si deve quindi risolvere il paradosso di Russell. Ora, l'episteme può procedere anche senza questa soluzione e senza il metodo, ben definito, perchè, pur in sua assenza, la riforma del principio-di-non-contraddizione ha consentito di avere uno schema per la moltiplicazione del reale,m a partire dall'identità originaria, quella dell'esistenza-che- esiste, identità come si vede tra un soggetto e un predicato, cioè tra termini di una differenza. Si può dire che il metodo non lo si conosce (e, se lo si conoscesse, si avrebbe la conoscenza-assoluta), ma si conosce un suo surrogato: la riforma suddetta. Si ritiene di aver posto basi sufficienti per un tentativo di definizione e di verificazione scientifiche del sapere.     

Nota
Queste condizioni di verificazione integrano la gnoseologia aristotelica:

- la funzione DEF è la noesi (soggetta al criterio di verità della correttezza: criterio empirico-linguistico) e il processo noetico, che parte dalla defnizione di ogni essente in base allo sviluppo del principio (analisi);
- la funzione DES è la dianoia (nesso logico-razionale tra i termini definiti noeticamente), e il relativo processo dianoetico;
- la funzione DIM è la stessa funzione DEF, di ordine superiore (sintesi e sistema).

La dimostrazione dell'esistenza di un concetto metafisico e la verificazione della conoscenza metafisico-empirica è data quindi dal prodotto-conoscitivo tra noesi (definizione dei termini in base all'intuizione fondamentale dell'esistenza dell'esistenza pura, cioè del principio: definizione che è uno stadio dello sviluppo) e dianoia, collegamento razionale tra i termini (relazione pari) e tra i termini e il collegamento stesso, trasformato in termine (l'identità, la differenza, l'inclusione e lo sviluppo come "enti") (relazione dispari).  

Nota
Fino a quando non si possiede il metodo dello sviluppo del reale, non si può forse fondare scientificamente l'episteme. Si pensa che questo metodo possa emergere:

- dalla giustificazione logica della dialettica di Hegel (principio tesi/anti-tesi/sintesi);
- dalla soluzione del paradosso di Russell (tentata nella logica-epistemica, segue ...).

Lo sviluppo dell'esistenza è infatti conseguenza del paradosso della sua struttura (la struttura protologica dell'esistenza è defnita come "struttura originaria"), in cui l'esistenza, includente e inclusa rispetto a se stessa, differisce da se stessa. Come può essere l'episteme probabilmente "vero" se manca il metodo dello sviluppo dell' esistenza ? Come evidenziato nella terza dimostrazione, è possibile formulare ragionamenti che, se non possono sostituirsi al metodo, possono comunque compensarne gli effetti: ad esempio, la "globalità" (condizione di completezza) di un discorso razionale, mirante a giustificare e a sistematizzare l'intera storia della filosofia (fatta di intuizioni esistenziali, cioè di pensieri e proposizioni che hanno colto l'essenza dell'essere) rende questo discorso il più probabilmente "vero", quanto più esso è significante (coerente) e quanto più esso tende a dare senso alle parole (criterio della correttezza, applicato non in sede di intuizione dello sviluppo, che non può darsi mancando il metodo, ma in sede di percezione fenomenologica della parola e delle sensazioni che essa produce: criterio della verità del desiderio).
Come si giustificano queste compensazioni ? La forma dell'ente metafisico (e la struttturazione dell'esistenza) non appare, ma appare il linguaggio come parola (epistemica) e sistema. Manca il metodo per legare razionalmente i termini, ma esiste la consapevolezza intuitiva dell'esistenza di questo metodo e la volontà (etica) di ricondurre (secondo il movimento tipico della filosofia storica epistemica) il tutto (o "Intero") al principio, cioè all'originario. E' problema se l'etica possa sostituire la parte logica mancante.
In ogni caso, il metodo (che così verrebbe ad essere compensato dalla relazione biunivoca tra logica ed etica, e forse anche dalla Rivelazione) è cercato, e può forse essere trovato.