fondazione epistemica del sapere metafisico_teologico e scientifico come sapere_epistemico e sapere_scientifico
 
il presente paragrafo sui fondamenti della scientificità della teologia e della metafisica, associato allo schema mc111.html_[…] [sui sistemi paralleli della conoscenza e sulle loro corrispondenze biunivoche], è stato costruito tenendo conto delle voci “fondazionalismo”, “dio”, “verità” e “certezza” [quest’ultima di alessandro pagnini], composte da giovanni fornero nel “dizionario di filosofia” della storia della filosofia di nicola abbagnano. tale paragrafo viene esposto per punti successivi [non necessariamente in ordine di ragionamento]:
 
1.] scrive severino [nei suoi testi] che, secondo la filosofia antica, la scienza è l’episteme, e questa è detta scienza, ma in un senso diverso da come viene intesa oggi, cioè la scienza moderna di tipo galileiano. l’episteme è quindi scienza in modo non moderno/galileiano. si distinguono quindi due tipi di sapere e di razionalità:
 
a.] l’episteme e la razionalità_epistemica, fondati sulla dialettica [dialogo/trapasso tra] pensiero e linguaggio;
b.] la scienza e la razionalità_scientifica, fondati sulla dialettica [dialogo/trapasso tra] pensiero e percezione [“dialettica” in senso generico, come rapporto dialogico: non si vuole qui darne un nuovo senso].
 
in questo paragrafo si dirà che:
 
a.] l’episteme fonda se stesso e la scienza [fondazionalismo];
b.] la scienza_moderna neppure ha fondato se stessa sull’esperienza, ma [inconsciamente] sull’episteme, perché l’universo, reale e materiale, come dio, non appare.
 
2.] finora nei testi della ricerca_epistemica si è cercato di rendere scientifica la filosofia e la teologia secondo la scienza intesa in senso moderno. al di là di una definizione strettamente tecnica della scienza moderna [che non si è in grado di dare e analizzare rigorosamente], si dice [comunemente] che secondo la scienza moderna “esiste ciò che appare” [e si aggiunge, aggravando nichilisticamente tale condizione, che “esiste solo ciò che appare”/così dicono i nichilisti, che annullano tutto ciò che non appare strettamente alla vista in un dato momento], e in questo apparire è racchiusa la condizione dello sperimentabile, verificabile e falsificabile della scienza_moderna: tali procedimenti, condizioni della scienza_moderna, sono possibili evidentemente solo su ciò che appare [si tiene inoltre presente in questo paragrafo l’operazionismo di bridgman]. in base a tale principio [esiste ciò che appare], si è cercato di giustificare il sapere teologico per il fatto che, rispetto ad esso, “dio non appare”, e si dubita quindi, per questo, della sua esistenza in senso scientifico [dio, in quanto non appare, è concetto non sperimentabile, verificabile, falsificabile];
3.] la presente fondazione epistemica della scientificità del sapere metafisico_teologico [e della scienza] presuppone la metafisica_epistemica e la gnoseologia_epistemica [la prima condizione fondativa di se stessa e della seconda]. ciò apparirà giustificato da questo segue in successivi punti;
4.] l’episteme è scientifico in senso greco, ma è anche scientifico in senso moderno:
 
a.] in senso greco, si parla di scientificità come epistemicità;
b.] in senso moderno, si parla di scientificità come scientificità [in senso stretto].
 
per l’episteme, come detto nel principio di cui al successivo punto 13.] [“è scientifica la proposizione che, facendo riferimento a un apparire stabile, si costituisce come sapere stabile. una proposizione della scienza è sapere scientifico se questa proposizione è collegata al sapere stabile ovvero alla metafisica epistemica”], la seconda deriva dalla prima:
 
a.] la scientificità [in senso moderno] di una proposizione dipende dalla sua epistemicità [evidenza] [l’episteme come condizione di scientificità in senso stretto (moderno) della scienza];
b.] l’epistemicità di una proposizione dipende dalla sua epistemicità [l’episteme come condizione (auto_fondazionale) di scientificità (in senso greco) di se medesima] [la scientificità in senso greco è l’epistemicità].
 
cioè, qui si pone e si riconosce, che l’episteme è fondazione della scienza [primato gerarchico del sapere_epistemico sul sapere_scientifico];
 
5.] quindi:
 
a.] si vuole certamente fondare la teologia [e la metafisica] in modo scientifico in senso moderno, ma …
b.] la prima [gerarchicamente] fondazione rientra all’interno dell’episteme, e la fondazione di cui al precedente punto a.] dipende da questa auto_fondazione dell’episteme su se stessa.
 
è infatti inutile [metaforicamente] che la teologia “rincorra” la scienza, quando [si mostrerà ora] la stessa scienza, senza la metafisica, non può sussistere [si dirà che la scienza, anche se ipotetica, si fonda su costanti, ma ogni costante, anche se provvisoria, è costante per partecipazione delle costanti eterne, colte dal sapere stabile/anche se l’oggetto del sapere scientifico ipotetico è instabile, esso deve essere minimanente stabile, e se lo è, lo è perché collegato all’oggetto eterno].
 
6.] innanzitutto si dice che la proposizione “esiste solo ciò che appare” è intuitivamente falsa, ma è vera per il nichilismo [qui si presuppone]. bisogna confutarla. lo si potrà fare dopo l’auto_fondazione dell’episteme [cioè, solo nel linguaggio si comprende che l’oggetto è esterno al pensiero, perché il linguaggio è assolutamente oggettivo]. ad esempio: accendo la lavatrice secondo il programma di lavaggio A, esco di casa, quindi, poiché essa non appare, essa ha cessato di esistere. torno in casa, e la lavatrice è al programma C: è avanzata, senza apparire, del programma  B. quindi, nel frattempo, è esistita indipendentemente dal suo apparire al mio sguardo. ma il nichilismo dirà che le due lavatrici sono slegate tra loro, e che la seconda lavatrice è partita da C “a caso”, ed esistite solo dopo che l’ho sotto gli occhi. intuitivamente [per il senso comune] ciò pare assurdo, ma già confutare qui il nichilismo significa presupporre una metafisica [indipendenza dell’oggetto dal soggetto], quindi ora ancora non lo si può fare. occorre infatti fondare il linguaggio come funzione conoscitiva indipendente/autonoma dalla percezione, e nel linguaggio la proposizione “la lavatrice esiste indipendentemente da me” appare vera al pensiero, perché e anche solo perchè “sensata”, in quanto razionale.  
7.] in secondo ordine, si pone la proposizione [meno nichilista] “esiste ciò che appare”. qui occorre impostare il discorso [associato a schema mc111.html_[…]] sui sistemi paralleli della conoscenza e sulle loro corrispondenza biunivoche [dalla metafisica_epistemica (oggetto includente il soggetto) alla gnoseologia_epistemica (soggetto)]:
 
a.] tutto ciò che esiste, noumeno e astratto, l’Intero, ha una corrispondenza biunivoca nelle tre forme conoscitive di base, in cui si dà il soggetto: l’Intero esiste anche nel pensiero, nel linguaggio e nella percezione;
b.] perché sono tre ? si può ipotizzare/argomentare [una spiegazione è una teoria, una teoria è un ragionamento, questo è un argomento, e l’argomento è una forma di dimostrazione, che appare vero nell’intuizione, essendo un pensiero dotato di senso] che, posto l’oggetto [l’esistenza] e il soggetto [indifferentemente dio e l’uomo], il pensiero sia il soggetto, il quale soggetto deve avere una conoscenza dell’oggetto come oggetto [conoscenza come linguaggio] e dell’oggetto come soggetto [conoscenza come percezione, ovvero apparire], mentre il pensiero, sempre anch’esso oggetto, è l’oggetto come soggetto_soggetto, in quanto specificamente soggetto, mentre le altre due conoscenze [linguaggio e percezione], sono rappresentazioni dell’oggetto per il pensiero_soggetto che trapassa/si incarna [ipostaticamente] in esse [infatti, non si può pensare se non attraverso immagini e parole]/non si esclude, anche se qui crea difficoltà, perché complessifica il discorso [e quindi lo si tralascia] una specifica forma di pensiero come rappresentazione, in quanto pensiero essa stessa. fondamentale è la considerazione secondo cui l’astratto_oggettivo si dà al linguaggio [cioè il linguaggio (che, soggettivizzato, è il verbo) è l’intero_soggetto nella forma conoscitiva che rispetta l’astratto/oggetto “altro” dal soggetto], e l’astratto_oggettivo per il soggetto si dà alla percezione, come apparire_empirico [includente anche il linguaggio, perché tutto è in tutto/e anche il linguaggio include la percezione, nella parola “percezione”] [cioè la percezione è l’intero_soggetto (intero soggettivizzato o come soggetto), che incorpora l’oggetto come soggetto, cioè sensitività];
c.] quindi, ogni x_esistenza [essere reale: l’oggetto, e il soggetto stesso] esiste anche nel pensiero, nel linguaggio e nella percezione: tutto ciò che esiste deve anche esistere nel linguaggio e nella percezione, oltre che nel pensiero;
d.] anche la percezione si fa duplice, perché deve esistere la percezione dell’oggetto in quanto oggetto e dell’oggetto in quanto soggetto: la prima è l’estasi; la seconda il piacere [o normale sensitività, captata tramite organi di senso]. dio, dunque, anche “apparirebbe”: nell’estasi come verbo e spirito [dio_uomo], nel piacere come carne e materia [uomo_dio]. la stessa cosa si dice per l’uomo_creaturale, normalmente anima_paradisiaca, anch’egli avente due nature come cristo [essendo a immagine di dio_figlio].
e.] tornando al discorso fondazionale, e impiegando tali ipotesi di lavoro, si dice che attualmente dio non appare alla percezione [per cui la scienza moderna, dicendo che “esiste ciò che appare”, sembrerebbe escludere l’ipotesi di dio], ma [come dice la dimostrazione dim_7] dio appare nel linguaggio, cioè appare la parola “dio”. attenzione: non rileva qui solo che dio appaia nel linguaggio, rileva/è importante che esista la parola_dio, perchè, se l'essere si riproduce nel linguaggio [e nel pensiero, nell'idea_dio], ciò che dell'essere si riproduce nella parola_linguaggio_dio è appunto l'essere di dio, quindi l'esistenza della parola_dio dimostra, per corrispondenza biunivoca, l'esistenza di dio [dimostrazione dim_153], cioè di quell'essere_dio che si riproduce nella parola_dio/nell'esistere della parola_dio, parte del linguaggio [in cui tutto l'essere_Intero si riproduce, e dio è parte dell'Intero dell'essere_necessario];  
f.] se a questo punto di applica la corrispondenza biunivoca tra essere [= realtà] e conoscenza [= pensiero, linguaggio e percezione], si ha una contraddizione, da cui nasce la fondazione scientifica in senso moderno della teologia [“dio appare”]: il linguaggio include dio, e quindi per la corrispondenza biunivoca dio esiste, perché la realtà di dio si riproduce nel linguaggio, nella parola “dio”, mentre solo la percezione [attualmente] non lo include [dio non appare] [cioè manca (attualmente) la corrispondenza biunivoca di dio_essere/realtà, di dio_idea/pensiero e di dio_parola/linguaggio nella percezione/non appare dio_immagine/percezione]. a questo punto dio non è concetto privo di realtà: va spiegata la contraddizione. lo si può fare in due modi:
 
f1.] dio non appare attualmente e apparirà dopo [nell’al di là];
f2.] oppure dio è una pura fantasia, perché appunto gli oggetti delle fantasie non appaiono [se non nell’immaginazione].
 
si osserva che molti oggetti della scienza sono stati ipotizzati prima della loro scoperta, come i quark, e lo stesso big bang, ma a questa obiezione si può rispondere che tali ipotesi sono fatte per l’al di qua, cioè per il campo conoscitivo sperimentabile, e non per un campo non sperimentabile prima della morte [intesa come orizzonte che esaurisce il senso per l’ateo]. si potrebbe invece dire più semplicemente che
 
f3.] dio non appare attualmente perché [a meno dell’apparire di un apparire di dio interpretabile come allucinazione] dio non può apparire ora, in quanto l’universo non può contenerlo.
 
si dice ora questo:
 
fa.] in base alla corrispondenza biunivoca, poiché dio esiste nel linguaggio, dio esiste anche nella realtà,
 
f4.] nella percezione [come detto nelle dimostrazioni, cioè ciò che appare è la stessa rappresentazione del mondo propria di dio, quindi dio appare, cioè appare l’effetto del suo guardare il mondo]
f5.] e nella percezione futura dopo la morte [forma di dio contemplata nell’estasi e forma di uomo_dio contemplata nel piacere, ovvero come si guarda il volto di una donna];
f6.] dio non appare anche perché l’uomo è rovesciato rispetto a dio: dio vede nel conscio se stesso [dio] e nell’inconscio l’universo, l’uomo vede nel conscio l’universo e quindi dio starebbe nel suo inconscio e pertanto non apparirebbe [definizioni delle configurazioni conoscitive normali];
 
fb.] poichè adesso dio non appare, ciò va semplicemente spiegato [come più sopra si è fatto];
fc.] tutto ciò presuppone però che dio non sia una fantasia. non lo è [si precisa subito] semplicemente perchè l'uso della parola_dio è principalmente [non esclusivamente] funzionale alla descrizione/spiegazione della realtà: cioè, oltre a dio_fantasia esiste anche dio_realtà. non si vuole però già qui anticipare, collegato a tale ragionamento e ai punti e.] ed f.] di 7.], l'argomento fondamentale che sta alla base della fondazione della teologia come scienza. esso viene esposto al punto 9.] successivo.
 
8.] ciò che l’episteme ha sempre detto a questo proposito è riportato tale e quale nel testo “dio” di giovanni fornero che si riporta [sottolineature della presente ricerca]:
 
a.] “contro le strettoie del verificazionismo e del falsificazionismo si è affermato che il discorso filosofico su dio, concepito come un gioco linguistico significante, dotato di una specifica portata cognitiva (e non puramente pratico_emotiva …), possiede delle peculiari modalità di controllo dei propri asserti, i quali non vengono elaborati nel vuoto, ma in rapporto a una realtà (di cui dio costituisce l’ipotesi esplicativa) che può confermarli o smentirli, …” [giovanni fornero];
b.] “contro le varie forme di ateismo si è affermato che la presunta “morte di dio” coincide, di fatto, con la morte delle rappresentazione tradizionali di dio e con l’avvento di nuove maniere … di rapportarsi all’Assoluto” [giovanni fornero] [il discorso in entrambi i due punti procede in modo inadeguato (debole e post_moderno), cioè non coerentemente consequenziale alla potenza epistemica di tali due concezioni: a] e b.]].
 
aa.] riguardo al punto a.]: questo “gioco linguistico significante” è quanto nell’episteme è stato definito [rifacendosi a wittgeinstein] “uso gerarchicamente primario” del pensiero, detto “significante” in base a quelli che sono stati definiti i criteri di verità [correttezza, coerenza e completezza], due dei quali si trovano nel testo del dizionario di filosofia di abbagnano, definiti “corrispondenza” [la correttezza] e “coerenza” [la coerenza], mentre per “evidenza” la ricerca epistemica non ha riflettuto, ma lo fa adesso [evidenza come immediatezza fenomenologica (vigna), e come intuzione_epistemica] [il termine “verità” è stato curato da giovanni fornero]. l’episteme, come si dirà, cercando di svincolare il pensiero dalla percezione [perché in essa dio non appare] e di fondarsi autonomamente dalla scienza moderna, cerca di interpretare questa correttezza appunto come evidenza, nel senso di collegare la parola_dio non più a un apparire [corrispondenza], ma alla sua definizione in termini di esistenza astratta, risolvendo la conoscenza nello stesso modo della matematica, cioè all’interno del dialogo tra pensiero e linguaggio [che appare], prescindendo dalla percezione in senso stretto.
bb.] riguardo al punto b.]: dio non appare nell’universo ora esperibile, ma appare nelle sue rappresentazioni epistemiche [schemi e grafici] e quindi ora si risolve il problema di cui sopra: dio non è una fantasia:
 
9.] dio non è parola_fantasia non solo perché è termine significante [senso ed etica, bisogno, desiderio e verità in senso formale, dove l’“ipotesi esplicativa”, di cui ha parlato fornero, sta a significare che dio è comunque una teoria per spiegare l’universo, come anche dice ratzinger], ma anche per i due concetti epistemici di invarianza [per il quale si rimanda alla dimostrazione dim_2] e intenzione [per il quale si rimanda alla dimostrazione dim_7], connessi alla significatività di dio:
 
a.] dio non è solo fantasia perché, per la corrispondenza biunivoca tra realtà e conoscenza, dio appartiene al linguaggio e quindi, anche se la parola_dio è parola_fantasia, essa è anche parola_realtà [questo è il punto centrale, specificato nel punto b.] successivo];
b.] in secondo luogo, perché la distinzione tra parola_realtà e parola_fantasia non è solo “soggettiva”, cioè non è il pensiero che soggettivamente "ritiene" e "crede" che tale distinzione esista: l'essere, si è detto [per la metafisica_epistemica] si duplica [doppio_Intero/una molteplicità di Interi, tutti reciprocamente e infinitamente includentesi tra loro], riproducendosi nell'Intero_linguaggio, che viene dall'essere [essere_realtà oggettiva] [non dal soggetto] diviso/distinto/classificato in parola_realtà e parola_fantasia: la distinzione è oggettiva, e il pensiero, in base all'uso della parola [ad esempio: la parola_dio è usata dalle religioni per significare parola_realtà, dio come essere esistente], solo riconosce tale distinzione, la quale non viene fondata dal pensiero_soggetto, ma solo da esso [unanimamente] riconosciuta [anche gli atei sanno che le religioni, pur credendo anche, forse, in un dio_fantasia, intendono/intenzionano la parola_dio come esprimente la realtà, il suo uso è quindi realtà, e quindi l'essere si riproduce nella parola_dio come in una parola_realtà]. è questa oggettività della distinzione tra parola_fantasia e parola_realtà, in quanto distinzione oggettiva, determinata dall'essere nel soggetto e riconoscita [soggettivamente perchè oggettivamente, essendo il soggetto_pensiero oggettivamente condizionato dall'essere nel suo conoscere] dall'uso, distinzione per duplicazione dell'essere nella parola_realtà [oltre che nella funzione mentale della parola_fantasia], la fondazione scientifica in senso moderno della teologia, "moderno" perchè il linguaggio è esperienza [in senso rigorosamente kantiano], linguaggio, sua esistenza, suo apparire e sua funzione autonoma rispetto alla percezione, e quindi nel dialogo tra pensiero e linguaggio dio è conosciuto come esistente, perchè esiste la parola_dio_realtà, in cui per la metafisica epistemica l'essere_dio si è riprodotto. il riconoscimento dell'uso_realtà della parola dio è soggettivo [attuato dal soggetto], ma la funzione_realtà della parola_dio è oggettiva, perchè questa funzione è stata costruita dall'essere oggettivo, esterno al soggetto, indipendente dal soggetto [il soggetto è dio stesso e l'uomo], e riproducentesi nel soggetto. la realtà si riproduce biunivocamente nella parola_dio, come parola_realtà, e il pensiero solo riconosce tale duplicazione, tramite l'uso della parola_dio [uso_realtà].
riguardo al riconoscimento di tale uso_realtà della parola_dio, esso avviene nel dialogo tra pensiero e linguaggio ...

b1.] che rimanda ai grafici epistemici intesi [intenzione] come non fantasia,
b2.] che interpreta dio in tutte le religioni, anche se fantasiose, come concetto_realtà [per cui l’invarianza mantiene il concetto di dio vero rispetto a ogni sua variazione fantastica]: dio raramente viene impiegato nelle fiabe e nelle favole, e neppure nella fantasicenza: dio è contenuto nelle religioni [e in platone, aristotele, nella filosofia e nella scolastica] come idea_parola_realtà, non come idea_parola_metafora. non serve qui negare dio_fantasia, basta dire che dio è anche parola_realtà [infatti le fantasie usano tutte le parole della realtà].
 
se infatti [come dice la gnoseologia epistemica] il pensiero “intenziona” se stesso, ed è indipendente [non per funzionamento, ma per essenza] dal linguaggio e dalla percezione, essendo in posizione di primazia rispetto ad essi, e servendosi di essi per funzionare [trapassando in essi per incarnazione/questo uso gnoseologico del dogma di fede non è per metafora: l’incarnazione di cristo è innanzitutto una funzione divina gnoseologica, e solo secondariamente una funzione storico_soteriologica], si comprende che il pensiero
 
a.] dialoga con il linguaggio trovandovi una parola_dio come realtà;
b.] dialoga con la percezione, non trovandovi l’immagine_dio come realtà, ma la trova nei grafici epistemici e nelle rappresentazioni religiose [e nelle illustrazioni alla divina_commedia dantesca], che sono intenzionate dal pensiero come immagini_realtà.
 
si dice qui che l’intenzione è una condizione sufficiente di verità, nella metafisica epistemica, perché essa ha posto la corrispondenza biunivoca tra realtà/essere e conoscenza, e cioè ha detto che
 
a.] l’essere si riproduce nell’idea [soggetto/pensiero/mente/concetto/parola/dio];
b.] per questo il pensiero riflette la realtà [di ritorno] [si dice qui, ora, quindi che in dio avviene un colossale processo, per cui l’Intero entra in dio ed esce da dio, e così cristo nel padre e dal padre].
 
10.] in base a tali ipotesi si dice che il pensiero, che per pensare deve [strutturalmente/la metafora, come detto, con il dogma dell’incarnazione del verbo è ricercata, perché in realtà di questo si tratta] “incarnarsi” nel linguaggio [infatti il pensiero procede solo grazie a parole e immagini, trapassando/incarnandosi in esse/cioè l’incarnazione del verbo, storica in gesù, sarebbe innanzitutto una strutturazione processuale del processo conoscitivo divino e umano] e nella percezione, trapassando [e forse anche permutandosi in essi, di qui la morte di cristo], per cui lo stesso pensiero di dio si serve del linguaggio e delle rappresentazioni immaginative di dio/[prosegue] … il pensiero, quindi, [divino e umano] per descrivere la realtà in tutta la sua oggettività, si serve innanzitutto del linguaggio, per cui qui [nelle due considerazioni di fornero: punto 8.]] sta la fondazione scientifica [in senso moderno] della metafisica e della teologia, perché il pensiero pensa effettivamentedio, e lo fa perché dio “appare” nel linguaggio della teologia, e negli schemi e grafici epistemici [che, posto che le rappresentazioni religiose di dio sono fantasiose/errate secondo il concetto ma vere secondo l’intenzione e il significato, si sostituiscono ad esse nella funzione di dare una rappresentazione di dio per quanto possibile “necessaria/scientifica/normale” e non eventuale/metaforica/poetica: se, ad esempio, in base al paradigma dell’imago dei, cristo è un uomo, l’episteme rappresenta cristo come un uomo, e poiché cristo è dio, quest’uomo è anche “gigantesco”]. quindi “dio esiste/appare” nel linguaggio [trapassando il pensiero nel linguaggio_dio e nell'apparire dell'immaginazione_percezione_dio, data dal suo apparire come linguaggio (che appare) e negli schemi epistemici] e vi appare perché il linguaggio esiste funzionalmente per cogliere la realtà oggettiva_astratta [dio come realtà astratta definito in termini di esistenza]. uno dei concetti fondamentali della gnoseologia_epistemica è che [per la metafisica_epistemica] la realtà è oggettivamente astratta [realtà = principio, Intero, dio, parte dell'Intero], e quindi la realtà pone nel soggetto il linguaggio [che sarà il verbo] come la forma specifica per cogliere l'essere oggettivamente nella sua astrattezza, perchè il linguaggio è appunto per essenza forma conoscitiva astratta [fatta di segni].  
11.] il ragionamento prosegue, dunque, ricordando che la forma conoscitiva più vicina alla rappresentazione oggettiva della realtà astratta è il linguaggio [simbolico (fatto di segni) in senso concettuale, e quindi astratto], che quindi, facendosi rigorosamente metafisico [come negli schemi, che sono simboli, nelle matrici e nelle mappe: si stanno qui fondando scientificamente i contenuti del presente sito, perché forme ipotetiche del sapere_epistemico, cioè si sta ragionando sulla loro “scientificità” e “epistemicitià”], può prescindere dal non apparire attuale alla percezione del suo oggetto: dio [comunque sostituito dagli schemi e grafici epistemici].
12.] se dio non appare, si è osservato, neanche l’universo e la materia appaiono [ecco perché non si può dire “esiste ciò che appare”], appare invece [nell’interpretazione e spiegazione epistemica della realtà apparente] la realtà_virtuale, secondo il paradigma dei “cervelli nella vasca” di putnam, essendo dimostrato che l’universo apparente è realtà_virtuale dal fatto che una rappresentazione “vera” della realtà_noumenica [la materia_astratta] dovrebbe essere passiva/non manipolabile [infatti la mente dovrebbe solo riflettere, e non già anche manipolare ciò che essa riflette]. anche se le galassie non appaiono come manipolabili, non essendoci differenza tra una sedia e una galassia [come detto nelle dimostrazioni] le galassie sono in realtà realtà virtuale manipolabile [ma ora non manipolata] per cosmo_adamo, o dio stesso. quindi, l’universo non appare, e come dio non appare, ma è intuito dal pensiero, così [in base al parallelismo tra realtà_virtuale e realtà_materiale] anche gli scienziati hanno solo intuito l’esistenza della materia e dell’universo materiale, i quali non appaiono: cioè gli scienziati hanno pensato metafisicamente la realtà di ciò che non appare [l’universo: appare invece internet, cioè l’energia interna a un gigantesco monitor].
13.] questo ragionamento è il presupposto per il passaggio …
 
a.] dalla fondazione scientifica [in senso moderno] dell’episteme [dato dal fatto che dio appare nel linguaggio e non è parola_fantasia per il suo uso ed è parola_realtà per la corrispondeza biunivoca tra realtà e linguaggio] [studio del linguaggio];
b.] alla fondazione epistemica [in senso greco] della scienza moderna [studio del pensiero epistemico].
 
si espone qui il seguente principio: “è scientifica la proposizione che, facendo riferimento a un apparire stabile, si costituisce come sapere stabile. una proposizione della scienza è sapere scientifico se questa proposizione è collegata al sapere stabile ovvero alla metafisica epistemica”.
 
14.] fornero dice qualcosa di più rispetto al punto a.] precedente, passando [come ora si farà] al punto b.]. si riportano le sue parole, sottolineando quelle che qui servono per il discorso: “contro le strettoie del verificazionismo e del falsificazionismo si è affermato che il discorso filosofico su dio, concepito come un gioco linguistico significante, dotato di una specifica portata cognitiva (e non puramente pratico_emotiva …), possiede delle peculiari modalità di controllo dei propri asserti, i quali non vengono elaborati nel vuoto, ma in rapporto a una realtà (di cui dio costituisce l’ipotesi esplicativa) che può confermarli o smentirli … contro le varie forme di ateismo si è affermato che la presunta “morte di dio” coincide, di fatto, con la morte delle rappresentazione tradizionali di dio e con l’avvento di nuove maniere … di rapportarsi all’Assoluto” [giovanni fornero] … e di “rappresentarsi” l’Assoluto, cioè gli schemi e i grafici epistemici [dice infatti possenti: “ciò che manca agli uomini d’oggi è una rappresentazione dell’al_di_là”].
 
la portata cognitiva del discorso teologico, le peculiari modalità di controllo dei propri asserti, l’orientamento della teologia ad essere teoria che spiega la realtà come ipotesi esplicativa di essa, e l’avvento di nuove maniere di rappresentarsi dio, sono le caratteristiche specifiche della razionalità epistemica, come forse la si è espressa nel presente sito, ovvero la capacità platonica [acquisibile] di vedere la cavallinità, ovvero l’essenza delle cose, data dall’intuizione_epistemica, che coglie l’evidenza [anche logica_fenomenologica] della verità nelle cose [sostanza e costanza eterne].
 
15.] la spiegazione del principio gnoseologico di cui al punto 13.] [“è scientifica la proposizione che, facendo riferimento a un apparire stabile, si costituisce come sapere stabile. una proposizione della scienza è sapere scientifico se questa proposizione è collegata al sapere stabile ovvero alla metafisica epistemica”] consente di mostrare come debba intendersi la fondazione epistemica dell’intuizione_epistemica, e quindi della stessa scienza moderna, che di essa si è servita per cogliere l’esistenza della materia e dell’universo, che non appaiono [perché ciò che appare attualmente sono solo gli stimoli del computer di putnam: dio non appare, ma neppure l’universo appare: gli scienziati utilizzano inconsapevolmente la metafisica_epistemica per la costruzione della loro interpretazione onto_cosmologica della realtà apparente, “fisica”. neppure l’operazionismo, come si vedrà, sfugge a questa analisi].
16.] lo scienziato dice “atomo” [e severino, in errore, dice “sedia”]: ma se l’atomo decade [e la sedia si disgrega, e incessantemente lo sono, in fase di divenire e disgregazione], in realtà l’atomo e la sedia “non esistono”. esiste la sostanza dell’atomo [aristotelica], racchiusa nella costanza del suo concetto [hegeliano], ma la cosa/ente non esiste, perché, appena detta, “sfugge” a tale dizione. se si dice “atomo ora”, questo atomo è già passato/inesistente: lo scienziato [e severino] stanno utilizzando “costanti semantiche” [la sedia è porzione mentale (idea) preposta alla sua funzione: operazionismo_epistemico], a cui non appartiene alcuna realtà apparente. la realtà c’è [estesa_aristotelica, e concentrata_mentale_platonica nell’idea], eterna, cioè l’atomo in sé, e l’idea dell’atomo, ovvero il sostrato [necessario: l’atomo nel mondo eterno di dio] sostanziale eterno dell’atomo e del concetto/funzione di sedia [la tecnica]. lo scienziato, poiché ciò che appare è realtà virtuale, cioè stimolo elettrico del computer di putnam per il cervello nella vasca [racchiuso nella stele/sistema di unità organica], non ha mai esperito l’universo e la materia direttamente [che non appaiono, come dio non appare], ma ha purtuttavia detto “la materia e l’universo esistono”: cioè ha intuito metafisicamente l’esistenza di ciò che non appare, ma apparità [la materia nell’al_di_là creato e non creato]. anche se fosse disposto a riconoscere la convenzionalità e l’operatività di tali concetti, la configurazione del cervello nella vasca di putnam non è certamente convenzionale, perché in questo caso la tecnica non è creata dall’uomo, ma è astratta/noumenica [cioè reale_oggettiva: la tecnica non è solo un processo, ma è anche un’ipostasi]. cioè i concetti della scienza_moderna sono come dio: costanti/sostanze/essenze/concetti_eterni proiettati nell’apparire per [come fa severino con la sedia] “catturarlo” [severino pone la sequenza: legna/cenere, cioè fissa la legna: in realtà la legna è già essa stessa un “flusso”: l’ente non solo è soggetto al divenire, il divenire stesso è un ente, la legna è divenire]. poiché lo scienziato deve rimuovere/censurare la visione platonica della realtà, per essere libero dal senso di colpa, e anche manipolare la vita, interpreta questa “sfuggevolezza” della realtà dai suoi concetti come “ipoteticità” dei concetti [che invece sono categorie eterne] e “casualità di tutto” [come dicono gli astronomi atei e agnostici] [come dice nietzsche]. questo lo può dire per il contatto tra creato e caosfera.     
17.] si spiega così il principio di cui al punto 13.] [“è scientifica la proposizione che, facendo riferimento a un apparire stabile, si costituisce come sapere stabile. una proposizione della scienza è sapere scientifico se questa proposizione è collegata al sapere stabile ovvero alla metafisica epistemica”]: una teoria è scientifica se fa “poggiare” il fenomeno apparente [atomo che decade] sul suo concetto stabile [atomo_eterno], colto solo metafisicamente, perché senza questo appoggio [che è reale] tutto è flusso [come nella caosfera], e quindi non vige nessuna legge fisica: questa rimane ipotetica, ma è scientifica per un minimo di costanza [altrimenti niente viene spiegato]: ebbene, ogni minimo di costanza è partecipazione alla costanza della sostenza eterna [perché il caos neppure in un istante può stabilizzarsi], e la scienza moderna ha inconsapevolmente fatto uso di tale costanza, che non appare, com’è dimostrato [nell’interpretazione epistemica] dal fatto che gli scienziati hanno concettualizzato l’universo [concetto di una realtà non apparente] per un apparire che non è universo, ma gigantesco “tubo catodico” [tecnica] e “monitor”.
18.] così l’episteme è il fondamento di se stesso:
 
a.] in senso moderno nel linguaggio, che prescinde dall’insufficienza dell’apparire attuale,
b.] in senso greco  nel pensiero, che è il fondamento della scienza, ovvero delle sue costanze reali e semantiche.
 
19.] seguono due proposizioni simmetriche:
 
a.] la scienza, che non esperisce l’universo_reale_materiale [cartesiano] [creato], ma solo l’universo virtuale [galileiano], ha potuto pensare il primo perché i suoi schemi sono stati attivati dal suo parallelo nella realtà_virtuale [universo_virtuale], apparente alla percezione attuale [parallelismo realtà_virtuale//realtà_reale (anche eucaristico: nel senso che la s_materializzazione epistemica della sostanza del pane e del vino non creano difficoltà per la teoria della transustanziazione)], apparire virtuale che ha svolto la funzione di fattore_maieutico del pensiero: questo ha visto il virtuale, e ha detto “universo”, che nel virtuale è duplicato, ma l’universo fisico “reale” [nel senso di “materiale”: anche il virtuale è reale] non appare: lo ha detto, perché la forma del virtuale è simile a quella del reale/ha detto “universo” e lo ha pensato solo nel linguaggio;
b.] parimenti, l’episteme ha pensato dio [nel punto a.]: l’universo], perché il pensiero di dio è stato attivato dal linguaggio [nel punto a.]: dalla percezione], in cui dio appare [e si deve dire, collegando la fondazione scientifica della metafisica e della teologia al rapporto tra fede e ragione, dio appare nel linguaggio per rivelazione, a sua volta apparente nel linguaggio] [anche della rivelazione parla la voce “verità” curata da giovanni fornero, intesa come uno dei modi della verità: ma qui essa viene identificata a evidenza, invece per l’episteme l’evidenza è intuizione_epistemica, ovvero modo del pensiero scientifico e razionale] [ecco così una prima proposizione sulla fede come cominciamento della ragione (paragrafo m247.html_[…]): infatti, dio è essenziale all’episteme, ma sembra di poter dire che, anche storicamente, dio viene dato alla riflessione filosofica dal dio della religione: dio per l’episteme è concetto a_religioso (essendo padre e famiglia), ma non si ritiene che la ragione avrebbe potuto intuire dio e portarlo nel linguaggio a prescindere dalla religione e dalla sua rappresentazione della divinità].
 
quindi, sia la scienza che studia l’universo senza vederlo [vede solo la rappresentazione_virtuale dell’universo: gli stimoli del computer], sia l’episteme che studia dio senza vederlo, entrambe procedono anche autonomamente dall’apparire, procedendo nel dialogo [dialettica dialogica gnoseologica] tra pensiero e linguaggio [in cui, solo, l’universo e dio attualmente appaiono]. non che il linguaggio sia funzione conoscitiva esclusiva: per il rapporto biunivoco tra la realtà e le tre forme della conoscenza [pensiero, linguaggio e percezione], tutto ciò che è linguaggio e che appare nel linguaggio appare anche alla percezione, ma non attualmente:
 
a.] attualmente dio non appare alla percezione [ma solo nelle sue rappresentazioni religiose, poetiche (divina commedia illustrata) e schemi e grafici epistemici]; 
b.] parimenti l’universo [reale/creato] non appare alla percezione.
 
20.] seguono due proposizioni simmetriche:
 
a.] la fondazione scientifica [in senso moderno] della teologia e della metafisica [e della scienza] avviene nel linguaggio [in cui dio appare ed è distinto, per significato, dalle parole_fantastiche], nel suo rapporto dialettico [= dialogico] col pensiero e con gli schemi e i grafici epistemici [forme essenziali di rappresentazione visiva e immaginativa di dio di tipo normale/razionale/scientifico/ controllato] [non ci si limita a dire che il linguaggio teologico e metafisico è vero perché gioco/uso significante, ma si è detto che la corrispondenza biunivoca tra realtà e linguaggio dimostra il linguaggio come “recipiente” della realtà, cioè come luogo della verità];
b.] la fondazione epistemica [auto_fondazione] [epistemica come scientifica in senso greco] della teologia e della metafisica [e della scienza] avviene nell’intuizione_epistemica, cioè nel modo specifico del pensiero_epistemico [nel punto a.], la fondazione è posta nel linguaggio, che “appare” in senso scientifico_moderno]. questo è l’aspetto più peculiare e difficile dell’episteme, cioè l’episteme constata che usa il linguaggio in modo efficace e immediato perché riflette un parallelo pensiero peculiare, efficace e immediato: questo pensiero coglie la verità in modo intuitivo [intrisecamente mistico, ma non specificamente tale: l’intuizione_epistemica è rigorosamente scientifica in senso epistemico]: è il pensiero_epistemico, primo modo e prima forma della conoscenza, che ha una sua modalità specifica e primaria di pensare, e così sa riconoscere subito la verità dei suoi asserti. bisogna dunque esplicitare questo modo di procedere del pensiero, e si cercherà di farlo nella ricerca_epistemica.
attenzione:
 
a.] nell’episteme non si dà platonicamente una realtà privilegiata “intelligibile”: la realtà viene colta nel pensiero, nel linguaggio e nella percezione: quando colta semplicemente nel pensiero, essa è perciò detta intelligibile;
b.] l’intuizione_epistemica non è una intuizione privilegiata [solo, piuttosto, è un’intuizione più profonda]: ogni intuizione umana è epistemica; 
c.] l’episteme non è un pensiero specificamente “intuitivo”: l’intuizione è la componente di base, semplice ed elementare, del pensiero: il pensiero è composto
 
c1.] o da una singola intuizione [“ho avuto un’idea/”ho compreso ciò che intendi dire”]
c2.] oppure da una sequenza di intuizioni [analitiche o sintetiche, cioè o isolate o riunite in un’intuizione di ordine superiore] [come nelle dimostrazioni matematiche];
 
d.] perciò l’intuizione_epistemica, cioè la visione platonica della realtà [che vede le essenze, cioè la cavallinità dell’apparire], non è un modo diverso di pensare, ma è il modo comune di pensare, che il senso comune non possiede in modo profondo solo perché lo rimuove/censura, in quanto esso dà un’immediata apertura alla verità [evidenza], e quindi la teologia viene definita come “problema” non solo in senso speculativo, ma perché “provocazione” [psicoanalitica], in senso etico;
e.] riguardo alla voce “verità” del dizionario della filosofia di abbagnano, si ritiene che sia un errore  l’identificazione rivelazione ed evidenza: l’evidenza è semplicemente il risultato dell’intuizione, cioè della conoscenza in sé e per sé: “intuisco quindi so”, dimostro quindi sono convinto: la conoscenza è intuizione, convinzione, certezza;
f.] la certezza è l’identificazione, in dio e nell’uomo [anche l’uomo ha una natura divina, da cui è attualmente evirato] panteistica come perfetto adeguamento tra soggetto e oggetto [attenzione: è un errore (origine dell’idealismo) quello parmenideo che identifica essere e pensiero: tale identificazione avviene ad un dato livello della realtà, di s_doppiamento dell’oggetto/essere e del soggetto/pensiero, livello in cui quella identificazione è solo strumentale conoscenza perfettamente oggettiva dell’oggetto da parte del soggetto, secondo la seguente proposizione conoscitiva metaforica: “io (= dio e uomo) conosco perfettamente un sasso, se sono il sasso, ma io non sono il sasso (realismo), solo anche (sasso = io) lo sono (in senso parmenideo e idealistico)”]. cioè intuizione = certezza = evidenza = verità.
21.] anche in riferimento al principio di cui al punto 13.] [“è scientifica la proposizione che, facendo riferimento a un apparire stabile, si costituisce come sapere stabile. una proposizione della scienza è sapere scientifico se questa proposizione è collegata al sapere stabile ovvero alla metafisica epistemica”], leggendo la voce “certezza” [curata da alessandro pagnini] [tratta dal dizionario di filosofia di nicola abbagnano], si apprende che:
 
a.] “secondo … platone, la stabilità della conoscenza dipende dalla stabilità del suo oggetto; sicchè si possono conoscere stabilmente [cioè con certezza] solo le cose stabili, mentre le cose non stabili, cioè mutevoli, possono essere oggetto solo di conoscenza probabile [nota: c’è qui già espressa la concezione del sapere scientifico moderno e contemporaneo come sapere ipotetico/prosegue testo …]. la certezza in questo senso non è che un attributo della verità: è il carattere stabile, cioè non soggetto a smentite, della verità stessa”;  
b.] “la filosofia moderna ha, con cartesio, identificato verità e certezza: la prima regola cartesiana “non accettare per vero se non ciò che si riconosce evidentemente come tale” stabilisce infatti questa identità”;
c.] [spinoza conferma l’identità cartesiana del vero e del certo] “… con il suo teorema: chi ha un’idea vera sa con ciò stesso di averla”;
d.] “kant … ha distinto inoltre la certezza empirica, che può essere originaria, cioè connessa con la propria esperienza storica o derivata da un’esperienza altrui; e la certezza razionale che si distingue da quella empirica per la “coscienza della necessità” e si può quindi chiamare apodittica” [l’episteme utilizza tale certezza razionale, spiegando il tutto come razionale e necessario perché collegato al principio, cioè al fondamento della realtà stabile e del suo pensiero stabile (sapere stabile): dio e l’uomo];
e.] “hegel stesso ha accettato l’identificazione di certezza e di conoscenza”;
f.] “… l’identificazione stabilita dalla filosofia cartesiana tra certezza e verità non è stata più abbandonata. Heidegger l’ha riconfermata per suo conto dicendo: “la certezza si fonda nella verità, ossia le appartiene cooriginariamente”. E ha distinto i due significati che corrispondono a quello soggettivo e oggettivo di certezza: “l’essere certo come modo d’essere dell’Esserci” (cioè dell’uomo) e la certezza dell’“ente di cui l’Esserci è certo” che è derivata dalla prima” [nella filosofia epistemica, che mette dio al posto dell’uomo, l’Esserci di heidegger è sia l’uomo che dio, e soprattutto dio, rispetto all’Intero];
g.] “… per wittgenstein … una proposizione di cui ci sentiamo psicologicamente certi è “al di là di ogni ragionevole dubbio” solo in quanto non ha senso dubitarne; solo in quanto dubitarne intacca i fondamenti del senso del linguaggio”.
 
22.] a conclusione di questo insieme di proposizioni sui fondamenti epistemici e scientifici del sapere metafisico_teologico [e della scienza], che incardinano nel linguaggio il procedere autonomo del pensiero rispetto alla percezione [perché la realtà vera e oggettiva è astratta, ed essa pone il linguaggio per farsi specificamente conoscere in modo oggettivo, cioè astratto, da esso: essendo appunto il linguaggio il luogo conoscitivo dell’astrazione conoscitiva], si dice che il pensiero contemporaneo considera inadeguato il linguaggio, perché con le sue categorie “fisse” non riuscirebbe a cogliere la realtà che “sfugge”: questo non è un argomento contro il linguaggio, ma è un argomento a favore della metafisica, infatti il linguaggio è costituito da “costanti semantiche” [l’atomo, la sedia, ecc.: non l’atomo che decade, non la sedia che si sfascia], perché esso serve [a dio e quindi all’uomo] specificamente per descrivere la realtà necessaria, cioè le sostanze [aristoteliche], che, essendo eterne, sono “costanti”: quindi l’uomo si ritrova con un linguaggio intrisecamente metafisico [“atomo” significa non “atomo particolare”, ma “atomo in sé”, cioè l’universale_reale (universale in senso scolastico)], a descrivere una realtà che “sfugge”, ed essa sfugge in senso post_moderno perché il creato, nel livello dell’universo apparente, è interfacciato alla caosfera: sia teoricamente che eticamente, l’uomo deve dare forma stabile al sapere [e alla vita, moralmente], e infatti la scienza è predittiva ed è un sapere solo perché ha un minimo di “costanti”: ora, non si danno costanti se non per partecipazione alle costanti eterne [attenzione: si richiede giustificazione teorica di tale condizione], quindi il sapere_scientifico_moderno ipotetico si fonda sul sapere_metafisico, come l’universo viene attualmente trattenuto da dio dalla sua conflagrazione nella caosfera infernale. tutto il pensiero della storia della filosofia si divide [anche all’interno di uno stesso sistema] tra epistemismo e nichilismo:
 
a.] l’epistemismo riconosce le costanti e il loro significato;
b.] il nichilismo tende ad abbattere le costanti, l’evidenza e il significato, facendo riassorbile il creato nella sua origine: il caos.
 
23.] questo paragrafo ha inteso mostrare che:
 
a.] il sapere filosofico e teologico può costituirsi come scientifico in senso moderno [nel linguaggio];
b.] lo stesso sapere scientifico moderno si fonda sul sapere_epistemico;
c.] l’episteme si fonda su se stesso e fonda la filosofia, la teologia e la scienza moderna.
 
rimane [per il punto c.] da esplicitare il concetto di pensiero_epistemico, cioè si deve definire l’intuizione_epistemica e spiegare come essa funziona. se ad esempio si dice che sul volto delle persone c’è impressa la forma della colomba dello spirito_santo [anche la testa è trinitaria], ciò può essere “evidente”, ma come poter razionalizzare scientificamente una tale intuizione ? ad un successivo paragrafo [m247.html_[…]] si rimanda per giustificare l’assunzione “in blocco” della fede nella ragione epistemica.
24.] conclusivamente:
 
a.] la fondazione scientifica in senso moderno della metafisica e della teologia [e della scienza] avviene nel linguaggio, di cui si ricercano le leggi;
b.] la fondazione epistemica [scientifica in senso greco] della metafisica e della teologia [e della scienza] avviene nel pensiero [il pensiero_epistemico è semplicemente il pensiero], di cui si ricercano le leggi;
c.] è stabilito inoltre un altro principio: non solo per la corrispondenza biunivoca tutto ciò che esiste deve anche apparire alla percezione [quindi dio appare attualmente come rappresentazione del mondo, e apparirà in futuro dopo la morte], ma la conoscenza, come dialogo tra pensiero e linguaggio, tra pensiero e percezione, e tra linguaggio e percezione, deve servirsi anche della percezione: perciò:
 
c1.] per la scienza [sapere scientifico in senso moderno], l’apparire per l’universo_reale_linguaggio è dato dall’universo_virtuale_percezione [configurazione attuale dell’apparire], ma anche dagli schemi e grafici della cosmologia_episemica;
c2.] per l’episteme [sapere metafisico_teologico], l’apparire per dio_linguaggio è dato da dio_schema e grafico epistemici.
 
ne consegue che gli schemi, i modelli, i grafici e le mappe epistemici sono la forma corretta del procedere del pensiero_epistemico, ed essi dialogano con i paragrafi e le dimostrazioni presenti in questo sito, il quale quindi dovrebbe poter esprimere un autentico tentativo di costruzione del sapere epistemico.
 
nota_1: osservazione e integrazione

1.] la fondazione della teologia e della metafisica come scienza in senso moderno è nel linguaggio;
2.] 
la fondazione della teologia e della metafisica come episteme [scienza in senso greco] è nel pensiero;
3.] la realtà [dio_essere] si riproduce nel pensiero come idea_dio e nel linguaggio come parola_dio;
4.] lo studio del pensiero e della razionalità_episteme deve quindi analizzare l'idea_dio [ciò sarà fatto in successivo paragrafo].

nota_2

si riporta qui la dimostrazione dim_153più sopra citata:
DIMOSTRAZIONE_153: DEL LINGUAGGIO
 
in base alle determinazioni speculative del paragrafo m246.html, si dice che, poiché l’essere si duplica nel linguaggio_realtà [secondo la metafisica_epistemica], e la parola_dio è dal pensiero riconosciuta come parola_realtà [secondo la gnoseologia_epistemica], per la corrispondenza biunivoca tra realtà [essere] e conoscenza [qui intesa come linguaggio] [metafisica_epistemica e gnoseologia_epistemica], l’esistenza della parola_dio, essendo essa esistenza della parola_dio_realtà, dimostra l’esistenza di dio_essere_realtà [fondazione della teologia come scienza]. 


nota_3
 
poiché questo paragrafo è strettamente fondazionale, si riporta qui anche il paragrafo successvo:
 
giustificazione teorica dell’“acquisizione in blocco” della fede da parte del sapere_epistemico
il sapere_epistemico ha acquisito “in blocco” la fede al proprio interno come:
 
1.] punto di partenza [cominciamento], inteso come sapere_simbolico da razionalizzare [= spiegare e  concettualizzare, hegelianamente] [la fede permane come sapere del soggetto_dio dato all’uomo e dall’uomo custodito (depositum_fidei): conformazione trinitaria/umano_creaturale del sapere, tramite la rivelazione_divina, parallela_simbolica alla ragione ma anche concettuale_duplicativa_complementare alla ragione umana: punto di vista di dio prestato all’uomo] [l'uomo ha dentro di sè gli schemi di dio: qui si tratta del pensiero proprio del soggetto_dio comunicato all'uomo];
2.] come sapere che, razionalizzato, consente di spiegare la realtà;
3.] come sapere che, acquisito al proprio interno, consente all’episteme di integrarsi e di completarsi.
 
tale acquisizione va evidentemente giustificata, perché l’episteme sia sapere_scientifico [un ateo potrebbe dire che l’episteme è partito dalla fede come da “una favola sul mondo”].
in base a quanto detto nel paragrafo m246.html_[…], si possono stabilire i seguenti principii:
 
1.] l’episteme, fondato sul pensiero e sul linguaggio, riconosce la fede come linguaggio;
2.] essa episteme riconosce tale linguaggio come simbolico, e quindi da spiegare [dis_velare (aletheia): la rivelazione viene dalla ragione “denudata”/concettualizzata];
3.] in base alla corrispondenza biunivoca tra linguaggio e realtà, poiché il pensiero [come detto nel paragrafo m246.html_[…]] riconosce che la fede è linguaggio_realtà [fornero, e anche l’episteme, dicono: “significante”/ma ciò non è soggettivo: l’episteme precisa semplicemente che l’uso di questa parola, “dio”, è uso_realtà, per cui quella corrispondenza biunivoca fa “cadere” la parola_dio nel campo della realtà, ad essa biunivoca], dio esiste;
4.] quindi, la fede è sistema completo e complesso di caratteristiche di questo dio_realtà, che vanno spiegate;
5.] si aggiungono inoltre altri due principii, che giustificano l’uso della fede nella ragione come “patrimonio” da acquisire e razionalizzare in funzione esplicativa della spiegazione della realtà [sono queste alcune leggi del pensiero]:
 
a.] il pensiero deve andare dalla necessità [realtà e sapere stabile] alla contingenza [dalla necessità al caos e al creato], e quindi deve partire dalla necessità, ovvero dalla realtà metafisica e da dio [semplice soggetto necessario];
b.] il pensiero deve andare dalle configurazioni normali [razionali e necessarie] alle configurazioni non normali [anch’esse razionali, ma non del tutto necessarie: come il creato], e quindi deve partire dal mappa dell’essere, esplicazione dell’esistenzializzazione [normale/razionale] della realtà necessaria.
 
in base a questi principii, poiché ad esempio “trinità” e “incarnazione” sono parole_realtà, esiste una realtà ad esse corrispondente e quindi sono parole_verità, sia pure solo simbolica [fede]. nella loro razionalizzazione epistemica, le parole simboliche “trinità”_simbolo e “incarnazione”_simbolo [rispettivamente:
 
a.] esistenzializzazione dell’essere_soggettivo partente da dio;
b.] trapasso del verbo_linguaggio nella carne_percezione e permutazione oggetto_soggetto, dove la carne è “morta”, cioè pura macchina_corporea, essendo solo lo spirito e l’anima “vita”, in esso incarnantesi, anche storicamente per l’assunzione/acquisizione_divina, per identificazione_pantesitica_eucaristica, della creatura umana: l’uomo è salvato se dio = uomo, e tale “=” è processo storico di identific_azione] [adeguamento morale umano a dio in fase etico_sacrificale] …
 
… permangono, come trinità_concetto e incarnazione_concetto.