giustificazione teorica dell’“acquisizione in blocco” della fede da parte del sapere_epistemico
il sapere_epistemico ha acquisito “in blocco” la fede al proprio interno come:
 
1.] punto di partenza [cominciamento], inteso come sapere_simbolico da razionalizzare [= spiegare e  concettualizzare, hegelianamente] [la fede permane come sapere del soggetto_dio dato all’uomo e dall’uomo custodito (depositum_fidei): conformazione trinitaria/umano_creaturale del sapere, tramite la rivelazione_divina, parallela_simbolica alla ragione ma anche concettuale_duplicativa_complementare alla ragione umana: punto di vista di dio prestato all’uomo]
[l'uomo ha dentro di sè gli schemi di dio: qui si tratta del pensiero proprio del soggetto_dio comunicato all'uomo];
2.] come sapere che, razionalizzato, consente di spiegare la realtà;
3.] come sapere che, acquisito al proprio interno, consente all’episteme di integrarsi e di completarsi.
 
tale acquisizione va evidentemente giustificata, perché l’episteme sia sapere_scientifico [un ateo potrebbe dire che l’episteme è partito dalla fede come da “una favola sul mondo”].
in base a quanto detto nel paragrafo m246.html_[…], si possono stabilire i seguenti principii:
 
1.] l’episteme, fondato sul pensiero e sul linguaggio, riconosce la fede come linguaggio;
2.] essa episteme riconosce tale linguaggio come simbolico, e quindi da spiegare [dis_velare (aletheia): la rivelazione viene dalla ragione “denudata”/concettualizzata];
3.] in base alla corrispondenza biunivoca tra linguaggio e realtà, poiché il pensiero [come detto nel paragrafo m246.html_[…]] riconosce che la fede è linguaggio_realtà [fornero, e anche l’episteme, dicono: “significante”/ma ciò non è soggettivo: l’episteme precisa semplicemente che l’uso di questa parola, “dio”, è uso_realtà, per cui quella corrispondenza biunivoca fa “cadere” la parola_dio nel campo della realtà, ad essa biunivoca], dio esiste;
4.] quindi, la fede è sistema completo e complesso di caratteristiche di questo dio_realtà, che vanno spiegate;
5.] si aggiungono inoltre altri due principii, che giustificano l’uso della fede nella ragione come “patrimonio” da acquisire e razionalizzare in funzione esplicativa della spiegazione della realtà [sono queste alcune leggi del pensiero]:
 
a.] il pensiero deve andare dalla necessità [realtà e sapere stabile] alla contingenza [dalla necessità al caos e al creato], e quindi deve partire dalla necessità, ovvero dalla realtà metafisica e da dio [semplice soggetto necessario];
b.] il pensiero deve andare dalle configurazioni normali [razionali e necessarie] alle configurazioni non normali [anch’esse razionali, ma non del tutto necessarie: come il creato], e quindi deve partire dal mappa dell’essere, esplicazione dell’esistenzializzazione [normale/razionale] della realtà necessaria.
 
in base a questi principii, poiché ad esempio “trinità” e “incarnazione” sono parole_realtà, esiste una realtà ad esse corrispondente e quindi sono parole_verità, sia pure solo simbolica [fede]. nella loro razionalizzazione epistemica, le parole simboliche “trinità”_simbolo e “incarnazione”_simbolo [rispettivamente:
 
a.] esistenzializzazione dell’essere_soggettivo partente da dio;
b.] trapasso del verbo_linguaggio nella carne_percezione e permutazione oggetto_soggetto, dove la carne è “morta”, cioè pura macchina_corporea, essendo solo lo spirito e l’anima “vita”, in esso incarnantesi, anche storicamente per l’assunzione/acquisizione_divina, per identificazione_pantesitica_eucaristica, della creatura umana: l’uomo è salvato se dio = uomo, e tale “=” è processo storico di identific_azione] 
[adeguamento morale umano a dio in fase etico_sacrificale] …
 
… permangono, come trinità_concetto e incarnazione_concetto.