platonismo, aristotelismo, plotinismo, tomismo ed episteme/il rapporto tra plotinismo e cristologia/
osservazioni sulla rivoluzione epistemica

l’epistematica è la scienza dell’episteme e della sua costruzione, avente strette relazioni con la gnoseologia_epistemica:
 
1.] gnoseologia_divina [studio del processo conoscitivo divino, possibile perché simile a quello umano, per il paradigma (rovesciato) dell’imago dei: l’uomo è a immagine di dio quindi dio è a immagine dell’uomo/conosciuto l’uomo è conosciuto dio];
2.] gnoseologia_umano_paradisiaca [studio della conoscenza normale dell’uomo, cioè dell’anima_paradisiaca, uomo considerato in paradiso, inteso questo come luogo della configurazione normale definitiva della vita e della conoscenza];
3.] gnoseologia_umano_terrena [studio delle peculiarità strutturali del processo conoscitivo umano attuale nella condizione terrena, che è configurazione non normale/quindi studio delle differenze tra il processo_conoscitivo_paradisiaco e il processo_conoscitivo_terreno].
 
l’episteme è inteso come …
 
1.] il sistema della conoscenza di dio [oggettualizzato nel verbo] [poiché il verbo è parola, e la teologia tradizionale identifica questa parola con la sacra_scrittura, allora c’è un rapporto tra episteme e sacra_scrittura: poiché la scrittura parla solo del creato, essa è la parte dell’episteme relativa al creato];
2.] il sistema della conoscenza dell’uomo come rispecchiamento [partecipazione] del primo sistema [punto 1.]].
 
l’episteme è necessariamente sintesi e completamento della storia della filosofia. da questo punto di vista, l’episteme non può agire come fa, ad esempio, aristotele nei confronti di platone. non può cioè prendere alcune concezioni e non prenderne altre. aristotele ha dovuto superare la dottrina platonica delle idee, perché essa faceva del mondo una “copia” imperfetta delle idee, invece per aristotele il mondo è eterno e si può dire presumibilmente anche perfetto, perché in aristotele, per quanto si è visto, non c’è una prospettiva escatologica, per cui quella che in platone è la contemplazione delle idee nell’al_di_là in aristotele diviene la vita del sapiente come quella di colui che contempla non le idee, ma [con interesse naturalistico] la natura/cosmo, cioè le “perfezioni” delle forme e delle sostanze naturali [studio delle cose inanimate, degli animali, delle stelle, ecc.]. aristotele è come se si trovasse già nell’al_di_là [aristotele può già vivere come se si trovasse nell’al di là per attivazione schematica anticipativa]: la sua preoccupazione non è la salvezza soprannaturale dell’anima, ma la contemplazione della natura [come la contemplazione di un’anima, che già vive in paradiso, e ne conosce le forme] e di dio.
il contributo fondamentale di aristotele all’episteme sta nel fatto che il mondo, considerato da platone eterno, diventa in aristotele perfetto, e quindi non è il mondo creato, ma è il mondo di dio e per dio, finalizzato e tendente a dio [il cosmo come auto_concetto è necessariamente eterno e perfetto, essendo lo spazio_tempo per dio].
il plotinismo si ottiene in modo immediato dal platonismo in questo modo [e si ritiene che sia l’operazione concettuale che ha fatto plotino sul platonismo, e che invece l’episteme non ha fatto allo scopo di conservare il platonismo in modo integrale]:
 
1.] in platone c’è l’uno, distinto dalle idee, che stanno sotto l’uno, distinti l’uno e le idee dal demiurgo, che sta sotto essi/ma platone chiama l’uno_matematico come il bene/poi c’è il mondo imperfetto, dotato di un’anima;
2.] plotino [si ritiene] ha fatto così: poiché l’uno è detto bene, lo ha identificato con dio;
3.] poi plotino ha introdotto una novità fondamentale: ha introdotto l’elemento dinamico di un processo, l’emanazione, per cui le idee, identificate con lo stadio ipostatico dell’intelletto, provengono dall’uno_dio, e l’anima [e il mondo] dall’intelletto.
 
il plotinismo è una forma di platonismo “scalato” in sopra: si porta il demiurgo al livello dell’uno [perché il bene richiama la divinità], e così le idee, che stavano sopra il demiurgo, ora stanno sotto l’uno_bene_dio_demiurgo, come intelletto. perchè l’episteme non ha portato il demiurgo al livello dell’uno ?
il platonismo è un sapere insuperabile, che ha espresso una novità radicale nel pensiero, che non si è mai vista prima di platone, né dopo [e neppure platone si è reso conto di tale novità, da lui espressa, altrimenti ne avrebbe scritto]. il problema nel platonismo è che platone non ha insistito su questo punto, sul quale l’episteme ha inserito la componente del tomismo, così radicalizzando questa novità del platonismo: platone ha teorizzato il demiurgo come [vero] dio [creatore] [si presume], inserendolo all’interno di realtà_eterne e ..._necessarie, anche più grandi del demiurgo [dimensionalmente], come l’uno e la diade, che precedono il demiurgo e che esso stesso contempla, come contempla le idee: un dio non solo beato e pago di se stesso, ma che contempla altre perfezioni, che lo superano [dimensionalmente], e anche [nell’episteme] lo pongono/determinano ipostaticamente/emanativamente/evoluzionisticamente [una tale dottrina (si ritiene) non appartiene neppure al mito].
questo è il punto centrale del platonismo [la distinzione tra uno e demiurgo_dio, con dio che contempla l’uno, che lo supera dimensionalmente], e il fatto che platone non abbia insistito sul demiurgo [ma solo sull’uno] deve aver consentito la nascita dell’aristotelismo e del plotinismo:
 
1.] l’aristotelismo considera solo dio e il mondo, e dio come motore immobile del mondo, verso cui converge il mondo, da considerare come eterno e perfetto, che l’uomo contempla, rivolgendosi al mondo e, più sopra, a dio;
2.] il plotinismo, poiché platone non deve aver insistito sul demiurgo e sulla sua differenza dall’uno, ha potuto nascere scalando il demiurgo al livello dell’uno, e così ponendo la realtà sotto dio [uno_bene_dio], come ha poi fatto la teologia cristiana medioevale.
 
l’episteme ha potuto invece rispettare l’integrità del platonismo per due ragioni:
 
1.] l’interpretazione dell’emanazione secondo la prospettiva evoluzionistica [non confondendo l’emanazione con l’evoluzione, ma interpretando la prima come la seconda];
2.] la componente cristiana, derivata dal tomismo [inteso come sintesi del sapere medievale, che è teologia come scienza di dio].
 
analisi del punto_1.]: l’interpretazione dell’emanzione come evoluzione nell’episteme ha posto dio alla fine di un processo che inizia con la realtà più semplice [che la teologia cristiana tradizionale identifica con dio, inteso come essere allo stato puro, il principio nell’episteme come puro esistere]: quindi l’uno, che è semplice, sta all’inizio di questo processo, che termina con dio. l’episteme infatti, secondo il paradigma dell’imago dei, poiché l’uomo appare con un cervello complesso [di miliardi di sinapsi], ha inteso dio come complesso [a cui l’uomo è simile], e quindi non ha posto dio all’inizio dell’emanazione, ma il puro esistere semplice [l’esistenza come principio] e dio, complessità, alla fine del processo evolutivo [a_temporale]. così l’episteme ha rispettato il platonismo [differenza tra uno e demiurgo_dio], e ha fatto del plotinismo la dottrina della trinità, interpretando il mondo non come creato_imperfetto, ma secondo aristotele: un mondo perfetto, da cui viene distinto il creato.
 
analisi del punto_2.]: rispetto al platonismo, l’episteme ha potuto insistere sulla differenza tra uno e demiurgo, perché quest’ultimo è il dio_cattolico secondo il tomismo:
non un demiurgo “posto a fianco dell’uno” [uno, su cui platone concentra la sua attenzione], ma un uno considerato in termini evolutivi, come finalizzato e convergente al dio_demiurgo, che è la trinità come centro dell’immensità dell’essere, per cui questo dio non è il “vago” demiurgo di platone, teorizzato da platone solo come ipotesi per spiegare l’origine del creato, ma è il dio_demiurgo_trinità, come dio_creatore. proprio questa grande attenzione dell’episteme sul dio_demiurgo plotino l’ha rilevata in platone sull’uno_bene, per cui plotino ha identificato il demiurgo con l’uno [o comunque si è interessato all’uno e ha tralasciato il demiurgo], cosa che l’episteme non poteva fare, per quanto detto sopra: la prospettiva evolutiva richiede che si parta dal semplice [l’uno_matematico] e si finisca nel complesso [dio_bene].
 
l’episteme è quindi sintesi coerente di platonismo, aristotelismo e plotinismo [sistemi conservati nelle loro determinazioni storiche], in cui il kantismo [dottrina dell’intelletto] e l’hegelismo [dottrina dello spirito] sono intesi come sotto_sistemi del plotinismo [inteso come dottrina del soggetto divino trinitario]. il tomismo è nell’episteme l’approccio con cui viene studiato dio, cosa che in questo sito non è stata fatta. si è infatti voluto studiare il contesto strutturale in cui inserire [platonicamente] dio, e non analizzare dio in modo approfondito.
 
osservazioni sul rapporto tra plotinismo e cristologia
 
nel plotinismo l’intelletto è la seconda ipostasi/stadio dell’emanzione. nel platonismo, corrispondentemente, le idee sono poste dopo l’uno_matematico. e dopo di esso è posta anche la diade, che potrebbe essere l’origine/causa delle due nature di cristo. cristo è l’intelletto [verbo], così secondo il pensiero cristiano medievale, che ha considerato il platonismo nell’interpretazione data ad esso dal plotinismo. quindi il pensiero cristiano ha considerato, grazie al plotinismo, la trinità come trinitarizzata, secondo la generazione del verbo [emanazione e generazione]. per tutto questo l’episteme può ipotizzare che:
 
1.] posto platonicamente che l’uno e la diade/idee precedono il demiurgo_dio_trinità;
2.] posto che il plotinismo è la dottrina della trinità, che parte dal demiurgo come padre, e vi trae per emanzazione il figlio e lo spirito santo;
3.] ciò posto, si può dire che il figlio è la seconda ipostasi trinitaria, avente due nature [verbo_intelletto e carne], perché corrisponderebbe al secondo stadio dell’ipostatizzazione dell’essere dall’uno al demiurgo, cioè allo stadio della diade/idee:
 
a.] alle idee corrisponde il verbo_intelletto;
b.] alla diade corrispondono le due nature di cristo.
 
4.] la diade è rapporto tra illimitato e limitato: così il verbo sarebbe l’illimitato e la carne serebbe il limitato [il "finito" come perfezione in senso greco] [da tale limitatezza (come perfezione greca) della carne si originirebbe la finitudine del corpo umano degli uomini_mortali, dopo il peccato e la caduta].
 
osservazioni sulla rivoluzione epistemica
 
il carattere precipuo del sapere epistemico è che, avendo collocato dio, in prospettiva platonica, all’interno delle strutture della necessità [essere, uno, idee], ha studiato dio in relazione con esse, studio da cui nascono gli schemi_epistemici, che studiano dio come un oggetto “logico_matematico”, “insiemistico” e "evolutivo”: ciò si è potuto fare per due ragioni:
 
1.] non identificare dio con tutto l’essere_necessario, ma porlo dentro di questo, dio essendo inteso come una parte dell’essere_necessario [dio come centro/nucleo trascendente dell’immensità dell’essere, a sua volta trascendente], significa dover spiegare la relazione tra dio e la realtà_necessaria, che lo pone in prospettiva evolutiva [relazione da cui nascono le dimostrazioni];
2.] l’utilizzo del paradigma dell’imago dei, di cui la teologia tradizionale non ha sfruttutato tutte le potenzialità: se l’uomo è a immagine di dio, dio è a immagine dell’uomo, quindi conoscere l’uomo è conoscere dio, e quindi, come il kantismo e l’hegelismo studiano l’uomo, così essi sono immediatamente applicabili a dio:
 
a.] il kantismo diviene nell’episteme la dottrina del verbo [= intelletto], il verbo essendo il sistema delle categorie [matrice] che filtra il noumeno e lo trasforma per dio in fenomeno [essendo cristo il cervello in forma umana del padre];
b.] l’hegelismo diviene nell’episteme la dottrina della generazione dello spirito santo da dio_figlio, generazione che attualmente si compie con l’unione di dio con il creato, per sintesi storico_panteistica [transustanziazione del creato = trasfigurazione/risurrezione].
 
nota
 
questo paragrafo ha senso solo se si rapportano i sistemi analizzati [platonismo, aristotelismo, plotinismo e tomismo] alla cosmologia_contemporanea: è quanto si è fatto in precedente paragrafo: il creato non è il cosmo divino [secondo aristotele], ma è una struttura di proporzioni [rispetto a dio e al cosmo divino] infinitesimali. ecco dunque che la cosmologia_contemporanea si rapporta ai sudetti sistemi nel modo seguente:
 
1.] le sue categorie servono per la conoscenza del cosmo_eterno_divino [che è anche materiale/nell'al di là esiste anche la dimensione della materia, infinita, eterna e perfetta: l'auto_concetto della materia, la materia in senso proprio];
2.] ma la materia apparente [all'uomo nella dimensione terrena] è “creata”, cioè gli infiniti universi sono contenuti tutti all’interno di un idea_iperuranica_platonica, quella specificamente preposta a copiare [nella tecnica divina] l’Intero e a riprodurlo ex_nihilo nella creazione;
 
quindi la cosmologia_contemporanea non è cosmologia_aristotelica, ma ..._tomistica, essendo la cosmolgia del creato, come sottosistema del platonismo, il creato essendo tutto contenuto all’interno dell'idea_iperuranica preposta alla sua creazione.