La teoria epistemica dell'essere (p2.1.1.1)

Nel comune linguaggio filosofico (filosofia storica pre-epistemica), per “essere” si intende un attributo dell’ente, la cui esistenza è data per “scontata” in quanto appare (e viene spiegata o come effetto del big bang e dell’ aggregazione di particelle, o come effetto della creazione di Dio e della “partecipazione” dell’ente alla sua esistenza, fonte di ogni esistenza).
Per l’episteme invece il problema della natura dell’essere (definito “esistenza”) si fonda sul paradigma “tutto è in tutto” e si risolve su due livelli.

Paradigma epistemico: [tutto è in tutto]
Questo paradigma significa che ogni ente, in quanto esistente (essente), basa la propria esistenza sulla struttura dell’esistenza e sul suo sviluppo (che conduce all’esistenza dell’ente stesso), definita sui due livelli suddetti:

- primo livello dell’essere (o esistenza): la struttura protologica dell’esistenza pura (cioè del principio), fatta di essere (esistenza), nulla e divenire (il quale ultimo è l’auto-esistenzializzazione dell’esistenza, ovvero il “–sistere” dell’ex-sistere);
- secondo livello dell’essere (o esistenza): lo sviluppo “chiuso” (distinto in macro-sviluppo-assiale e sviluppo-ciclico-ripetitivo, quest’ultimo fondato sul primo: il primo riguarda lo spirito e l’anima, che sono eterni; il secondo riguarda la materia e il corpo, che sono ciclici: metempsicosi e re-incarnazione; il processo-creativo-dal-nulla ha coinvolto un solo ciclo, la base di questo si ripete ma il Creato viene innestato, nell’apocatastasi, nel tempo-spirituale-lineare) dell’esistenza e della sua struttura-di-base.

Confinanti con il nulla e con la pienezza dello sviluppo, cioè con la parte finale di esso (definiti termini “estremanti” dell’esistenza), sono: Dio, la fonte, la tecnica e il caos/Caos (quindi, il caos non può determinare l’ordine, l’ordine può determinare il caos, che è il luogo in cui si scaricano tutte le contraddizioni non risolte dei paradossi della struttura dell’esistenza pura, auto-inclusiva e auto-inclusa, cioè auto-differente pur essendo auto-identica).
“Tutto è in tutto” perché gli enti estremanti, in quanto tali, racchiudono, nella propria esistenza, che è la loro condizione esistenziale, quell’intero sviluppo che ne ha determinato appunto l’esistenza. E il Creato è estremante: quindi, un sasso che si trova sulla superficie terrestre racchiude, all’interno di quell’esistenza che è ad esso “predicata” (attribuita), l’intero sviluppo dell’esistenza (“tutto è pieno di dei”: dice): cioè anche il Dio trascendente (il senso di vuoto è perché questa “struttura totale” determina la condizione di esistenza dell’ente, e non la sua condizione “naturale”: la pienezza nell’uomo sconta l’assenza della fonte edenica e del paradiso celeste, luogo naturale dell’ anima: paradigma della configurazione standard-definitiva).
Quindi, mentre nella concezione tradizionale dell’essere prevale l’“apparire” dell’ente, e prevale l’ente stesso, considerato “isolato” dal tutto, nella concezione epistemica dell’essere, l’attributo dell’esistenza applicato all’essente (ente-che-esiste) racchiude l’intero sistema delle ipostasi che lo precedono (tutte, se ciò riguarda Dio o il Creato).

E’ problema se Dio possa ancora annullare il Creato. Quest'ultimo:

- è attualmente legato alla struttura di base dell’esistenza e al suo sviluppo attraverso la mediazione della volontà di Dio, essendo ancora “sospeso” e ipostaticamente sconnesso (condizione tomistica di partecipazione esistenziale, ma all’esistenza pura, soltanto “mediata” dall’esistenza/volontà creatrice-esistenzializzante di Dio);
- quando, dopo l’apocatastasi, il Creato viene im-piantato nel paradiso, esso è legato all’esistenza in modo non-più-mediato, e si esclude quindi che Dio possa annullarlo, non per volontà, ma per impossibiltà assoluta.    

Nota

Per queste ragioni il concetto di essere è inteso come una data complessificazione dell’esistenza, che giustifica la considerazione dell’essere anche come un’ipostasi del suo sviluppo, intesa in termini emanativi. Poiché, infatti, l’ente (il sasso) contiene il tutto (se è il Creato-attuale, questo è annullabile proprio perché forse Dio si sta auto-escludendo dall’esservi incluso), esso contiene anche l’essere inteso come “grande-essere”, cioè la trascendenza emantiva che va dall’uno (pitagorico- matematico) a Dio (plotiniano-aristotelico-tomistico).

Nota
Sul concetto "tutto è in tutto" (detto della storia della filosofia: "tutto è pieno di dei", Talete) si basa la teoria del rapporto tra micro-realtà e macro-realtà (ad esempio: atomo e universo), tenuto conto che nè la prima nè la seconda possono confinare col nulla, per cui, dato ad esempio un "sasso-apparente-all'uomo", la sua condizione esistenziale presenta tutto lo spessore rappresentato nella mappa-dell'essere (al link: "Mappa ...).