Definizione epistemica: [principio-gnoseologico-fondamentale]

Secondo Parmenide (corretto e epistemicamente così interpretato) ("è la stessa cosa essere e pensare"), la conoscenza assolutamente oggettiva dell'oggetto (esteriore) da parte del soggetto (interiorità) è data dalla perfetta identificazione tra il soggetto e l'oggetto (condizione gnoseologica del pantesimo/panteismo cristologico/idealismo): io conosco perfettamente un sasso, se "divengo" questo sasso. Ciò è consentito nel Logos cristico, perchè la sua seconda natura è un oggetto materiale (il "corpo").
Applicando la matrice, sono previsti:

- livelli di panteizzazione spirituale (della prima natura divina) (e sono i principali);
- livelli di corpo-spirituale.

Naturalmente, il panteismo cristico non è la definizione primaria del Logos: il Logos opera la panteizzazione, ma non si riduce a questa. Grazie alla fondamentale riforma del principio-di-non-contraddizione, si evita l'idealismo esclusivo. Infatti, la conoscenza è strumentale al soggetto, e non già il soggetto (che è persona) si riduce alla sola conoscenza. Il soggetto è identico all'oggetto, per conoscerlo, ma è anche diverso dal soggetto (ciò che è consentito dallo s-doppiamento del soggetto. Tale ipotesi è rigorosa: da un lato, il principio dello s-doppiamento sta alla base dell'"esplosione" ipostatica, fonte del molteplice a partire dall'unitarietà del principio; dall'altro, l'episteme ha da sempre concepito la conoscenza come funzionale al soggetto [che non è innanzitutto pensiero, ma identità personale], e non ha mai pensato di ridurre il soggetto all'oggetto, che il primo conosce, e non già "serve": critica del principio antropico).