il principio “tutto è in tutto” [tesi-W]
 
il principio “tutto è in tutto” è retorico a significazione epistemica, come il principio della “rete estesa come il male” [epi-steme], anch’esso da dimostrare.
Esso può essere giustificato in questo modo:
 
- il concetto epistemico di Tutto differisce dal concetto di Intero [Severino li usa quasi indifferentemente, la neo-scolastica privilegia il termine “Intero”]: il primo [così sembrano evocare fenomenologicamente tali termini] è concetto a evocazione insiemistica; il secondo è piuttosto l’“unità del tutto”, cioè il principio unitario dell’ interezza [la sintesi tra unità e molteplice];
- il concetto di Tutto presuppone la determinazione [esistenziale/reale] della costituzione insiemistica del reale [che deve essere data];
- appena tale costituzione viene data/dimostrata, subito il tutto include se stesso per definizione, infatti: tutto include ogni cosa/segue/il tutto è una cosa [come ente]/segue/il tutto include ogni cosa e, quindi, il tutto-che-è-una-cosa, cioè se stesso;
- ma se il tutto include il tutto, ciò non significa ancora che “tutto [primo tutto] è in tutto [secondo tutto]” [tesi-W], perché “tutto è in tutto” significa che l’Intero [primo tutto] sta in ciascuna parte del tutto scomposto nelle sue parti, incluse in esso [secondo tutto dell’espressione da dimostrare];
- occorre quindi dimostrare che:
 
1.] la realtà ha una costituzione insiemistica;
2.] il tutto è sia l’unità del tutto [Intero], sia l’insieme infinito delle parti [infinite] [Tutto];
3.] queste parti sono elementi di un insieme, che è il tutto [l’insieme, essendo uno, è l’Intero, le parti sono il tutto inteso come “somma” di parti];
4.] il tutto deve stare in ogni sua parte-elemento [“tutto è in tutto”: dimostrazione  tesi-W, il secondo tutto è inteso retoricamente come “ogni parte”, cioè: tutto in tutto significa che, ad esempio, l’universo-tutto-grande deve stare in una sedia-parte-piccola, in un tavolo, in un atomo, ecc., che sono appunto tutte le parti dell’universo];
5.] si osserva che il concetto di universo adottato dalla cosmologia-astrofisica è di tipo insiemistico.
[tutte queste proposizioni sono presupposti delle dimostrazioni e costituiscono alcune basi della protologia [logica-esistenziale].]
 
dimostrazioni:
 
1.] la realtà [si fa riferimento alla realtà-divina, non alla realtà creata] ha una costituzione insiemistica …
il principio auto-esistenzializzante è uno e molteplice:

- uno, perché l’esistenza è una;
- molteplice [e quindi infinito] perché ogni sua determinazione strutturale [ce ne sono tre: l’essere, il nulla e il divenire] è identica a se stesso [esistenza/essere = essere; essere = nulla; essere = divenire]
[nell’ex-sistere: l’essere è l’ex-sistere, il nulla è l’ex-… dell'ex-sistere; il divenire è il …-sistere dell'ex-sistere; questa è la struttura trinitaria del principio, che è l’esistenza-in-sé-pura, costituito hegelianamente di essere, nulla e divenire astratto-reali],

... e ciò determina la produzione del molteplice, secondo la catena delle identità e delle differenze contemplata dalla riforma del principio di non contraddizione. Esempio: esistenza = sistere = esistenza [= sistere = esistenza = ...] = sistere/esistenza, ecc. all’infinito

spiegazione
un problema fondamentale della protologia è porre essere = essere, identità che non è scontata [posto che tutte le relazioni formali della logica hanno un corrispettivo nella realtà dell'esistenza, ad esempio: l' [=] [cioè: l'"uguale"] "esiste", cioè è un essente anch'esso]], perché è da dimostrare che l’essere si sdoppi per costituire i due termini della sua auto-identità: la logica pura, con tutte le sue possibilità, non scavalca il reale, che lo "segue", e ciò va dimostrato.
Tale s-doppiamento è ottenuto così: l’intero-esistenza [l'esistenza, detta anche ex-sistere o ex-sistentia] si identifica alle sue proprie determinanti-interne, che la costituiscono [tale identità è dovuta semplicemente anche solo a livello etimologico, e ciò va dimostrato, cioè va dimostrata la pregnanza proto-ontica della corrispondenza al reale delle componenti etimologiche delle parole che lo descrivono linguisticamente]:

- ex-sistere,
- ex-…,
…-sistere.

Porre x = y [cioè, ad esempio: ex-sistere = sistere] è diverso che porre y = x, perché la direzione è contraria [andrebbe dimostrato perchè una relazione di identità è ammissibile nella direzione contraria, stabilendo la direzione originaria o principale], e allora subito si produce il molteplice, perché ci saranno:

- x [di x = y], che è = a y;
- x [di y = x], che è = a y, il quale, se è = a x, è tale per cui x = x,

e così si ottiene il primo s-doppiamento della realtà: quell'x [= ex-sistere], in quanto = a y [che può essere: essere/ex-sistere; nulla/ex-...; divenire/...-sistere], essendo y = x, è tale per cui x = x ...
... ma una cosa è x = y direttamente, altra cosa è x = y dove x è:

- o libero da y = x;
- oppure condizionato da esso,

e così si possono avere un x = y con x di primo condizionamento e, a catena, di secondo, terzo, ecc. [cioè: x = y posto x = y; x = y posto x = y = x = ...; x = y posto ...]/condizionamenti bi-direzionali [cioè di x tale per cui x = y, e di x tale per cui y = x, con x = y = ... che inizia per x o per y, e con y = x = ... che inizia per y o per x, con incroci matrice/ad ogni quadrante della matrice corrisponde una data porzione o dimensione o ente della realtà, ecc.] ...
... e in tal modo la realtà si produce all’infinito, e poiché tutto ciò che segue è, per coerenza, posto dalla identità [che è vera identità se ad essa segue la catena delle identità e delle differenze, infinita e attuale], cioè all'identità-astratta-originaria dell’ex-sistere con i suoi elementi interni, tutto ciò che segue deve:

- esistere,
- esistere attualmente,
- essere chiuso,
- co-eterno
- infinito come infinito-attuale e suo sviluppo infinito e attuale/fine spiegazione].

A questo punto si pone la determinazione insiemistica della realtà:

- il molteplice è legato all’unità del principio di partenza, e quindi quest’ultimo è uno e molteplice, ovvero è l’Intero;
- ma ogni determinazione è anche “altra”, e quindi differente;
- e poiché ciascuna è perfettamente identica al principio, la differenza è anche assoluta [e basterebbe tale differenza assoluta per determinare il nulla, non come opposto all’essere, ma come auto-negazione positiva dell’essere, cioè il nulla assoluto è sì relativo, come come essere-relativo];
ma l’assoluta differenza dall’Intero è la parte;
- e poiché questa è anche l’Intero, essa si costituisce sia come Intero sia come parte, ovvero come elemento-insiemistico di un Intero-scoposto, cioè il Tutto-insieme, o insieme-del-tutto.

 
2.] il tutto è sia l’unità del tutto [Intero], sia l’insieme delle parti infinite …
Ciò è già stato dimostrato.
 
3.] queste parti sono elementi di un insieme, che è il tutto [l’insieme, essendo uno, è l’Intero, le parti sono il tutto inteso come “somma” di parti] …
Ciò è già stato dimostrato.
 
4.] il tutto deve stare in ogni parte [tutto è in tutto: dimostrazione  tesi-W] …
A questo punto si dimostra il principio “tutto è in tutto”, per il quale la struttura verticale/verticistica della mappa dell’essere, posta in orizzontale, è la condizione esistenziale di ogni ente [cioè, per esempio, un piccolo granello di sabbia/polvere contiene il tutto, cioè l’Uno, ecc., fino a Dio: “tutto è pieno di dei” [Talete]; cioè è giustificato considerando che nessun ente, per quanto infinitesimale, in quanto essente, cioè ente-che-esiste, può “confinare” col nulla; ogni essente, in quanto esistente, poggia su una "colonna", e questa è l’asse dello sviluppo dell’esistenza, rappresentato nella mappa dell’essere]: posta una parte, questa è identica all’esistenza, cioè al principio, ma questo incorpora il tutto, a causa della catena dell’identità, in cui il primo termine, in quanto identico ai successivi, tutti li “assorbe” in se stesso, quindi la parte è identica all’Intero, e questo è anche il tutto, e allora ciascuna parte del tutto include il tutto. Dio non è quindi lontano dall’uomo, perché Dio [e la trascendenza] stanno ovunque. Ciò non significa “panteismo” [che è attualmente “sospeso” per il Creato], perché Dio è [ancora] incluso in ogni parte, e non già identificato con essa: Dio sta dentro un granello di sabbia, ma non è identificato [ancora] al granello di sabbia. Quindi [retoricamente] Dio è vicino all’uomo, sia “in grande” [come realtà infinita, vicinissima] sia “in piccolo” [come realtà infinitesimale, piccola perché lontanissima].
Retoricamente:
 
- l’uomo è infinitamente lontano da Dio;
- Dio è infinitesimanente vicino all’uomo.
 
5.] si osserva che il concetto di universo adottato dalla cosmologia-astrofisica è di tipo insiemistico, infatti il concetto di universo è inteso come "luogo includente" …
nota
ciò ha causato anche un approccio culturale di tipo nichilistico, nelle concezioni della "trascendenza immanentizzata" della cosiddetta teoria del punto-omega, per la quale il Dio-trascendente è addirittura incluso nell’universo-apparente [che, paradossalmente, dovrebbe da Lui essere stato creato], perché il cosmo, in quanto "universo", è appunto semplicemente/retoricamente inteso [per definizione] come l'"l'insieme di tutto ciò che esiste” [così viene definito l'universo], cioè: l’universo include “tutto”, e quindi anche il Dio-trascendente; così la trascendenza viene intesa come un punto-omega-immanente di grande densità-energetica, appartenente al cosmo-apparente. Appare, dunque, necessaria l’adozione della matrice dimensionale, per definire e escludere tale inappropriata definizione retorica del cosmo-apparente, che è in realtà [insieme agli infiniti universi] infinitesimale rispetto a Dio e alla trascendenza. Il concetto di "Tutto" va correttamente applicato all’esistenza, che include Dio, e non già allo spazio-tempo fisico-apparente-creato, solo perchè questo viene inteso come "insieme onni-comprensivo": tale è l'esistenza, non il cosmo-apparente-creato, sua parte infinitesimale.