la configurazione-standard
 
il principio epistematico [cioè relativo alla conoscenza e alla ricerca-epistemica] di normalità [o di standard-normalità] [che deve essere ancora ben definito] pone l’esistenza di Dio come “normale” per la realtà-necessaria: la “normalità” è un concetto euristico, e significa che un sistema di pensiero è veritativo se i suoi contenuti riflettono la necessità dell’essere, cioè, si può dire, sia pure in modo non preciso, la sua “ovvietà”. alcuni esempi:
 
- un sistema di pensiero che affermasse che “uccidere è lecito” non sarebbe vero, perché comunemente si è sempre ritenuto che “uccidere” sia “illecito”, perciò quella proposizione etica è “strana”, cioè non-normale, e quindi non può essere [probabilisticamente] vera [Nietzsche vuole capovolgere i valori, e definirebbe “bigotta” la moralità del senso comune, invece quest’ultima è vera perché “normale”, ma Nietzsche non sta nell’errore: il suo capovolgimento dei valori corrisponde al capovolgimento apocatastico];
- è “normale” [o, se si preferisce, … corrisponde alla “bontà-saggezza-sapienza” del senso comune] che, se Dio esiste, Dio sia quello concepito dalle tre religioni storiche, semplicemente perché è “normale” che il Dio vero sia quello seguito dalla maggioranza dei credenti. In base a tale criterio, tale concezione è vera anche nell’ipotesi di una futura prevalenza del credo di una religione non-storica, semplicemente perché il suo prevalere sarebbe dovuto a eventi condizionanti [e esasperanti];
- è “normale” che il divenire esista, e quindi è a-normale e, dunque, non vera la concezione di Severino sull’inesistenza del divenire.
 
La normalità non sempre corrisponde al senso comune, ma corrisponde piuttosto alla semplice e più ovvia [o scontata] “razionalità” [= plausibilità probabilistica] di un discorso. Normalità non significa pre-giudizio: la normalità del pre-giudizio corrisponde alla previsione che un contentuo sia strutturalmente riconoscibile come pre-giudizio [dunque non-vero o vero-sfumato o vero-capovolto o vero-nascosto-mascherato].
In base a tale concezione della verità, si pone che ...
 
... l’esistenza di Dio è lo standard-vitale-normale per la necessità dell’esistenza, e il rapporto tra Dio e paradiso [quello non creato] [al cui centro sta Dio] è la configurazione-standard[-normale], cioè quella configurazione che considera l’esistenza paradisiaca come la condizione normale-di-base per un essere vivente, e l’unico essere viviente [prima della creazione] è Dio [vita-standard-divina (Dio) e configurazione-standard-paradisiaca (paradiso) della vita-standard-divina].
 
Fa parte della configurazione-standard la previsione della possibilità dell’esistenza dell’uomo, e il progetto-necessario della sua creazione e esistenza, progetto che Dio non crea, ma che è contemplato [previsto] e determinato dalla necessità. Non si sa ancora fino a che punto Dio possa creare le forme, ma è necessario prevedere una forma [la forma perfetta] di ingegneria genetica divina, semplicemente perché l’ingegneria genetica umana dovrebbe derivare da essa per imitazione [essendo l'uomo a immagine di Dio e Dio a immagine dell'uomo: principio di analogia].
Mentre, all’inizio, la ricerca-epistemica pensava [e ha pensato per molti anni] che l’uomo fosse a-normale [concetto di Dio ordinario e dell’uomo straordinario, perché in-esistente rispetto alla necessità], recentemente si è compreso che l’uomo, in quanto previsto dalla necessità, è anch’esso normale, per cui sembra di poter dire che “tutto è normale” e che “solo l’errore è a-normale, per cui evidentemente la ricerca epistemica è stata portata a riflettere sul principio hegeliano:
 
“ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale”,
 
opportunamente spiegandolo, giustificandone l’effettiva portata veritativa e [se possibile] correggendolo [in funzione di coerenza epistemica]:
 
- ciò, che è razionale, è reale: ma il Creato è razionale, pur non essendo reale [= esistente] fino alla sua creazione, quindi tale aforisma va limitato nella sua prima parte;
- ciò, che è reale, è razionale: in realtà il contenuto della oniricità di Dio, del Caos e [in parte] del libero arbitrio divino appare irrazionale, pur essendo reale [= esistente], quindi tale aforisma va limitato nella sua seconda parte.
 
Devono essere definiti i criteri e le condizioni della normalità, sia di un discorso sia della configurazione-standard-vitale-paradisiaca-divina [e umana].

Una implicazione di tale concezione dello standard [da cui standardismo-epistemico] sta [come si è detto] nella sociologia e nella storia: poichè il luogo-naturale [standard] dell'uomo è il paradiso, è "normale" che l'uomo riproduca attorno a sè il paradiso, e ciò spiega ad esempio le tensioni democratiche e le pulsioni totalitarie.