dottrina della pre-destinazione
 
sia pure a livello ipotetico, l’episteme accoglie una concezione radicale della pre-destinazione, salvaguardando in modo altrettanto radicale la funzione del libero arbitrio per la salvezza [dottrina delle opere]:
 
- Dio ha già stabilito chi sarà salvo;
- lo ha fatto nella previsionedelle sue [di chi sarà salvo] opere, che egli [chi sarà salvo] farà perché messo alla prova da Dio, aiutato da Dio e stimolato da Dio a compierle [concezione del valore “oggettivo” delle opere di salvezza].
 
con ciò la ricerca-epistemica epistemizza e valorizza massimamente il protestantesimo, nella necessaria ottica cattolica.
come sia possibile la realizzazione di tale previsione la ricerca epistemica attualmente non lo sa, anche se essa ha capito [nell’ottica della rivoluzione epistemica] che il problema del rapporto tra pre-scienza e libertà va trasferito su Dio [e poi calato sull’uomo]: posto che l’uomo non deve poter prevedere il suo futuro perché la sua libertà è soggetta al male, come può Dio, la cui libertà non è soggetta al male, essere libero e conoscere nel contempo il suo futuro [il futuro di Dio] ?
l’episteme ha formulato questa ipotesi [e poi si è fermato]:
 
se nel vangelo perfino dio_Figlio, che è lo strumento della conoscenza di dio_Padre [e quindi la conoscenza-per-essenza, o metaforicamente: il “cervello-in-forma-umana” del Padre], dice che il tempo della salvezza “nessuno lo sa, neppure il Figlio, ma solo il Padre”, si può ipotizzare che, posta la creazione e quindi una separazione di dio_Figlio da se stesso, dal Padre, dalla fonte e dalla tecnica [“vi dico che non berrò più dei frutti di questa vite fino a quando tutto sarà compiuto”], pur non essendo dio_Figlio soggetto al male, egli eredita i limiti dell’uomo [per salvarlo, deve essere a lui simile], e quindi attualmente il Figlio non “pre-vede”, e non “sa” la pre-destinazione. Ma ciò significa solo spostare il problema, perché il vero problema è appunto quello detto più sopra [quanto detto in queste righe può essere stata un’intuizione da valorizzare, ma ora sfugge il suo senso, perché ci si accorge che porre limiti a Dio non risolve nulla, in quanto il vero Dio è (e deve essere) senza limiti di pre-visione/pre-scienza]. Si può dire che dio-Figlio potrebbe non sapere se l’uomo sarà salvo, ma non soffre per il “rischio” di perdere la creatura, perché, pur avendo perso la memoria della pre-destinazione, “sa” che essa esiste ed è stata definita come “cosa buona”. Ma, se il Figlio non sa, il Padre sa, e quindi il problema è aperto.
 
note
1.] la concezione protestante deve essere accolta, perché se l’uomo fosse libero di salvarsi in un modo tale, per cui non si sa se si salva e la pre-scienza [visionale] di Dio [posta la libertà dell’uomo] non fosse anche fondata sulla pre-destinzione [strutturale: le “fondamenta del mondo”], Dio correrebbe un “rischio”, il rischio di aver creato senza anime salvate [magari tutte dannate], e la creazione [dice la ricerca-epistemica] non può essere soggetta a “rischio” di “fallimento”. Quindi Dio deve aver già pre-stabilito tutto fin dall’inizio;
2.] la libertà deve essere necessaria per la salvezza, perché [sequenza …] Dio è libero/l’uomo è a immagine di Dio/quindi l’uomo è libero/la creazione era libera/quindi la salvezza è libera.
3.] si pone la questione [su influenza di Severino] se la pre-destinazione [o addirittura tutto il futuro, sia dell’uomo sia di Dio] sia decisa da Dio, o piuttosto sia stabilita dalla necessità del destino, la quale tuttavia agirebbe comunque nella previsione della libertà divina e umana. Come ciò possa avvenire la ricerca-epistemica non lo sa, ma si osserva che la libertà [almeno nell’uomo] è “suggerita” dalle profondità dell’inconscio. Nell’inconscio di dio-Padre sta dio_Figlio, che è il Verbo-linguaggio [epistemizzazione di Lacan] [con una nota di accenno auto-biografico, il soggetto-espositore si “stupisce” che un concetto tanto “sicuro” come la piena compatibilità tra pre-destinazione, pre-scienza e libertà sia di tale difficile comprensione, per cui non si riescono neppure ad avanzare delle ipotesi. Si osserva solo che, evidentemente, questi problemi dovrebbero essere affrontati senza l’ottica della “temporalità”, e forse per questo essi si presentano come incomprensibili, dati i limiti dell’uomo soggetto a caduta]. 
 
condizione
si ritiene che una teoria epistemica della salvezza debba unire pre-destinazione e libertà. Si può forse rinunciare alla pre-destinazione nei suoi apsetti radicali [per i quali è già stabilito chi si salva], ma non si può rinunciare alla libertà, perché Dio è libero, e quindi tale è l’uomo. Non si ritiene che si possa rinunciare radicalmente alla pre-destinazione, perché essa è un auto-concetto positivo [costrutto terminale semplice].
 
presegue …
il calvinismo [per il suo unico aspetto che interessa alla ricerca-epistemica, conosciuto da alcuni articoli di Severino sul Corriere della Sera] è epistemizzato così:
 
il ricco crede di avere la salvezza per il fatto di avere la ricchezza, intesa come “segno” della predilezione e pre-destinazione divina.   
 
questa interpetazione [di derivazione nichilistica] serve per la teodicea e la filosofia della storia. L’uomo ha nella vita senz’altro dei segni di predilezione e di predestinazione, ma la salvezza dipende dalle opere, e le prime due opere sono:
 
- di dovere [adempimento del proprio dovere;
- di “carità” [soccorso al prossimo, il quale può essere il proprio figlio, la propria moglie, o un fanciullo abbandonato per strada, ecc.].